Alvaro Ancisi

PROGRAMMA 2025-2030

per il buon governo di Ravenna, a servizio dei cittadini,
alternativo al malgoverno dell’Amministrazione comunale

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Marzo 2025
INDICE
1. IL DIRITTO ALLA SICUREZZA
– Le comunità di vicinato
2. LOTTA AL CLIENTELISMO POLITICO E ALLA CORRUZIONE
3. IL TURISMO, RICCHEZZA STRAORDINARIA DI RAVENNA
– Il turismo climatico sensitivo
– Soluzioni di accoglienza climatica
– Eccezionale patrimonio storico, culturale e ambientale
– Rimuovere degrado sporcizia dalla città d’arte
4. STORIA, ARTE, CULTURA E ALTA FORMAZIONE
– Istituzioni e associazioni
– La Soprintendenza
– Alta Formazione. Un politecnico delle arti
– Capitale del mosaico
– Università della Cultura
5. L’AMBIENTE È VITA
– Ambiente e territorio
– Cambiamento climatico e transizione ecologica
– I pini, patrimonio ambientale
– I capanni storici balneari/marittimi e per la pesca sportiva/ricreativa
– Le antenne per la telefonia cellulare
– Chiarimenti sul rigassificatore
6. RACCOLTA RIFIUTI. DECORO E RISPETTO DEI CITTADINI
– Modifiche strutturali
– Servizio inadeguato da riordinare
– Campagna di comunicazione e progetti pilota
7. IL MARE E I SUOI LIDI
– Il modello generale
– La spiaggia
– I patrimoni naturalistici
– I nove lidi. No a degrado e desertificazione
– I lidi nord
  •   Il parco dei lidi nord
  •  I trasporti
  •  Riorganizzazione dei collegamenti
  •  Accessi ai lidi nord
  •  Problemi ambientali
  ► CASELBORSETTI
       ‣   Malanni generalizzati e problemi di fondo
       ‣   Molti servizi scomparsi. Pochi esistenti da rilanciare
       ‣   Interventi specifici da realizzare
 ► MARINA ROMEA
      ‣   Viabilità e mobilità da riprogettare
      ‣    Interventi di riqualificazione, ripristino e sviluppo
      ‣    Arredo urbano
      ‣    Parco marittimo da vigilare
      ‣    Pini domestici “problematici”
► PORTO CORSINI
– I lidi centro
► MARINA DI RAVENNA
      ‣    Marinara
      ‣    Altre strutture strategiche da recuperare
      ‣    Interventi di primaria necessità:
      ‣    Nuove opere importanti
      ‣    Problemi di gestione urbana del territorio
► PUNTA MARINA TERME
      ‣    Deficienze e malanni strutturali
      ‣    Viabilità deficitaria
      ‣    Sofferenze ambientali
      ‣    I pini “problematici”
► LIDO ADRIANO
      ‣    Sofferenze strutturali inguarite
      ‣    Ambiente e spiagge
      ‣    L’emergenza rifiuti
      ‣    Viabilità dissestata e insicura
► LIDO DI DANTE
      ‣    Un paese che va a fondo
      ‣    Zona nord del paese
      ‣    Pineta e spiaggia
      ‣    Viabilità e trasporti
      ‣    Infrastrutture e dotazioni
– I lidi sud
► LIDO DI CLASSE
      ‣    Natura
      ‣    I pini “problematici”
      ‣    Turismo e viabilità
      ‣    Turismo e strutture ricettive
      ‣    Manutenzioni
► LIDO DI SAVIO
      ‣    Le prospettive, più ombre che luci
      ‣    Richieste e segnalazioni puntuali
      ‣    I pini domestici
8. IL CENTRO STORICO
9. LA NUOVA DARSENA DI CITTA’
10. I PAESI DEL FORESE
11. IL DIRITTO ALLA SALUTE
– Minoritario in Romagna l’ospedale di Ravenna
– Riorganizzare e risollevare la salute pubblica
12. I SERVIZI SOCIALI
13. L’AUTISMO
14. LA FAMIGLIA AL CENTRO
15. IL DIRITTO ALLA CASA
16. RAVENNA PER I PENSIONATI
– Il quadro attuale
– Il governo nazionale
– La Regione e i Comuni
– Il diritto ad un alloggio dignitoso
17. I NOSTRI AMICI ANIMALI
– I princìpi fondamentali
– Responsabilità del sindaco
– Spunti programmatici educativi
– Attività e servizi
18. LA SCUOLA, PILASTRO SOCIALE
– Plessi e istituti
– Nostre proposte
19. LE IMPRESE E IL LAVORO
– L’impresa è lavoro
– Punto primo i posti di lavoro
– Alleggerire, promuovere, riordinare
– La filiera agroalimentare
20. IL FUTURO È NEL PORTO
– Il vero porto dell’Emilia-Romagna
– Vince il mercato, non il dirigismo politico
– Approfondimento dei fondali e traffico dei containers
– Giù le mani dal porto di Ravenna
21. MENO SOCIETA’ PARTECIPATE, PIU’ TRASPARENTI
– Ravenna Holding
22. INFRASTRUTTURE, STRADE E CICLOPEDONALI
– Le infrastrutture viarie
– La viabilità stradale
– La viabilità ciclo-pedonale
– Le infrastrutture aeroportuali. L’aeroporto La Spreta di Ravenna
– Il trasporto ferroviario
– Il trasporto pubblico su bus
– Autobus accessibili a tutti, nessuna persona fragile esclusa
– I trasporti marittimi e i traghetti
19. LO SPORT E’ PER TUTTI
– La futura nuova piscina comunale
20. SIAMO ROMAGNOLI
1.   IL DIRITTO ALLA SICUREZZA
Se Ravenna è ai primi posti in Italia per varie forme di delinquenza e per i furti nelle case e nelle imprese, significa che in questo territorio chi non rispetta la legge ha trovato un terreno favorevole, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine. I cittadini di Ravenna e quelli del forese oggi si sentono – e i numeri di tutte le statistiche nazionali lo confermano – in una situazione di insicurezza, disagio, timore per la incolumità propria e della propria famiglia, dunque in pericolo.
Il Comune di Ravenna deve utilizzare le ordinanze del sindaco, previste dalla legge, e rimettere mano ai propri regolamenti, per creare le condizioni utili a punire severamente chi viola le regole. Deve lavorare di concerto con il Prefetto per favorire un maggior coordinamento tra le forze dell’ordine. Deve cooperare con le forze di sicurezza ausiliarie e coinvolgere il volontariato civico per favorire anche un presidio dei quartieri; collaborare con le associazioni e gruppi organizzati dei cittadini per incrementare la vigilanza; pianificare il territorio in modo che non si creino dei ghetti; mettere in atto tutte le politiche di prevenzione utili a far capire a chi vuol delinquere che Ravenna non è più terreno libero. Tutte cose che l’Amministrazione uscente ha mancato colpevolmente di fare per un buonismo di facciata che ha trasformato parti del nostro territorio, in talune zone urbane del litorale e del forese, in porti franchi per delinquenti e sbandati. Tutte iniziative che invece dovranno essere attivate subito.
Gli agenti della polizia locale, visto che il loro numero e i loro mezzi di dotazione sono stati fortemente accresciuti, devono essere presenti su tutto il territorio, di città e del forese, attivando anche accordi di collaborazione con le principali agenzie locali di Sicurezza ausiliaria.
Devono essere impiegate tutte le risorse disponibili per rendere Ravenna e le sue frazioni un territorio interconnesso da una rete capillare di telecamere, che però devono essere monitorate costantemente, come non avviene ora, gestite da un sistema integrato di sorveglianza e provviste anche della funzionalità di lettura delle targhe. L’accesso alle telecamere deve essere consentito in tempo reale alle centrali operative di tutte le forze dell’ordine. Va sperimentato nel breve un controllo delle zone più problematiche attraverso l’utilizzo di speciali droni.
Per rendere Ravenna, il litorale ed il forese un territorio sicuro, occorre soprattutto potenziare e rendere efficienti i servizi pubblici locali, accrescere e ammodernare le infrastrutture stradali e di trasporto, pianificare correttamente il territorio. I servizi mancanti o sconnessi e i territori abbandonati a se stessi generano infatti malessere e disagio, diventando terreno fertile per l’insediamento di attività delittuose.
Il rispetto delle leggi e delle norme di civile convivenza deve essere imposto fermamente anche a quanti sono ospiti della nostra comunità, immigrati di qualsiasi nazionalità e colore, nomadi, giostrai, ecc.
⮚ Le comunità di vicinato
Occorre promuovere e rafforzare la vigilanza di quartiere, come forma di collaborazione e cittadinanza attiva allo scopo di rafforzare la sicurezza delle zone residenziali promuovendo un maggiore senso di comunità. L’obiettivo principale è di incentivare la collaborazione tra cittadini, forze dell’ordine e amministrazione comunale, evitando ogni scadimento nella “giustizia fai da te”. La sfida principale è mantenere vivi l’interesse e la partecipazione dei cittadini nel tempo. Cruciale è promuovere incontri ed iniziative mirati ad una maggiore capacità di diffusione e di coinvolgimento delle comunità di vicinato. Ci proponiamo di collaborare attivamente per definire un quadro dei possibili rapporti tra queste e le istituzioni pubbliche, ispirato, nel rispetto delle normative, a semplicità, chiarezza delle procedure e considerazione dei cittadini attivi.
2.   LOTTA AL CLIENTELISMO POLITICO E ALLA CORRUZIONE
Alla base del nostro impegno poniamo, come primo cambio di passo nel Comune, il recupero del principio di legalità e di trasparenza sia nell’ordinaria che nella straordinaria amministrazione, soprattutto nei settori dell’acquisto di beni e servizi, che impegnano oltre la metà della spesa corrente del Comune, degli appalti o degli affidamenti a terzi per la costruzione di opere pubbliche, delle attività date in concessione o in convenzione o in esercizio a società partecipate, cooperative, imprenditori privati. Allo scopo di prevenire ogni malcostume, protetto da compiacenze e conflitti d’interesse, i contratti saranno rigorosamente rispettati e le attività fatturate effettivamente prestate e svolte a regola d’arte, pena l’applicazione delle dovute sanzioni economiche o la risoluzione dei contratti. Si comprende l’alto rendimento che può derivare, in termini di qualità dei servizi e di efficienza della spesa, da controlli serrati, fino ad oggi largamente latitanti o inesistenti .
Allo scopo saranno nominati un assessore alla Legalità ed alla Trasparenza, per le competenze politiche, e un dirigente del Comune, per le competenze tecnico-amministrative, entrambi con alta qualificazione legale. Si avvarranno di un Nucleo Legalità e Trasparenza, composto da collaboratori amministrativi, e di una Task Force Controlli, composta da operatori distribuiti tra i vari servizi, da accorpare secondo necessità.
Il Nucleo Legalità sottoporrà a valutazione di correttezza e trasparenza i contratti stipulati con terzi per acquisti di forniture, assegnazioni di lavori o di servizi pubblici, assunzioni di personale, incarichi professionali, consulenze, studi, perizie, ecc. I dipendenti del Comune saranno  formati al riguardo con specifici corsi di studio e di aggiornamento.
La Task Force Controlli verificherà che gli impegni stabiliti nei contratti, non di rado plurimilionari e pluriannuali, tramite cui i servizi comunali sono affidati a soggetti esterni, siano rispettati rigorosamente nelle quantità e nella qualità, applicando le dovute penali per ogni inadempienza rilevata riguardo agli appalti dei lavori pubblici, alle manutenzioni delle strade, dell’illuminazione pubblica, delle aree verdi, dei giardini e dei parchi, degli impianti di calore e raffreddamento, delle toilette pubbliche, delle disinfestazioni (zanzare, ecc.), alla gestione dei rifiuti, dell’acqua potabile, dei trasporti pubblici, dei cimiteri, di taluni impianti sportivi, teatri e asili nido, del pre e post scuola, delle mense scolastiche, dei parcheggi pubblici, delle fontane ornamentali, senza escludere le forniture e gli acquisti di beni e prodotti d’uso.
3.   IL TURISMO, RICCHEZZA STRAORDINARIA DI RAVENNA
Fondamentale, innanzitutto, è il ripristino di tutte le aree naturali e spiagge ingiustamente sacrificate o deteriorate e la salvaguardia di quelle preservate. No al taglio delle essenze arboree, escluse solo quelle di cui viene certificato, con prove tecniche il rischio  immanente di caduta. No a nuove cementificazioni. Sì alla piantumazione massiccia e in ogni possibile spazio disponibile di alberi, siepi, bordure fiorite e cespugli.
⮚ Il turismo climatico sensitivo
Il progetto di ricerca ENIT “Turismo climate-sensitive”, condotto su una popolazione di oltre 9 mila operatori turistici pubblici e privati, italiani e internazionali, ha raccolto e prodotto dati molto interessanti.
Secondo la banca dati dell’Unione Europea sul clima Copernicus, il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, inserendosi nella tendenza, in atto da tempo, secondo cui complessivamente gli ultimi 10 anni sono stati i più caldi. È anche per questo che UNWTO, l’organizzazione mondiale del turismo, e il centro studi JRC della Commissione Europea certificano che oltre il 65% dei turisti internazionali è sensibile all’impatto del cambiamento climatico nella scelta della proprie vacanze.
Gli operatori turistici sono sempre più consapevoli dei rischi, anche economici, del cambiamento climatico. Pertanto chiedono alle amministrazioni locali di prendere provvedimenti per adattarsi ai nuovi scenari, coinvolgendoli nelle decisioni. Secondo l’indagine, a preoccuparli maggiormente sono i nubifragi e le inondazioni, ma anche la siccità. Mentre, ad impattare sulle scelte delle destinazioni dei turisti sono la condizione-limite della temperatura superiore a 40°C. Proprio per questo il cambiamento climatico deve essere messo al centro delle agende dei territori, promuovendo soluzioni di accoglienza climatica, senza dimenticare di coinvolgere gli operatori turistici nei provvedimenti utili all’adattamento climatico.
A fronte di temperature sempre più alte, si assisterà – e in parte si sta già assistendo – ad uno slittamento dei periodi più favorevoli per il turismo estivo verso i cosiddetti ‘mesi di spalla’, cioè aprile, maggio, settembre e ottobre. Questo cambiamento, legato alle temperature spesso estreme nei mesi di luglio e agosto, cioè nella tradizionale ‘alta stagione’, necessita di un adeguamento delle strategie di offerta turistica e di sviluppo locale, che permetta di lavorare a pieno ritmo anche in quei mesi che tradizionalmente venivano considerati di affiancamento e che invece sono diventati i più gettonati per i turisti europei e nordamericani.
Le due indicazioni indifferibili sono di organizzare una DMO (Destination Management Organization), cioè un processo partecipativo tra pubblico e privato, che includa un territorio ampio, con forte presenza online e attrattività internazionale, e di coinvolgere in modo strutturale i giovani under 35, cioè la principale risorsa per innovare i modelli mentali e organizzativi.
⮚ Soluzioni di accoglienza climatica
Isole della freschezza in cui trovare refrigerio dalle temperature roventi, fra alberi, fontane, panchine e addirittura docce. Sono alcune delle cosiddette “soluzioni di accoglienza climatica” che Ravenna dovrà adottare se vorrà avere un futuro dal punto di vista turistico. Il 2023 e il 2024 sono state annate spartiacque, dimostrando come il valore dell’impatto prodotto dal cambiamento climatico sulla vacanza si attesti ormai su un alto fattore di scelta turistica. Un evento climatico estremo è ormai sufficiente ad allontanare per sempre quella quota di visitatori che si sono trovati vis a vis con un’alluvione, un maxi-incendio, o anche solo delle temperature estreme. In futuro saranno i bagnini stessi a scoraggiare i turisti dal frequentare la spiaggia nelle ore più calde, rimodulando gli orari, allestendo aree verdi, sostituendo cemento e arredi di plastica con legno e materiali più adatti. Ad impattare sulle scelte delle destinazioni dei viaggiatori è soprattutto la “condizione-limite” data quando la temperatura si spinge oltre i 40°C. Un’estate rovente come quella 2024 rischia perciò di tramutarsi, senza massicci correttivi, in una sorta di sfollagente turistici.
Non proteggere adeguatamente i visitatori vorrà anche dire vanificare la popolarità delle città d’arte italiane, come anche Ravenna. Le prassi da prendere ad esempio già ci sono guardando solo oltralpe: appunto le isole della freschezza comuni a Parigi e in altre grandi città, perfino il Cammino di Santiago, attrezzato con fontane e addirittura docce, in cui concedersi qualche minuto di refrigerio, mentre purtroppo nella ciclovia che attraversa l’Italia, passando anche dal Delta del Po, non c’è ancora nulla del genere. Senza misure di adattamento il destino sembra scritto. In particolare, fra il pubblico straniero guadagnerà sempre maggiore popolarità l’estate fresca danese, sul litorale incontaminato del Mare del Nord. La Romagna, che fra i turisti internazionali sconta un deficit di popolarità rispetto a Sardegna, Sicilia e Puglia, può inserirsi nella contesa facendo proprie le nuove strategie, a patto però di saper rimodulare l’offerta turistica puntando maggiormente su mesi come maggio e settembre, giacché un’offerta turistica concentrata fra giugno e agosto appartiene ormai al passato.
⮚ Eccezionale patrimonio storico, culturale e ambientale
Monumenti, chiese, palazzi, mosaico, archeologia, mare, pinete e valli rappresentano l’eccezionale patrimonio storico, culturale e ambientale di cui Ravenna è dotata. Costituiscono insieme una risorsa turistica impareggiabile, che necessita soltanto di essere offerta dovutamente e valorizzata.
Occorre innanzitutto inserire la città nei grandi circuiti di trasporto internazionali, ottimizzando la strategica posizione di Ravenna tra Venezia e Firenze. Riguardo ai collegamenti di cui Ravenna soffre la grave carenza, la priorità assoluta va indirizzata nelle sole opere realisticamente realizzabili nel prossimo quinquennio: sul fronte stradale, il completamento della superstrada Ravenna-Ferrara con il solo tratto mancante, non ancora finanziato, di Ravenna/Camerlona/Mezzano/Glorie: da Ferrara si diramano infatti tutte le autostrade dirette verso il nord d’Italia e da lì in Europa; sul fronte ferroviario, il raddoppio della linea Ravenna-Castelbolognese, per fluidificare il collegamento cardine con Bologna; sul fronte aeroportuale, stabilire frequenti e funzionali relazioni con gli aeroporti civili di linea di Bologna e di Forlì – che significa tra l’altro ammodernare/allargare la strada statale della Ravegnana e porla in sicurezza – e riqualificare/valorizzare, a loro supporto, lo storico aeroporto ravennate de La Spreta come scalo dell’aviazione generale.
Accoglieremo i turisti in arrivo con una nuova cartellonistica di benvenuto, scritta anche in inglese, che richiami la fama internazionale della nostra città nell’arte del mosaico.
Realizzeremo un restauro completo delle strade e delle rotatorie di accesso alla città, in stretta connessione funzionale coi parcheggi, nonché delle aree verdi e dei parchi cittadini di interesse turistico.
Ci proponiamo di indire un concorso di idee per creare un marchio o brand che, attraverso percorsi e pacchetti turistici di grande attrazione, identifichi Ravenna per le emozioni e il benessere che è capace di offrire in esclusiva.
Occorrono comunque maggiori strutture alberghiere dotate di spazi per i parcheggi, sia in città, che nei lidi. Sarà importante recuperare il servizio di “pensione completa” (soprattutto per le categorie più pregiate ma non solo), con costi veramente collegati alla qualità degli ambienti e dei servizi. Altrimenti, Ravenna e i Lidi rimangono solo una meta per “mordi e fuggi”.
I tre pilastri fondamentali della nostra offerta turistica sono quelli storico e culturale, naturalistico/ambientale e balneare, che trattiamo uno per uno di seguito, pur essendo intrinsecamente connessi all’offerta turistica stessa.
⮚ Rimuovere degrado e sporcizia dalla città d’arte
I dati sul turismo ravennate nel 2024 sono preoccupanti, come del resto quelli degli anni precedenti. Una delle questioni che emerge nel panorama cittadino non è tanto legato all’accoglienza o alla ricettività alberghiera, quanto alla situazione indecorosa in cui versa la città d’arte. Se non avesse le bellezze straordinarie dei monumenti storici, otto dei quali inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, sarebbe davvero priva di interessi turistici. Agli occhi di un potenziale turista, molte vie, anche centrali, sono piene di buche, con cordoli stradali sconnessi, avvallamenti pericolosi, fogliame che ormai ha lastricato le superfici stradali sostituendosi alla normale massicciata, erbacce infestanti sui cigli delle strade e sulle piste ciclabili. Il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti ha sensibilmente aumentato la sporcizia sia a ridosso dei contenitori della raccolta differenziata, sia lungo i percorsi stradali e in molti angoli urbani. L’ormai noto degrado dei giardini Speyer, con i frequenti episodi di microcriminalità, offende la decenza e il pudore. L’immagine che si ricava da questo scenario è indecorosa e certo non al passo con le più belle città turistiche italiane. Occorre perciò dare corso, prioritariamente, ad un rigoroso cambio di passo, che presenti pulitissimo e ordinato, in definitiva accogliente, il nostro centro urbano.
4.   STORIA, ARTE, CULTURA E ALTA FORMAZIONE
“L’Italia è la prima potenza culturale nel mondo, eppure ha una classe politica che ne è totalmente inconsapevole, incapace di capire che il nostro futuro si deve giocare nel patrimonio artistico, ed è anche lì che bisogna investire. I valori della civiltà sono valori patrimoniali, vanno indicizzati come valori economici. Ciò vuol dire che con la cultura si mangia. La parola ‘politica’ viene da ‘polis’: fare bella una città, governare bene una città sono atti politici; quindi parlare della bellezza vuol dire fare politica. Parlare delle città italiane, una più bella dell’altra, vuol dire fare politica”. Queste parole, scritte da Vittorio Sgarbi nella sua introduzione all’opera “Rinascimento”, scritta a quattro mani con Giulio Tremonti, si applicano per intero e forse di più alla nostra città, tra le più ricche di bellezza, in Italia e nel mondo, a cominciare dagli otto monumenti patrimonio Unesco dell’Umanità. Bellezza tuttavia scarsamente messa a frutto, quando non maltrattata. Assumiamo l’impegno di promuovere e valorizzare quanto meritano la storia e l’immenso capitale artistico e culturale di Ravenna, in modo da ampliarne e facilitarne la fruibilità.
Le fondamenta di questo capitale sono, innanzitutto, la città bizantina, qual è per antonomasia Ravenna con il suo straordinario patrimonio monumentale, ma anche la città barocca, troppo sottovalutata, quella risorgimentale, ricca di palazzi, testimonianze e percorsi storici, e quella archeologica, colpevolmente trascurata e inespressa, per non dire delle molte eccellenze paesaggistiche, oggetto di protezione nazionale e internazionale, misconosciute a Ravenna.
⮚ Istituzioni e associazioni
È attiva a Ravenna una vasta serie di istituzioni e formazioni culturali, anche di grande prestigio, che però spesso non dialogano, quando non sono addirittura in conflitto, e le cui potenzialità si disperdono così in larga parte, nuocendo all’accrescimento culturale della città. Parliamo, in particolare, di quelle più o meno direttamente in mano al Comune: Museo d’Arte di Ravenna (MAR), biblioteche Classense e Oriani, Opera di Dante, Museo Classis e Fondazione Ravenna Antica, Fondazione Flaminia (per l’Università), Fondazione del Museo del Risorgimento, Ravenna Manifestazioni (Ravenna Festival), Ravenna Teatro, ed altre. Occorre riformarne e ristrutturarne da capo a fondo la governance, portandole a organicità e sincronia, evitandone sovrapposizioni o intersecazioni, improntandole ad efficienza, semplificazione e trasparenza, ma soprattutto liberandole da forme di asservimento e di dipendenza politica/partitica tipiche di una gestione del potere locale monopolistica/totalitaria. Serve inoltre che l’intero sistema culturale degli enti pubblici locali dialoghi proficuamente con l’Opera di Religione, in modo da fare una squadra unita per servire e promuovere la città della cultura, anche con l’offerta di un biglietto comune per l’accesso a monumenti e chiese.
Va rivisto il quadro delle convenzioni con il vasto mondo dell’associazionismo culturale, allo scopo di rafforzare o di includervi le offerte che ne sono degne, rompendo i circoli chiusi che ne privilegiano altre meno meritorie e non disperdendo le risorse in troppi rivoli secchi.
In questo quadro, deve costituire punto di riferimento e braccio di azione dell’amministrazione pubblica locale l’associazione degli ex allievi ed insegnanti delle scuole d’arte della provincia di Ravenna “Dis-ORDINE DEI CAVALIERI DELLA MALTA E DI TUTTI I COLORI”, che si pone l’obiettivo di tutelare e tramandare, attraverso il pensiero collettivo, i valori e i saperi di quanti hanno frequentato o prestato la propria attività presso l’Istituto d’Arte per il Mosaico Gino Severini, il Liceo Artistico Pier Luigi Nervi, l’Accademia di Belle Arti, l’Istituto d’Arte per la Ceramica Gaetano Ballardini, il Centro di formazione professionale Albe Steiner.
⮚ La Soprintendenza
Una Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini è totalmente insufficiente a tutelare l’immenso patrimonio, alla cui protezione è nominata, della sola provincia di Ravenna, concentrato per la maggior parte nel comune capoluogo. Occorre un forte impegno politico degli enti locali e della Regione perché la nostra provincia ne abbia una propria. L’inadeguatezza attuale dell’Ente si è ripercossa, in particolare, sulla sottovalutazione del patrimonio archeologico, o addirittura sulla sua occultazione, come nel caso della costosissima ristrutturazione di piazza Kennedy, che si è risolta tombando i resti dell’antica città lì sepolti sotto una nuova assurda pavimentazione di cemento. Ne ha risentito la Carta delle potenzialità archeologiche, una sorta di piano regolatore degli scavi nel territorio del Comune di Ravenna, che intendiamo sottoporre ad accurata revisione, asservita com’è a consentire nuove cementificazioni di terreno vergine per moltiplicare all’infinito i lotti residenziali e i centri commerciali già da tempo sovrabbondanti. Pressoché assente la tutela degli ambienti naturali e del paesaggio, essendo state abbandonate allo strazio le pinete storiche, le valli e le piallasse.
Intendiamo dunque che si volti pagina con la Soprintendenza, istituendone una sola per la provincia di Ravenna, che ne ha estrema necessità.
⮚ Capitale del mosaico
Un discorso a parte merita tuttavia il mosaico, di cui Ravenna è capitale riconosciuta nel mondo. Esso si esprime massimamente nello splendore dell’antico, di cui la nostra città custodisce le testimonianze più importanti dell’arte cristiana alle origini, ma che ci impone di ricostruire e riformare quel tessuto, oggi sfilacciato, che ha costituito la scuola vera e propria di quest’arte nella dimensione contemporanea, attraverso l’operato dell’Accademia di Belle Arti, dell’Istituto d’Arte per il mosaico, della Scuola del restauro, del Centro professionale Albe Steiner, delle botteghe artigiane, ecc. Questa scuola è oggi in grado di offrire al mondo, in esclusiva, la possibilità di imparare l’arte musiva attraverso diverse e articolate strutture formative.
Il titolo di capitale del mosaico tornerà a riflettersi positivamente sullo sviluppo del tessuto culturale, turistico e produttivo della città, se ci saranno coordinamento, sinergia e sincronismo, secondo un progetto organico condiviso, tra i vari settori intrinseci al mosaico, con la partecipazione e il sostegno delle istituzioni (Cultura, Istruzione, Turismo…) e del settore produttivo (artigianato, commercio…). Merita il massimo del sostegno l’Associazione internazionale Mosaicisti contemporanei che organizza, tra l’altro, la Biennale Mosaico Ravenna, attraendo nella nostra città centinaia dei suoi soci da ogni parte del globo terrestre.
Quanto sopra merita, all’interno del Comune di Ravenna, un assessorato delegato al mosaico e strutturato allo scopo.
⮚ Alta formazione. Un Politecnico delle arti
Accademia di Belle Arti e Istituto Verdi, le due storiche istituzioni di alta formazione di Ravenna, rispettivamente, artistica e musicale, meritano, condotta in porto la loro statizzazione, di federarsi in un unico e ambizioso Politecnico delle Arti. I locali di piazza Kennedy acquisiti in affitto dal Monte dei Paschi per raggrupparvi le loro funzioni amministrative comuni possono rappresentare anche la loro sede di rappresentanza nel centro storico di Ravenna, a breve distanza da siti di grande prestigio storico e culturale. Piazza Kennedy stessa, dotandola di alberature e attrezzata con spazi sociali di fruizione artistica, potrebbe prestarsi agli studenti del Conservatorio per offrire al pubblico prestazioni musicali e agli allievi dell’Accademia per esporre in diretta la tecnica del mosaico, essendo peraltro il loro istituto l’unico in Italia a rilasciare un diploma di 1° livello in Arti Visive–Mosaico e un diploma di 2° livello in Decorazione–Mosaico.
Non intendiamo però che siano mantenute le due “vecchie” sedi formative specialistiche situate, quella dell’Accademia, in via delle Industrie, notoriamente “fuori posto” e scomoda, e quella del Verdi in via di Roma, anch’essa disagevole, distanti tra loro sia in senso logistico che operativo. Serve puntare da subito su un unico edificio per un vero Politecnico delle Arti, da ricavarsi anche ristrutturando uno degli svariati immobili di archeologia industriale esistenti, profondamente degradati, nella nuova Darsena di città, quartiere che vorremmo destinato a congiungersi virtuosamente col centro storico.
⮚ Università della Cultura
Il dipartimento dei Beni culturali è l’unico autonomo del polo universitario di Ravenna rispetto agli altri, che fanno capo all’Alma Mater di Bologna per la direzione e le decisioni attinenti alla didattica e all’attività scientifica. La sua sede è Palazzo Strocchi di via Diaz, di cui va organizzata una più appropriata gestione/manutenzione dei locali, essendo dislocata invece nel vicinissimo Palazzo Corradini l’attività didattica, dove ha sede anche la biblioteca di campus. Struttura eccellente, formata dal patrimonio dei Beni culturali e di Giurisprudenza e implementata con importanti biblioteche storiche di studiosi italiani e stranieri, richiede però, causa la mole ingente e la crescita costante del patrimonio librario, una sua più adeguata collocazione, sempre nel centro storico e nel proprio contesto accademico e scientifico. Riteniamo al riguardo che il pregevole palazzo Ghigi, ex Anagrafe, situato a pochi passi dal Corradini, in via Raul Gardini, abbandonato e lasciato in rovina dal Comune, suo proprietario, sia ideale per trasferirvi la biblioteca universitaria e al contempo come luogo di incontro e di socializzazione per docenti e studenti.
Non mancano, allo sviluppo crescente della città multicampus, anche i problemi di finanziamento. È in atto una convenzione col Comune per sostenere iniziative e progetti, che però deve essere adeguata di volta in volta. Serve invece che questa convenzione sia finanziata con andamento costante e regolare.
Per il settore sarebbe comunque opportuno riportare in città il corso di laurea in Teologia, trasferito a Forlì da diversi anni e non farsi privare in futuro di indirizzi consoni alla città di Ravenna, come è successo lo scorso anno con il corso di laurea sulla nautica partito a Forlì per l’Università di Bologna. Sedi idonee per queste strutture universitarie potrebbero essere ricavate in numerosi palazzi storici vuoti, se non abbandonati, nel Centro storico o nella Darsena di città.
5.   L’AMBIENTE È VITA
Dall’intervista di “Ravenna&dintorni” del 16-22 gennaio 2023, con questi titoli: Wu Ming 1 e la crisi climatica: «In Emilia-Romagna l’economia reale è la peggiore possibile». L’autore del celebre collettivo presenta il suo ultimo romanzo a Ravenna e Cervia, tra innalzamento del mare e cemento: «In un sacco di posti non si doveva costruire e non dovrebbe abitarci nessuno: chi ci vive è vittima di una truffa sistemica».
Giornalista: “Ravenna è ai vertici delle classifiche Ispra sul consumo di suolo. È anche un distretto dell’energia fossile e, nonostante stia subendo le conseguenze della crisi climatica, continua a investire su infrastrutture pesanti come il rigassificatore e il nuovo terminal crociere. L’ultima amministrazione non si è distinta dalle precedenti, eppure l’ex sindaco, oggi presidente regionale, benché non goda della stima degli ambientalisti, è riuscito ad avere il supporto di liste verdi e di sinistra…”.
WU MING 1: “I dati e i dati di fatto sull’inquinamento, sul consumo di suolo, sull’esclusione che aumenta in questa regione dipinta come “la più progressista d’Italia” sono impietosi. Plateali sono gli scempi urbanistici, le logiche distorte e la noncuranza con cui si prendono decisioni sul territorio, gli innumerevoli boomerang che tornano a colpirci, l’arroganza sviluppista di questa classe dirigente, i finti processi partecipativi che mascherano una concezione autoritaria dei processi decisionali… “Autoritarismo soft”, lo chiama qualcuno, ma le conseguenze sono hard. Non ha senso condonare ogni volta tutto questo, lasciar correre in nome del “menopeggismo”, mangiarsi questa minestra dicendo pure un fintissimo “slurp!”. Proprio a colpi di “mali minori”, le logiche neoliberiste sono penetrate in ogni meandro della società come il proverbiale coltello nel burro. Giustamente si temono le destre, ma ritengo più plausibile che un’alternativa alle destre nasca dai movimenti in difesa del territorio e contro le politiche ecocide, piuttosto che dall’ennesimo “ricompattamento a sinistra”, da operazioni che pretendono di incollare rottami di ceti politici, da qualunque azione si intraprenda all’insegna del menopeggismo”.
⮚ Ambiente e territorio
Straordinarie e prestigiose sono le ricchezze naturali del territorio ravennate, dalle spiagge lunghe e spaziose ai corsi d’acqua, dalle pinete alle dune, dai parchi alle valli e alle piallasse. Queste eccellenze devono essere oggetto di scelte politiche volte alla loro tutela e valorizzazione, quale premessa e condizione di crescita e di sviluppo sostenibile del tessuto economico e produttivo. Non esiste il lavoro contrapposto all’ambiente o viceversa. È arrivato il momento di coniugare questi due fondamentali asset della nostra città.
Le aree di pregio ambientale dovranno essere risanate laddove compromesse.
No a nuove lottizzazioni che consumino territorio e a speculazioni immobiliari, bensì riutilizzo, ammodernamento e completamento dell’edilizia esistente, anche perché possano farsi l’alloggio le famiglie giovani e non facoltose
Sul fronte della spiaggia, obiettivo principale del Comune sarà di opporsi ad ogni progetto che rischi di aggravare il fenomeno mortale della subsidenza ed erosione della nostra costa, al contempo difendendo gli abitati e le aree retrostanti con progetti atti ad evitarne maggiori compromissioni.
Anche l’abbassamento del suolo in generale e le alluvioni, con il rischio esondazione di fiumi e canali, sono fenomeni ai quali l’Amministrazione comunale dovrà fornire una risposta efficiente, di concerto con le altre istituzioni competenti.
Le opere igieniche più urgenti nel forese riguardano il tombamento dei canali e la realizzazione delle fogne mancanti. In città e nei centri urbani dovranno essere adeguate le fognature insufficienti, mentre quelle esistenti devono essere oggetto di puntuale manutenzione, finora molto carente.
Occorre riqualificare e promuovere l’utilizzo del trasporto pubblico locale per disincentivare il traffico motorizzato senza assurdi divieti che non servono a nulla, controllare le emissioni delle industrie e degli impianti di riscaldamento.
La presenza del Comune di Ravenna all’interno dell’Ente Parco del Delta del Po dovrà essere potenziata per ricondurlo unicamente alla salvaguardia e valorizzazione dei beni tutelati, puntando a decentrarne a Ravenna una parte della struttura operativa per migliorarne la capacità di monitoraggio e di intervento sul nostro territorio. Si dovrà perseguirne l’integrazione con la parte del Delta che insiste sul territorio del Veneto, nella prospettiva di un parco almeno interregionale.
Alcuni interventi significativi per il potenziamento ed estensione del patrimonio naturalistico del comune di Ravenna sono i seguenti: creare un grande parco alle spalle di Lido Adriano con una prevalenza di essenze di pino, per ricollegare la pineta di San Vitale a nord con quella di Classe a sud, ricostituendo un cordone pinetato che da Marina di Ravenna a Punta Marina e a Lido di Dante si riconnetta con la pineta di Classe; valorizzare la ricrescita e la rigenerazione della pineta Ramazzotti, distrutta dall’immane incendio, oggi frenate dall’insufficienza dei mezzi e delle risorse; valorizzare le pinete di Lido di Classe e di Lido di Dante, oggi abbandonate all’incuria e al degrado, ricorrendo anche al finanziamento “Life-Natura” da parte della Comunità europea; vigilare sulla riclassificazione e sull’acquisto dell’Ortazzo e Ortazzino, oltre che della “zona C”; salvaguardare e riqualificare, a nord della pineta San Vitale, il prato allagato denominato “Oasi del Bardello”, ricco di orchidee selvatiche e del raro gladiolo bizantino, autoctono nella nostra zona.
⮚ Cambiamento climatico e transizione ecologica
Sarebbe davvero interessante che su una sfida umana, tecnologica e finanziaria enorme ed epocale come il cambiamento climatico, ogni forza politica si facesse carico di approfondire e riflettere insieme con i cittadini e le imprese. Pensiamo che ce ne sia un gran bisogno. Anzi, sarebbe bellissimo se tutte le forze politiche ravennati convocassero assieme un forum cittadino di questo tipo solo per conoscere e capire i contenuti di quelle sfide. Dopodiché, ciascuna farà la sua battaglia politica, com’è giusto che sia, ma si pensi quale novità sarebbe e a quale livello alto e colto si potrebbe spostare il confronto.
Il Comune di Ravenna dovrà contribuire in prima persona, senza freni e sbandamenti, ad attuare politiche territoriali, ambientali ed energetiche che portino gradualmente il nostro Paese dall’attuale stato di arretratezza ad uno stato di virtuoso utilizzo o quanto meno a basso impatto ambientale.
⮚ I pini, patrimonio ambientale
Il pino è simbolo della città di Ravenna fin dall’antichità. La storia racconta che a piantare i primi pini della specie Pino domestico (Pinus pinea) siano stati i romani all’epoca di Augusto, che scelse questa zona per aprirvi uno dei maggiori porti di produzione e rifornimento per la sua immensa e potente flotta navale. L’immagine delle pinete di Ravenna ha attraversato secoli di storia della letteratura e dell’arte. Oggi, i pini rimangono peculiare caratteristica del ravennate. Il pino domestico, che un tempo veniva selezionato per motivi soprattutto economici, è anche parte dello stemma comunale. Occorre dunque preservare e valorizzare l’esistenza dei pini e i benefici ambientali e paesaggistici che producono. I disagi causati dalle loro radici nelle aree urbanizzate, specie sulle strade o sui marciapiedi, spesso conseguenza di mala cura o mancata manutenzione, dovrebbero essere affrontati ovunque, a nostro parere sulla base delle seguenti linee progettuali, enunciate dal massimo esperto italiano in materia, il dottore forestale Gian Pietro Cantiani, sperimentate con risultati altamente positivi su alcuni importanti litorali nazionali:
  1.  eseguire prove tecniche di “Valutazione di Stabilità degli Alberi”, che attestino la pericolosità o le malattie dei pini “problematici”;
  2.  se le prove danno per risultato un fattore di sicurezza insufficiente, l’abbattimento del pino è l’unica soluzione possibile;
  3.  se forniscono invece un fattore di sicurezza sufficiente o al limite, si può procedere consolidando la zolla radicale attraverso l’ancoraggio delle branche del piatto radicale: questa operazione rende possibile triplicare il fattore di sicurezza dell’albero, con un rischio di cedimento ampiamente accettabile, ed ottenere anche un vantaggio economico, valutando da un lato il mantenimento del valore ornamentale e dei servizi ecosistemici elevati garantiti da un albero adulto, altrimenti perduti, e dall’altro i costi di abbattimento, reimpianto, manutenzione, cura e irrigazione di qualsiasi albero giovane.
Il Comune di Ravenna stesso, allo scopo di non abbattere i pini le cui radici, sollevando dossi o fratture nella pavimentazione di strade e marciapiedi, rendono pericolosa e difficile la circolazione dei veicoli e anche dei pedoni, adotta, con grande beneficio, il seguente schema progettuale di bonifica delle radici stesse: eseguire il taglio e sradicamento delle radici senza danneggiare la pianta, alla presenza di un agronomo incaricato che ne verifica la stabilità; procedere quindi con la ricostruzione del pacchetto stradale esistente, l’eventuale messa in quota e sostituzione dei chiusini di ghisa, il rifacimento della segnaletica stradale orizzontale.
In previsione dei casi estremi di abbattimento dei pini (alla pari di altri alberi adulti), che impone la necessità di sostituirli, si potrebbero predisporre terreni del Comune disponibili, da utilizzare per la crescita di essenze adeguate alla soluzione del problema, prelevate poi con dimensione adeguata, non troppo “giovani”, al fine di non dover attendere troppi anni perché producano un ombreggio minimo. Altro esperimento per capire la reazione dell’apparato radicale dei pini potrebbe essere avviato in alcuni tratti problematici della viabilità, impiegando asfalti drenanti di grande qualità, anziché quelli usati ovunque che impermeabilizzano il suolo, per capire se un adeguato assorbimento dell’acqua piovana, specie nei casi eccezionali, possa giovare alla soluzione del problema.
⮚ I capanni storici balneari/marittimi e per la pesca sportiva/ricreativa
Siamo favorevoli al mantenimento e alla valorizzazione dei capanni sia balneari/marittimi che adibiti alla pesca sportiva/ricreativa. Tutti questi manufatti rappresentano da secoli una preziosa testimonianza della storia e della cultura delle nostre genti, incastonati da sempre nei paesaggi, nelle spiagge, nei fiumi e nelle valli ravennati. Con le loro forme associative, possono collaborare, a fini naturalistici, sportivi, ricreativi e turistici, con la parte pubblica, preservando e potenziando i contesti in cui sono ospitati, attraverso azioni di vigilanza e sorveglianza capaci di tutelarli da ogni forma di manomissione o degrado, spettando alla parte pubblica provvedere a migliorarne le condizioni ambientali e strutturali.
⮚ Le antenne per la telefonia cellulare
È necessario che il Comune di Ravenna adotti un proprio Piano sulla localizzazione territoriale delle antenne per la telefonia cellulare. Necessario per minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici, esso dovrà individuare le aree in cui solo è consentita l’installazione delle antenne e dove dovranno essere delocalizzate quelle attuali situate altrove, così garantendo, allo stesso tempo, la salute dei cittadini e l’equilibrata copertura della telefonia mobile su tutto il territorio locale. La pianificazione territoriale delle stazioni radio base per la telefonia mobile da parte dei Comuni è prevista dalla legge n. 36 del 2001, art. 8, comma 6: “I Comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”, frutto di un emendamento proposto da Alvaro Ancisi, allora responsabile per l’Ambiente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.  Lo disciplinano anche alcune leggi regionali, tra cui la n. 49 del 2011 della Toscana.
La pianificazione delle antenne é confermata e avvalorata da numerose sentenze. La giurisprudenza afferma il principio generale secondo cui ogni Comune può individuare puntualmente la localizzazione degli impianti dotandosi di uno strumento di pianificazione, purché esso sia tecnicamente valido.
⮚ Chiarimenti sul rigassificatore
Ci impegniamo, come già nel mandato in scadenza, ad insistere perché venga data risposta ai molti interrogativi, tuttora irrisolti, sui problemi di sicurezza e di tutela dell’ambiente marino e terrestre, attinenti alla collocazione del rigassificatore a breve distanza dalla costa di Punta Marina Terme (vedi i 12 quesiti posti dall’ing. Riccardo Merendi).
Le compensazioni finanziate al Comune da SNAM, per un totale di 25 milioni, al fine di risarcire Punta Marina Terme del grave impatto ambientale subito dalle opere a terra del rigassificatore, da noi contestate, richiedono una nostra vigilanza assidua e profonda, affinché offrano solo benefici, evitando, come temiamo, che siano occasione per sfruttamenti indebiti o addirittura producano ulteriori danni.
6.   RACCOLTA RIFIUTI. DECORO E RISPETTO DEI CITTADINI
Al fine di migliorare la percezione del servizio e l’efficienza dello stesso, sempre più osteggiato dai cittadini scontenti della fallimentare raccolta porta a porta e delle conseguenze più o meno dirette che ne derivano, occorre introdurre ad opera di Hera, le necessarie correzioni alle modalità di raccolta dei rifiuti collegate all’applicazione della Tariffa Corrispettiva Puntuale (TCP). Si potrebbe condividere la ripartizione dei costi secondo la logica della Quota variabile aggiuntiva (Qva), legata al numero di conferimenti di rifiuti indifferenziati eccedenti il numero prestabilito, a condizione che la tariffazione sia equa e non penalizzante nei confronti di chi manifesta motivate esigenze di produrre quote aggiuntive di rifiuti indifferenziati, a cominciare dagli assorbenti per uso umano o animale.
⮚ Modifiche strutturali
Per migliorare lo stato sconfortante delle cose, si potrebbero introdurre modifiche e accorgimenti di carattere strutturale, già in essere in altre città o già attuati da Hera in passato.
1. Fatte salve le case sparse del forese in cui la raccolta porta a porta integrale costituisce la soluzione preferibile, si raccomanda, per le aree urbane, un ritorno alla raccolta stradale meccanizzata, organizzata per isole ecologiche. Questo anche a beneficio della percorribilità dei marciapiedi e del decoro complessivo della città, spesso appesantita da un eccesso di contenitori adibiti alla raccolta dei rifiuti.
2. Per quanto concerne le Isole Ecologiche di Base (IEB), si propone l’uso di cassonetti dell’indifferenziata con apertura mediante NFC o carta Smeraldo (già in uso da Hera), sempre posti nella misura minima di due per IEB, onde minimizzare i disguidi in caso di guasto ed averne la necessaria disponibilità. Si tratta di contenitori dotati di telelettura dello stato di riempimento e monitoraggio del funzionamento e dei conferimenti, che presentano inoltre caratteristiche di igienicità apprezzabili, data l’assenza di leve e maniglie.
3. Per garantire la possibilità di conferimento del rifiuto indifferenziato anche a turisti e utenti non intestatari di TCP, in quanto non possessori di immobili sul territorio di questo Comune, si propone di sperimentare la possibilità di abilitare (previa registrazione univoca) il loro smartphone iOS o Android alla funzione di apertura dei cassonetti per un numero di volte limitato e irripetibile.
4. Contestualmente, si rende necessario reintrodurre cassonetti dell’organico, idonei alla raccolta meccanizzata e dotati di bocchetta (non calotta) limitatrice, finalizzata alla riduzione dei conferimenti di materiale estraneo. Tali cassonetti, nella misura minima di uno per IEB, devono essere possibilmente privi di componenti elettromeccaniche suscettibili di guasto, al fine di consentirne una operatività continuativa e garantire il conferimento del rifiuto organico da parte dei cittadini per le 24 ore giornaliere. La tipologia di contenitori scelta, non soggetta al rischio di rovesciamenti accidentali ed apribile con pedale per una maggiore igienicità, risulta particolarmente indicata per la riduzione e il contenimento della emergente infestazione di topi e ratti, segnalata particolarmente da Lista per Ravenna e già ben nota alla società Azimut, concessionaria del servizio di disinfestazione sul territorio del Comune di Ravenna.
5. Contestualmente a tale riassetto, si propone di riorganizzare i contenitori degli sfalci sul modello dell’iniziativa “Adotta un cassonetto”, al fine di minimizzare i conferimenti impropri di rifiuto secco indifferenziato al loro interno. Tale modello adotta contenitori degli sfalci ad apertura superiore dotati di chiave fisica per l’apertura, che in questo caso dovrà essere richiesta dagli interessati, detentori a qualsiasi titolo di immobili dotati di aree verdi, al fine di determinare un bacino di affluenza ristretto e sottoposto ad autocontrollo per ogni contenitore.
6. In aggiunta, si propone di istituire una nuova tipologia di isola ecologica, una specie di Isola Ecologica Avanzata (IEA), che dovrebbe differenziarsi per la presenza di contenitori per abiti usati, oli alimentari e alternativamente cassonetti informatizzati per la raccolta di piccoli RAEE (rifiuti elettrici ed elettronici), già in uso ad Hera, oppure contenitori scarrabili multi-rifiuto di tipo “ecoself” (per uso self service), anch’essi già in uso. Questi contenitori, finalizzati alla raccolta a breve distanza, se posti presso idonee aree cittadine, potrebbero aumentare il numero di conferimenti corretti di piccoli RAEE (quali cavi, lampadine led, cellulari, pile, tostapane, sveglie, spazzolini elettrici, ecc.) e piccoli ingombranti domestici (ombrelli, bacinelle, giocattoli, cassette, ecc.), contribuendo ad alleggerire il carico di rifiuti indifferenziati a beneficio della comunità e del cittadino, avviandoli verso il giusto percorso di riciclo piuttosto che rischiarne l’abbandono in strada, o peggio nell’ambiente. La distinzione tra IEB e IEA, integrata con lo strumento informativo “Il Rifiutologo”, potrebbe garantire una più facile individuazione, da parte del cittadino, dei punti di interesse per il corretto smaltimento dei rifiuti in suo possesso, accorciando le distanze dalle Stazioni ecologiche, non sempre facilmente raggiungibili da tutte le categorie di utenza.
7. Sulla stessa linea di indirizzo si propone di valutare un’estensione degli orari di apertura delle Stazioni ecologiche, già beneficiate, dai fondi europei per il PNRR, dei lavori di illuminazione degli spazi esterni, facilitando il conferimento ad esse dei rifiuti da parte dei cittadini. Tali orari potrebbero essere indicativamente 7.00-20.00, da lunedì a sabato e 9.00-12.30 la domenica.
⮚ Servizio inadeguato da riordinare
1. Servono innanzitutto una programmazione frequente dello spazzamento delle aree circostanti le isole ecologiche e una disinfezione almeno semestrale dei cassonetti e delle postazioni tramite lavaggio.
2. La forza lavoro attualmente impiegata nelle operazioni di raccolta porta a porta merita di essere reindirizzata verso posizioni meno usuranti. Oltre alla richiesta di operatori correlata alla reintroduzione della raccolta meccanizzata di indifferenziato e di organico e al potenziamento delle Stazioni ecologiche, si rende necessario incrementare lo spazzamento meccanizzato e manuale della sede stradale e delle piste ciclopedonali, e comunque un accurato controllo del rispetto delle attuali frequenze, difficilmente rispettate a causa del sovrasfruttamento del personale, come peraltro già segnalato anche dalle organizzazioni sindacali.
3. Nel quadro, si inserisce una periodica pulizia dei cigli stradali, inclusa la rimozione meccanica delle erbe infestanti in area urbana, non eseguita sebbene ricadente nelle opere di pulizia della sede stradale e rilevante per il decoro e l’ordine generale degli spazi urbani.
4. è ugualmente necessario pianificare la pulizia periodica delle caditoie tramite disostruzione e lavaggio delle bocche di lupo, anche al fine di minimizzare il rischio di allagamento in caso di eventi atmosferici eccezionali, sempre più probabili in ogni stagione.
⮚ Campagna di comunicazione e progetti pilota.
Tutte queste azioni e modifiche sono da inserirsi in una vasta campagna di comunicazione e sensibilizzazione sul corretto conferimento dei rifiuti, sulla loro successiva elaborazione e sull’impatto di un corretto smaltimento dei rifiuti per il pianeta e per il mantenimento di una città pulita e decorosa. È nostro obiettivo favorire l’interlocuzione multi-livello affinché in un panorama fortemente industrializzato come quello di Ravenna possano trovare posto anche progetti pilota e sperimentali come la realizzazione di impianti destinati al trattamento e al riciclo di assorbenti, pannolini e pannoloni, attualmente non processati, o che mirino alla riduzione della frazione di rifiuto da avviare a discarica o incenerimento.
7.   IL MARE E I SUOI LIDI
⮚ Il modello generale
Uno dei pilastri su cui si devono fondare le politiche di sviluppo economico del Comune di Ravenna è il turismo balneare, incentrato sui lidi e sui patrimoni che essi presidiano o a cui sono strettamente connessi.
Occorre innanzitutto un programma di riordino e di sviluppo equilibrato di tutte le località di mare, con l’obiettivo di coniugare le esigenze dell’economia turistica con quelle della sicurezza e della salute dei loro abitanti e dei turisti, compresa la vivibilità dei loro centri abitati oltre il fronte della spiaggia. Per questo serve una programmazione di interventi per ogni località balneare, con l’avvio del progetto, lanciato a suo tempo da Lista per Ravenna, “Una nuova opera pubblica importante in ogni lido”, la scelta delle quali dovrà essere condivisa con gli operatori locali, le pro loco e i comitati cittadini. Ogni lido dovrà così trovare una sua forte identità e confermare, rilanciare o modificare la sua vocazione caratteristica.
L’interesse della futura Amministrazione comunale dovrà rivolgersi a sviluppare un piano di crescita ed estensione degli eventi e delle iniziative che coprano e valorizzino l’intero territorio costiero. In particolare, esso dovrà incentivare le attività imprenditoriali e sociali a scopo turistico con cui accogliere gli ospiti negli spazi aperti, a contatto con la natura, fermo restando che al termine siano restituiti nella loro piena integrità. Affinché i paesi del litorale si mantengano vivi e vitali anche dopo la stagione estiva, dovrà essere ripreso, in sintonia con l’associazionismo del territorio, e non più soltanto immaginato e decantato, il progetto del “Mare d’inverno”, con iniziative variegate che attraggano i visitatori in tutte le stagioni, ma non solo sulle spiagge, quanto negli abitati, per le loro pregevoli offerte di attrazioni culturali, produttive, commerciali, gastronomiche ed ambientali. Servirà promuovere la conoscenza dei luoghi storici,  monumenti, musei e collezioni presenti nei territori del mare, in particolare quelli legati alla storia dell’Italia e alla sua cultura letteraria. Sarà necessario realizzare un percorso ciclo-turistico senza interruzioni da Casalborsetti a Lido di Savio con diramazioni, ove possibile, verso la città e le zone limitrofe del forese; ma anche migliorare la rete dei trasporti istituendo linee di collegamento tra i vari lidi ed i loro retroterra. Ognuno dei nove lidi dovrà disporre di una struttura pubblica attrezzata, secondo norma, come area camper, a distanza breve dal litorale. In ogni lido devono essere presenti una o più aree per lo sgambamento dei cani ed uno o più spazi di spiaggia a loro accessibili e fruibili.
⮚ La spiaggia
Sul fronte della spiaggia, obiettivo principale del Comune è di opporsi ad ogni progetto che rischi di aggravare il fenomeno mortale della subsidenza ed erosione della nostra costa, al contempo difendendo gli abitati e le aree retrostanti con progetti atti ad evitarne maggiori compromissioni. Nelle zone a massima erosione marina, ad esempio in Marina Romea, Lido Adriano e Lido di Dante, occorre intervenire con opere stabili e risolutive. Bisogna inoltre rivedere la formula di gestione della sabbia sugli arenili e dei suoi tempi di movimentazione, al fine di rispettare la naturalità delle dune e faunistica. Le spiagge devono essere sempre pulite, soprattutto da legname e rifiuti di ogni genere, che arrivano in mare con le piene dei fiumi.
⮚ I patrimoni naturalistici
Decisivi saranno il potenziamento e l’estensione del patrimonio naturalistico retrostante il litorale.
S’impongono al riguardo:
– la riqualificazione delle piallasse Baiona e Piomboni, debellandone il malaffare e l’abusivismo che v’imperversano e prevedendone la guardiania 24 ore su 24 avvalendosi delle forze di polizia e delle ronde di associazioni volontarie che abbiano a cuore gli ambienti umidi naturali del nostro territorio;
– la creazione di un grande parco alle spalle di Lido Adriano con prevalenza di essenze di pino, per ricollegare la pineta di San Vitale a nord con quella di Classe a sud, ricostituendo un cordone pinetato che da Marina di Ravenna a Punta Marina e a Lido di Dante si riconnetta alla pineta di Classe con passerella pedonale-ciclabile sul Bevano.
⮚ I nove lidi.  No a degrado e desertificazione
Contro il degrado, l’abbandono ed anche – passata la stagione estiva – la desertificazione, i nove paesi del litorale oppongono la richiesta di una lunga serie di interventi, attenzioni e riconsiderazioni:
● risanamento e manutenzioni costanti delle strade, dei marciapiedi, delle piste pedonali e ciclabili, in genere della viabilità, troppo spesso ridotta, anche a causa del cosiddetto “degrado da radici”, in condizioni disastrose, rattoppata in casi eccezionali solo per sistemare le buche che spesso si formano con pericolo di cadute per le persone, specialmente anziane;
● asportazione tempestiva delle sterpaglie che si formano specialmente in caso di maltempo o temporali, creando cumuli scivolosi di foglie e detriti, lungamente abbandonati sulla viabilità;
● pulizia delle strade più frequente, soprattutto immediata dopo gli eventi piovosi, quando le cosiddette “bocche di lupo” si intasano producendo allagamenti;
● raccolta dei rifiuti meno disordinata, soprattutto nel periodo invernale, quando i cassonetti vengono svuotati solo ogni 8/10 giorni, ponendo cura ai cassonetti destinati alla raccolta di sfalci e potature, completamente trascurati soprattutto nel periodo primaverile;
● ad ogni imminente avvio della stagione estiva, intensificazione degli interventi di prevenzione e lotta contro la proliferazione degli insetti, anche a livello larvale, in particolare delle zanzare e dei pappataci, problema particolarmente disagevole per i residenti e i turisti delle località marine; controllo assiduo della Polizia locale sul rispetto, da parte dei cittadini, delle norme di comportamento attivo imposte dalle ordinanze estive del sindaco contro tali insetti (“tenere sgombri i cortili e le aree aperte da erbacce, da sterpi e rifiuti di ogni genere e sistemarli in modo da evitare il ristagno delle acque meteoriche o di qualsiasi altra provenienza”);
● agevolazioni e collaborazione coi detentori di patrimoni immobiliari sul litorale, affinché incentivino, con iniziative edilizie a misura di sostenibilità economica ed ambientale, l’arrivo di nuovi abitanti e la permanenza degli attuali residenti, per non svuotare con politiche sbagliate le località balneari;
● riorganizzazione della rete sanitaria nelle località costiere, aumentando, per i residenti e i marittimi, il numero di medici convenzionati con la rete sanitaria pubblica;
● mantenimento e sostegno degli uffici postali e dei servizi bancari in ogni località;
● sgravi fiscali, tariffari e burocratici per le piccole imprese che mantengono aperti i negozi e gli esercizi pubblici nei lidi tutto l’anno o che ne intendono aprire dei nuovi;
● aumento del controllo sugli scarichi dei corsi d’acqua in riviera, perseguendo gli scarichi illeciti e stroncandone l’abnormità;
● Riportare sulla riviera, laddove non siano già presenti altre Forze dell’ordine, la rassicurante e vigile presenza di alcune stazioni fisse di Polizia locale per rilevare e abbattere comportamenti e situazioni di malaffare e pericolo.
Fermo restando l’impostazione generale di cui sopra, di seguito articoliamo più in dettaglio le proposte attinenti alle tre zone del mare: nord, centro e sud e alle loro singole località.
LIDI NORD
Casal Borsetti   –    Marina Romea   –   Porto Corsini
⮚ Il Parco dei lidi nord
Valli, pinete e mare sono i tre elementi che permettono ai lidi nord di proporre ai turisti un’offerta completa e la possibilità di destagionalizzare le loro presenze. Occorre dunque lanciare la loro offerta nei circuiti turistici nazionali ed internazionali; realizzare strutture per il turismo fotografico (birdwatching) ed una adeguata manutenzione dei percorsi cicloturistici; incentivare le visite e le escursioni in valle con canoe e/o battelli elettrici; promuovere su canali specifici le nostre bellezze quali “location per matrimoni”. Queste iniziative si possono attuare con un investimento minimo, richiamando un turismo di medio/alto livello anche fuori stagione, con possibilità di abbinamento con la città d’arte. Le Autorità regionali competenti realizzino l’escavazione programmata del canale Destra Reno, onde preservarne la navigabilità per le imbarcazioni da diporto, particolarmente influente per la Marina di Porto Reno. Sarà utile rivalutare le strutture attuali affinché le attività sportive esistenti nei lidi si espandano a scopo d’integrazione con l’ambiente e col tessuto sociale della costa, anche caratterizzando tematicamente i tre lidi, diversificandone l’offerta sportiva.
⮚ I trasporti
Il trasporto pubblico locale soffre collegamenti limitati dei lidi nord con la città durante tutto l’anno. Nel periodo estivo è scarsa la frequenza delle corse da e per Ravenna, in particolare durante gli orari serali, impedendo il ritorno a chi volesse godere del mare fino a tarda ora. Durante l’inverno sono poi totalmente assenti i collegamenti nei giorni di festa, precludendo gli spostamenti non di tipo casa-lavoro e casa-scuola.
Nell’ottica di riassetto legata alla creazione del Parco Marittimo si rende necessaria l’istituzione del servizio bus-navetta durante i fine settimana della stagione balneare, collegando i tre lidi nord, i relativi parcheggi esistenti e di progetto. Si propone altresì di realizzare e sfruttare un collegamento diretto con la stazione ferroviaria di Ravenna, da svolgere con idonei mezzi ad elevata capacità e la possibilità di attestarsi in piazzale Aldo Moro per la creazione di un servizio di trasporto di massa tra il centro città e Porto Corsini al servizio del terminal crociere, e non soltanto. Il servizio, da elaborare a seguito di idonei studi, potrebbe percorrere via delle Industrie, via Romea Nord e via Canale Magni, sfruttando possibilmente mezzi a basso impatto ambientale, valutando soluzioni quali mezzi ad idrogeno o mezzi elettrici, che sfruttino la ricarica opportunistica a pantografo presso i capolinea.
⮚ Riorganizzazione dei collegamenti
È necessario limitare al massimo il numero di fermate per la tipologia di servizio in oggetto. A tal fine si propone di suddividere l’operatività del servizio con differenti modalità per i giorni di operatività del navetto mare e di quelli ordinari. Durante le giornate di operatività del servizio navetto mare, la corsa della linea 90 può essere limitata all’area industriale. In tali occasioni, la linea portante ad elevata capacità Ravenna-Porto Corsini garantisce la partenza con elevata frequenza dalla stazione di Ravenna, un’unica fermata presso il futuro parcheggio scambiatore di Porto Corsini e il proseguimento verso il traghetto e il terminal crociere e il percorso inverso. Presso il parcheggio scambiatore è possibile impiegare il navetto mare per raggiungere tutte le fermate dislocate lungo la costa di Marina Romea e Casal Borsetti. Nei giorni in cui il navetto mare non è operativo, la linea 90 mantiene il percorso attuale, con la possibilità di aumentarne la frequenza rispetto all’attuale e la necessaria introduzione di corse nei giorni festivi invernali. Durante i periodi di inattività del navetto mare, nei giorni di operatività del terminal crociere, la linea portante Ravenna-Porto Corsini contribuisce all’aumento di frequenza e capacità di trasporto lungo la direttrice, garantendo comunque un miglior collegamento grazie alla possibilità di potenziare l’intermodalità bus-ciclabile prevedendo opportune infrastrutture presso il parcheggio scambiatore di Porto Corsini, cui si sommano le corse ordinarie della linea 90.
Per quanto concerne il servizio di traghetto verso Marina di Ravenna, resta obiettivo principale ottenere la gratuità almeno per determinate categorie di cittadini che ne necessitano, per ragioni di lavoro, di scuola o di accesso ai servizi presenti esclusivamente sull’altra sponda del canale Candiano. È inoltre necessario applicare l’orario continuato durante tutti i fine settimana estivi, seppur con cadenza ridotta.
Riteniamo necessario che vengano realizzati due parcheggi scambiatori a Porto Corsini: presso il maneggio/centro sportivo e presso l’accesso del paese, mediante riqualificazione dello svincolo come prevista dal Piano Particolareggiato del Traffico Urbano (di seguito PPTU). Ovvero creazione della rotatoria di accesso e riduzione delle aree impermeabili, con creazione di un parcheggio a verde, dotato possibilmente di servizi igienici a servizio dell’adiacente Ciclovia Adriatica e di una fermata di interscambio con il navetto mare, con la linea 90 e la linea ad alta capacità Ravenna-Porto Corsini. Analoghe considerazioni valgono per le aree di sosta già inserite nel PPTU per l’area di Casalborsetti.
⮚ Accessi ai lidi nord
Strada di eccellenza per l’accesso ai lidi nord, via Canale Magni richiede che sia effettivamente precluso il transito agli autocarri eccedenti le 8 tonnellate lungo il tratto compreso tra la rotonda degli Operai e la rotonda degli Ormeggiatori. Si propone il divieto di transito agli autocarri eccedenti 8 tonnellate anche del tratto di via Canale Magni tra la rotonda Ottavia Penna Buscemi e la rotonda degli Ormeggiatori, al fine di instradare il traffico pesante non diretto a Ca’ Ponticelle sulla via Baiona, effettuando una separazione del traffico civile e turistico dal traffico legato all’area industriale, anche a beneficio della sicurezza. Nel tratto di via Canale Magni tra la rotonda degli Scaricatori e quella degli Spedizionieri può essere imposto il divieto di sorpasso agli autocarri sopra le 8 tonnellate affinché questi occupino la corsia di destra.
Si rende inoltre doveroso realizzare le rotatorie già previste nei piani particolareggiati del traffico urbano e i progetti di fattibilità tecnica ed economica per l’accessibilità, la sosta e la circolazione in attuazione del progetto terminal crociere e del progetto parco marittimo lidi nord Porto Corsini, Marina Romea, Casalborsetti. Contestualmente alla realizzazione dei nuovi accessi ai centri abitati è necessario realizzare dei varchi di videosorveglianza e controllo del transito, al fine di monitorare e sanzionare i transiti di mezzi pesanti e autobus non autorizzati e scoraggiare altre condotte, finanche di tipo criminoso, nelle aree tra essi ricomprese.
In previsione del forte aumento di traffico correlato all’entrata in servizio del nuovo terminal crociere, le direttrici di accesso, i parcheggi esistenti e di futura realizzazione e il servizio di trasporto pubblico, nonché la rete di piste ciclopedonali e il servizio traghetto, devono essere integrati in una rete interoperante che minimizzi il traffico automobilistico in attraversamento alle aree abitate, senza determinarne una appetibilità inferiore.
⮚ Problemi ambientali
Risulta di vitale importanza per il perseguimento di qualsiasi obiettivo il mantenimento delle peculiarità dei nostri luoghi, in primis la tutela delle alberature e delle specie di flora e fauna che li caratterizzano. In un quadro generale di revisione del Regolamento Comunale del Verde, è necessaria una maggiore vigilanza sulle potature in area pubblica e privata e un contrasto deciso degli abbattimenti non autorizzati. Al fine del mantenimento dei caratteristici viali alberati si rende necessario far seguire ai necessari abbattimenti una loro rapida ripiantumazione.
Rientrano tra le azioni preventive il monitoraggio delle condizioni delle acque, la rilevazione precoce degli incendi boschivi e la lotta al bracconaggio ittico, scongiurando potenziali danni derivanti dall’uso delle cosiddette “idrorasche” e delle “turbosoffianti” entro la piallasse Baiona.
Si inserisce entro questo quadro anche la possibilità di dialogare per il mantenimento di un’autopompa serbatoio (APS), meglio nota come camion dei pompieri, durante la stagione estiva presso il distaccamento portuale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco di prossima realizzazione presso la Fabbrica Vecchia in località Marina di Ravenna, accorciando i tempi di intervento in caso di emergenza.
Si ritiene inoltre necessario valutare l’assegnazione di aree precedentemente antropizzate, seppur rinaturalizzate, così come dei capanni appartenenti al patrimonio di questo Comune ed attualmente giacenti in stato di abbandono, ad associazioni ed organizzazioni senza scopo di lucro affinché tali aree siano custodite e valorizzate, in particolare laddove adiacenti ad aree di parco e zone protette.
CASALBORSETTI
Casalborsetti, col suo migliaio di residenti invernali (ma che si moltiplicano coi turisti nella stagione estiva), sta veramente rischiando di rimanere sepolta sotto una caterva di “altre priorità”, di dimenticanze accidentali o volute, di sbrigative risposte da parte degli amministratori comunali, che hanno ormai consumato il disco del “mancano i soldi”, “valuteremo, verificheremo, vi faremo sapere”, “ne parliamo a fine stagione”, ecc., coi risultati nulli che sono sotto gli occhi di tutti.
In paese resistono ancora tre unità ricettive: “Hotel Europa”, “Pensione Cosetta & Rosa” e “Bella Romagna”; il “Lounge Bar San Marino”, il panificio, alcuni ristoranti ed i bagni in spiaggia che “sopravvivono” con la sempre più breve e concentrata stagione balneare.
⮚ Malanni generalizzati e problemi di fondo
Vediamo ancora strade che necessitano di manutenzione da decenni, il canale – sia pure abbellito dal ponte pedonale mobile e dopo la faticosa (per non dire penosa) demolizione del vecchio ponte – non riesce a collegare il nostro porticciolo interno con il mare in sicurezza, senza adeguati moli in ingresso e senza un dragaggio per consentire almeno l’accesso di barche a vela con pescaggio di due metri.
Il porticciolo turistico stesso, più unico che raro in Italia, inaugurato 12 anni fa, è ora in mano alla buona volontà di un consorzio di privati che ne curano la manutenzione, la guardiania, ecc. Occorre far sì che sia il punto di riferimento per i diportisti e gli appassionati di pesca sportiva d’altura ed anche punto di partenza per gite in barca, mettendo dunque in sicurezza l’entrata del canale per le imbarcazioni, che oggi trovano difficoltà nell’entrata/uscita anche per il forte moto ondoso che si crea pur in situazioni di mare relativamente calmo
L’arredo urbano, che per Casalborsetti va inteso come un abbellimento minimale e decoro urbanistico, è inesistente. Il verde pubblico è pochissimo curato, salvo sfalci saltuari dell’erba nelle aree pubbliche e qualche iniziativa della Pro Loco, con alcuni bravi e volenterosi operatori privati del paese che hanno “adottato” la cura del lungo-canale ed alcune rotonde.
La difesa del litorale di Casalborsetti dall’ingressione marina, quasi un avamposto della Romagna sull’Adriatico, resiste grazie alle scogliere di protezione costruite negli anni ’60, che nonostante siano state malamente ricaricate nei decenni successivi fino ad oggi, riescono ancora a difendere la linea di battigia dal mare, che altrimenti sarebbe oggi probabilmente a metà del paese. Su questo tema è necessario compiere un serio ed approfondito punto della situazione, valutando quali risorse siano state programmate e/o destinate a livello regionale per quali progetti e se, effettivamente, tali progetti ci sono o sono ancora in fase di sviluppo, compresa la sorte di Casalborsetti, allo scopo di eseguire interventi strutturali capaci di stabilizzare a lungo periodo la protezione dei litorali dall’ingressione, non più solo effettuando ripascimenti localizzati qui e là allo scopo di tamponare falle sulla spiaggia, magari creandone in altri punti.
⮚ Molti servizi scomparsi. Pochi esistenti da rilanciare
Da anni Casalborsetti non ha più la scuola elementare e la scuola per l’infanzia, molti suoi esercizi commerciali hanno chiuso e stanno chiudendo, rischia di perdere anche la farmacia, l’ambulatorio medico, l’ufficio postale e l’unica filiale di banca presente, che eroga servizi sempre più ridotti ai propri clienti.
Il centro sportivo sarebbe invidiabile, con campi da calcio, calcetto, tennis ed una pista di pattinaggio dove in passato si sono tenuti campionati nazionali, ma sta precipitando in un declino inesorabile. Per cercare di valorizzarlo e dare un servizio a cittadini e turisti, serve soprattutto un progetto di ristrutturazione globale, con risorse economiche ed attrezzature adeguate, capace di richiamare nuovi utenti e per far praticare attività sportive sane ai ragazzi di tutte le età, ai turisti ed ai cittadini residenti, anche adulti.
L’area camper, creata nel 1998 dalla Pro Loco, ha realizzato un servizio che, pur con pochi e minimali servizi essenziali, nei suoi anni d’oro, dal 2005 al 2012, è stata apprezzata e considerata da riviste specializzate come una delle migliori a livello nazionale. Oggi vive una desolante situazione provvisoria e precaria, in attesa di non si sa quale futuro, soggetta ad una società proprietaria in stato di liquidazione volontaria, che minaccia di affittarla ad altri e nel frattempo impone condizioni sempre più onerose, senza tener conto che la Pro Loco è un’associazione di volontariato. Si attende la programmazione di una futura nuova area camper di Casalborsetti, vista l’importanza economica strategica che ha assunto per il nostro paese, almeno da 15 anni a questa parte, ma perdura una situazione che si trascina a vuoto.
⮚ Interventi specifici da realizzare
Interventi più diretti e specifici sono, tra l’altro, i seguenti:
1. effettuare con urgenza la riparazione della pavimentazione lungo il percorso pedonale di via Casalborsetti, che porta verso il Bagno Molo;
2. eseguire una riqualificazione delle due passeggiate sul lungo-canale che portano al mare, lasciate oggi all’incuria totale, con le transenne arrugginite e una precaria stabilità;
3. prevedere la realizzazione di un’area live lungo la pista ciclabile di via Spalazzi, anche in area demaniale, per l’attività motoria di residenti e turisti;
4. sensibilizzare la proprietà della centrale di arrivo del metano a Casalborsetti, affinché proceda alla sua mimetizzazione con alberi ad alto fusto, da piantare lungo il suo perimetro;
5. edificare nuovi loculi nel cimitero dopo la triste parentesi del Covid che ha visto il ripristino delle sepolture in terra per la loro mancata disponibilità, a fronte di una crescita degli anziani tra i residenti.
MARINA ROMEA
Il problema principale, ma non esclusivo, della località risiede nello stato di indescrivibile degrado di numerose strade e rispettivi marciapiedi, cui si aggiunge una pianificazione degli interventi dalle logiche non sempre comprensibili e condivisibili. Richiedono la riqualificazione tutte quelle strade, già segnalate all’Amministrazione, che presentino diffusi dissesti. Negli anni ’70-’80, Marina Romea era una località di prestigio; oggi, è un luogo degradato. Oltre agli interventi tradizionali, l’occasione si presenta favorevole ad esplorare soluzioni innovative e nuove modalità di concezione dell’area urbanizzata tramite una pianificazione urbanistica con una visione a lungo termine. Questo finalizzato a richiamare un turismo che apprezzi uno stile di vita lento e immerso nella natura. Si può puntare a creare un’isola felice che contrasti con il caos e le problematiche della società contemporanea e sia così in grado di caratterizzarsi pienamente e ricavare il proprio posto in un mondo sempre più piatto e uniformato. Per la natura della località, l’ubicazione e la conformazione della stessa, si ritiene possibile lanciare un progetto urbanistico sperimentale che allinei la mobilità urbana alle buone pratiche in uso in Europa.
⮚ Viabilità e mobilità da riprogettare
Al fine di cui sopra è necessaria una limitazione del traffico in attraversamento della zona interna del paese, garantendo comunque i necessari spazi di sosta, propri di un’area residenziale, e una permeabilità piena per gli spostamenti non motorizzati, la cosiddetta “mobilità dolce”. Questo può avvenire tramite l’adeguamento funzionale delle sedi stradali, l’introduzione di sensi unici, di cul-de-sac, di elementi intrinseci di moderazione della velocità ed elementi di filtro sulle strade interne al paese. Contestualmente, la classificazione di determinate strade si può inquadrare nelle categorie F-bis ed E-bis. Tali zone, prevalentemente residenziali, sono da arricchire tramite inserimento di spazi condivisi e verde pubblico diffuso. Questi interventi sono da inserire in un’ottica di moderazione della sosta in centro abitato a favore di residenti e proprietari di seconde case, sfavorendo la sosta selvaggia e indirizzando i turisti della domenica ai parcheggi scambiatori o nei parcheggi pubblici su viale Italia, senza sovraccaricare le strade interne. Contestualmente, la richiesta di spazi di sosta deve essere abbattuta mediante inserimento di un trasporto pubblico accessibile, efficiente e vantaggioso.
⮚ Interventi di riqualificazione, ripristino e sviluppo
1. Tra gli interventi di riqualificazione la priorità assoluta è il ripristino della planarità della pavimentazione a secco e dei marciapiedi di viale Italia, già colpevole di numerose cadute e impraticabile o inadeguata per le utenze deboli. Contestualmente, è da prevedere il ripristino di tutti gli alberi abbattuti lungo lo stesso percorso. L’intervento può essere inoltre occasione per la realizzazione delle opere di moderazione della velocità già previste nel Piano Particolareggiato del Traffico Urbano (PPTU) nei pressi degli accessi alla spiaggia, al fine di salvaguardare l’incolumità dell’utenza debole dai rischi dell’alta velocità dei veicoli, favoriti da un lungo rettilineo.
2. Prioritaria per la vita del paese è altresì la riqualificazione delle due piazze: Italia e Torino, con interventi urbanistici di qualità che includano verde pubblico e una pavimentazione distinta tale da caratterizzarne la loro diversa destinazione d’uso; interventi peraltro già individuati come necessari nel PPTU. La chiusura del cinema è il simbolo del progressivo declino dei servizi a favore della speculazione edilizia. Si richiede pertanto che la riqualificazione di una o entrambe le piazze venga effettuata tenendo a mente la possibilità di sfruttare tale luogo per proiezioni ed esibizioni, oltre che mercatini e fiere, e si predispongano pertanto le necessarie opere impiantistiche ed accessorie.
3. Occorre affrontare finalmente in via risolutiva, non più con sole misure provvisorie, il grave problema dell’erosione della spiaggia negli ultimi stabilimenti balneari a nord, in prossimità della foce del Lamone. In quel tratto, sono spariti negli anni metri di spiaggia e di duna a causa delle mareggiate, ma finora non è stato attuato nessun intervento che possa fronteggiare questo fenomeno, barriere o scogliere o altro da valutare in sede tecnica. L’unico intervento che viene fatto annualmente è il riporto con camion di sabbia, che viene scaricata per ripristinare un minimo di spiaggia, ma che viene spazzata via alla prima mareggiata.
4. Lungo l’asse ciclabile principale del paese è necessario ripristinare la funzionalità e le condizioni delle esistenti fontanelle pubbliche, sia a servizio della ciclovia Adriatica, sia per limitare gli effetti estivi delle ondate di calore e garantire un’accessibile fonte di acqua a tutti, utenze deboli in primis.
5. Sull’asse lato valle della località, è necessario ripristinare il percorso vita lungo l’argine della pialassa Baiona e garantire i necessari sfalci selettivi nelle aree circostanti, frequentabili dal traffico cicloturistico e da chi volesse praticare attività motoria a contatto con la natura.
6.La cittadinanza manifesta, inoltre, un interesse per la realizzazione di uno spazio multifunzionale con funzioni di ludoteca e biblioteca, particolarmente utile in caso di cattivo tempo e per attività alternative, nonché eventuali mostre che possano trovare luogo in una località da promuovere per l’inimitabile contesto in cui è immersa.
Tra le opere di pubblica utilità, si rileva inoltre l’esigenza di servizi igienici pubblici, utili durante l’organizzazione serale di mercatini ed eventi, eventualmente da realizzarsi anche contestualmente alla nuova sede della Pro Loco in viale delle Mimose.
7. In area già urbanizzata adiacente alla zona di parco, si potrebbe poi studiare la possibilità di creare un campo da basket, utilizzando eventualmente anche materiali che ne garantiscano una discreta permeabilità al fine di perseguire l’obiettivo di invarianza idraulica. Investire in strutture sportive migliorerebbe la vivibilità della zona e l’attrattività per giovani e famiglie.
8.È necessario inoltre garantire una copertura capillare con fibra ottica multi-operatore, in modo da garantire la concorrenza nella fornitura del servizio e facilitare lo smart working e la connessione di chi vuole scegliere Marina Romea come residenza estiva o permanente.
⮚ Arredo urbano
L’arredo urbano di Marina Romea necessita di una maggiore uniformità e manutenzione. Panchine, cestini dei rifiuti, bacheche e rastrelliere risultano soventemente in pessimo stato di manutenzione. È necessario scegliere una tipologia unica per ciascuna categoria ed attenersi alla medesima durante tutti gli interventi di manutenzione straordinaria e sostituzione programmata. Tali arredi devono presentare caratteristiche tali da renderli pregevoli e al contempo resistenti alle condizioni ambientali che ne richiedono una discreta robustezza al fine di minimizzare gli interventi di manutenzione.
Da più parti si rileva l’assenza di fioriere e aiuole decorose che abbelliscano viale Italia le aree centrali del paese. Per tali interventi si può prevedere che il Comune contribuisca fornendo gli arredi e le autorizzazioni affinché, anche avvalendosi della collaborazione delle locali associazioni e gruppi di volontari, si possa ripristinare un soffio vitale per la località, donando colore e migliorando la percezione degli spazi pubblici.
⮚ Parco Marittimo da vigilare
È necessario vigilare affinché le opere previste dal progetto Parco Marittimo per la riqualificazione degli stradelli di accesso alla spiaggia e collegamento tra stabilimenti balneari vengano adeguatamente manutenzionate, cosicché non si ripropongano le condizioni di degrado che gli stessi interventi si propongono di risolvere. Analogamente, sarà vitale vigilare sullo stato della vegetazione piantumata, che deve caratterizzare le dune delle cosiddette tasche verdi, deputate alla sosta degli autoveicoli. Il Comune, tramite l’azione della Polizia Municipale, deve agire per garantire che nelle aree demaniali retrostanti gli stabilimenti balneari non si realizzino depositi improvvisati di materiale vario e rifiuti, che risultano talvolta indecorosi e incompatibili con l’ambiente naturale.
⮚ Pini domestici “problematici”
Su questo tema, molto sentito e discusso in questa località, si rinvia al cap. 5 “L’AMBIENTE È VITA”, paragrafo: “I pini, patrimonio ambientale”, alla pag. 11.
PORTO CORSINI
A sentire i nostri amministratori e la stampa locale, nei prossimi anni il paese diventerà un centro internazionale. Grazie alla nuova e imponente Stazione Marittima, migliaia di vacanzieri attraverseranno la località. Hanno già calcolato che oltre 300.000 crocieristi partiranno da questo terminal o vi arriveranno. Il paese non è però attrezzato, benché minimamente, per questo tipo di turismo, mancando ancora adesso di un piano della sua viabilità interna.
È dunque indispensabile e urgente un nuovo piano di circolazione stradale, che non conduca ad accerchiare il paese col traffico pesante, da mantenere invece all’esterno in massima parte, possibilmente sul lato del canale Candiano, e comunque sia accompagnato da idonee opere di adeguamento dei percorsi e di moderazione della velocità, realizzando inoltre l’ipotizzata variante di via Molo San Filippo nel tratto iniziale di ingresso nel paese. Tuttavia, l’adeguamento dell’assetto viario non deve comportare danni all’ambiente naturale circostante, neppure tramite inaccettabili compensazioni, ad esempio abbattendo porzioni di area pinetale al fine di realizzare riprovevoli opere infrastrutturali.
Il paese ha un grosso problema, per fruire delle sue peculiarità (diga foranea, terminal crociere, spiaggia, area camper, traghetto per Marina di Ravenna), bisogna attraversarlo. Come già detto, sono necessari (sempre solamente promessi) un parcheggio scambiatore fuori paese, la nuova rotonda al suo ingresso e la realizzazione delle proposte migliorative previste dal piano particolareggiato del Traffico Urbano.  Occorre completare, da parte dell’Autorità Portuale, il tratto di banchina su via Molo Sanfilippo non ancora palancato, unico rimasto in tutta l’area portuale. Tutta l’area di accesso agli stabilimenti balneari deve essere risanata dall’enorme degrado prodotto dalla mancanza di una strada vera e propria,  dell’illuminazione e di qualsiasi tutela per la sicurezza dei più deboli, soprattutto dei tanti bambini che in estate attraversano quei luoghi. L’area camper dovrebbe essere dislocata fuori del centro abitato, come ovunque altrove, così migliaia di camper non attraverserebbero più il paese.
La diga foranea nord sia resa sempre più fruibile ai cittadini e agli appassionati di pesca sportiva elemento unico di richiamo, capace di generare un indotto economico in tutto l’arco dell’anno, sia per le attività commerciali e balneari, che per l’area camper stessa. Va completata, dopo oltre vent’anni, la messa in sicurezza dell’incrocio di via Baiona con via Valle Giralda tramite una rotonda. Bisogna individuare un’area limitrofa al canale Baiona ed alla intersezione tra le vie Baiona e Molo Sanfilippo da destinare a stazione di servizio per rifornimento carburanti, autolavaggio, ricarica elettrica batterie auto e moto, rifornimento per i natanti lungo la banchina e consegna oli e acque di sentina da parte della piccola nautica da diporto.
L’Autorità Portuale di Ravenna deve completare le opere strutturali di difesa dell’abitato in sinistra canale dall’ingressione marina e dall’erosione lungo il tratto tra il ponte sul canale Baiona e l’incrocio di via Molo Sanfilippo con via Cottino; deve promuovere (come già detto) le iniziative tese a realizzare servizi civili di trasporto su tutto il porto-canale da Porto Corsini alla Darsena di città; deve rendere adeguato, rapido e conveniente per le necessità locali il servizio di traghetto fra Porto Corsini e Marina di Ravenna.
Salutiamo con favore che, dopo un quarto di secolo da quando l’impegno è stato assunto dall’amministrazione comunale, sia in costruzione, presso la scuola di  Porto Corsini, una palestra a servizio dei lidi nord.
LIDI CENTRO
Marina di Ravenna  –  Punta Marina Terme  –  Lido Adriano  –  Lido di Dante
MARINA DI RAVENNA
Marina di Ravenna, dopo anni di splendore purtroppo mal governato, soffre ora una crisi acuta che va oltre l’andamento più o meno favorevole della stagione turistica incentrata sul servizio efficiente e pregevole offerto dagli stabilimenti balneari. Viene vissuta e frequentata molto poco oltre la spiaggia, il molo, la diga e i locali loro adiacenti, pur avendo risorse che potrebbero costituire, se espresse o dispiegate e valorizzate, elementi di attrazione e di dinamismo notevoli.
⮚ Marinara
Estranea e isolata rispetto al paese è Marinara, porto turistico che in realtà non promuove affatto la località turistica. È perfino incredibile che sia chiuso ai non addetti, impediti ad accedere con le loro famiglie alle passeggiate vicino alle barche che, allo stato attuale, sarebbe l’unica vera attrazione. Le inferriate servono solo a proteggere la privacy dei malfattori, che rubano costosi accessori o addirittura barche intere. Sono invece accessibili al pubblico i porti turistici di Porto Cervo, Punta Ala, Monaco, e dovunque si trovino località turistiche. Gli uffici dell’azienda sono inoltre chiusi ogni domenica e lunedì.
Colpe gravi sono che il Porto turistico non sia mai stato collaudato e nemmeno ultimato, essendoci ancora parti di strutture non completate e abbandonate al degrado, e che gli manchino importanti strutture come il rinforzo della diga foranea sud, parte integrante del progetto. In effetti, le mareggiate stanno insabbiando tutto lo specchio acqueo a nord della diga e solo per fortuna non ce n’è stata ancora una eccezionale come quella che tempo addietro sommerse le dighe, definite appunto formalmente, quanto assurdamente, “sommergibili”.
Vistose crepe delle banchine prospicienti la torre a scacchi, costruita su terra di riporto degli scavi del porto canale, segnalano problemi preoccupanti di instabilità. Una delle crepe è stata assurdamente tappata con silicone. Non c’è mai stato un luogo di scarico degli oli dei motori e manca anche il riciclo delle acque di tutta la nautica da riporto, ma ora sono perfino scomparsi, causa diatribe interne alla gestione della portualità turistica, i cassonetti per i rifiuti, sostituiti da cumuli di sacchi maleodoranti a cielo aperto.
Le uniche promozioni del Porto turistico sono svolte a terra con le maratone organizzate da un imprenditore benemerito. Manifestazioni veliche, quali un raduno di barche provenienti da altrove, sono state vietate. Fortunatamente, qualcosa di nautico è stato organizzato da Marinando Ravenna, associazione di volontariato che opera, attraverso la pratica della vela e pur priva di qualunque aiuto, in difesa e aiuto di soggetti affetti da varie disabilità e contro l’emarginazione giovanile
Come noto, una prima amministrazione di Marinara, gradita al partito dominante a Ravenna, ne fallì la gestione, sostituita d’ufficio con una cooperativa edile, anch’essa del tutto ignara del mercato nautico, finita poi sotto procedimento giudiziario a Ferrara. Anch’essa è stata sostituita d’ufficio con una seconda cooperativa, stavolta agricola, incapace perfino di galleggiare nel mare dei problemi insoluti.
A questa tragica situazione si pone come logica prospettiva il fallimento, istituzione fondamentale nelle economie di mercato che consente a molte attività di riprendersi su nuove e più solide basi, consentendo a chi fosse in grado di investirvi nell’acquisto e nella gestione proprie sane disponibilità e capacità imprenditoriali, di mettersi alla prova rischiando volontariamente in proprio, non con le risorse o compiacenze pubbliche. La soluzione alternativa è che il protagonista del fallimento dell’originario Consorzio MarinaRa, vale a dire il Comune di Ravenna, si accolli la gestione dell’intero comparto del diporto a Marina di Ravenna, dettandogli anche le regole.
⮚ Altre strutture strategiche da recuperare
● Immobili di potenziale utile recupero, quali il Mercato del pesce, l’ex stabulario l’area ex Rana e tutte le aree limitrofe di fronte al traghetto, richiedono che il Comune si adoperi con azioni pressanti sull’Autorità Portuale perché restituisca ad uso pubblico tutte le aree di sua proprietà, condividendo la loro destinazione col territorio.
● L’area Bukowski, sul viale delle Nazioni, dev’essere risollevata dall’inguardabile degrado attuale.
● La Fabbrica Vecchia e il Marchesato, eccezionali testimonianze storiche dei primi insediamenti pubblici intorno a cui sorse il paese, ruderi malandati e cadenti, attendono di essere ricostruiti sollecitamente a beneficio della comunità.
● Non può perdurare l’abbandono al nulla dell’ex Xenos. In attesa di una destinazione urbanistica che ne renda fattibile un progetto edilizio di forte valore turistico, occorre che l’area sia riqualificata ad uso pubblico, ad esempio tramite un accordo tra il Comune e la proprietà per allestire l’area allo scopo di ospitarvi, utilissime soprattutto d’estate, iniziative varie di interesse culturale, sociale o ricreativo a breve distanza dalla spiaggia, ma dentro il paese.
● Il recupero e la riapertura del famoso Park Hotel non possono essere ulteriormente dilazionati, se non proponendo alternative, come, ad esempio, dedicandone una parte ad edilizia abitativa.
⮚ Interventi di primaria necessità:
● nuova caserma dei carabinieri finalmente da costruire dopo oltre un decennio di attesa;
● area camper da implementare con quello che occorre ai camperisti: al momento possono solo usufruire dell’acqua e dello scarico, ma mancano del tutto la raccolta rifiuti, una manutenzione accurata e l’utilizzo di  telecamere per i controlli, mentre dare la gestione dell’area a qualche associazione del territorio farebbe cambiare la  percezione dei camperisti che al momento la vedono come area insicura;
● Centro di Ricerca da integrare alla località attraverso progetti che coinvolgano le scuole e la cittadinanza;
● Navetto  che compia un tragitto anche all’interno del paese;
● una via Trieste non più portuale deviando il traffico pesante in uscita dal porto su strada alternativa.
⮚ Nuove opere importanti
● realizzare un beach stadium fisso in un tratto di spiaggia libera, per poter ospitare nuovamente eventi su sabbia di carattere internazionale;
● riqualificare tutto il viale delle Nazioni, a partire dall’ex Colonia, ora Villa Marina, per far tornare Marina il salotto marittimo di Ravenna;
● creare isole ecologiche nascoste tra gli stabilimenti balneari e lo stradello del parco marittimo e rendere fruibile tutta la pineta tra viale delle Nazioni e gli stabilimenti balneari stessi, oggi decisamente abbandonata a se stessa;
● favorire la nascita di un parco avventura all’interno di uno spazio pinetale.
⮚ Problemi di gestione urbana del territorio
Oltre a quanto esposto nella parte generale per tutti i lidi, che richiedono manutenzioni costanti delle strade, dei marciapiedi, delle piste pedonali e ciclabili e delle aree verdi, sfalci dell’erba meno tardivi, asportazione tempestiva delle sterpaglie, pulizia delle strade più frequenti e raccolta dei rifiuti meno disordinata, si impongono le seguenti necessità di intervento:
● risanamento, messa a norma e ripristino di condizioni di sicurezza accettabili delle strade primarie che versano in condizioni di non agibilità e non possono più attendere, quali, in particolare, via Vecchi e via Spalato;
● completamento dell’intervento di viale Zara da via del Mille a via dei Pescatori;
● consistente rifacimento dell’asfalto dissestato di via del Marchesato, dall’innesto con via Ciro Menotti alla rotonda con via Trieste, soprattutto tra la zona dell’eliporto Agip e la fine della strada, dove inizia la zona capanni: quest’area dà infatti  lavoro a diverse centinaia di persone, occupate, oltreché presso la Rosetti Marino, in numerose altre aziende che rappresentano l’eccellenza del loro settore;
● aumento notevole, nelle vie in questione, degli spazi destinati alla sosta dei numerosi mezzi pesanti aziendali e delle auto dei molti lavoratori, che, nei momenti di massima occupazione, vengono parcheggiati in maggior parte ai lati delle carreggiate, peraltro ridotte in condizioni pietose, spesso a molta distanza dai posti di lavoro: occorre un atteggiamento molto più rispettoso e consapevole verso questi problemi di viabilità che affliggono imprese e lavoratori produttori di rilevante reddito economico per la comunità locale;
● radicale revisione della Zona a Traffico Limitato (ZTL) pedonalizzazione e del  Piano Traffico della località, data la confusione generale delle condizioni di mobilità, in cui anche i residenti faticano a volte a raccapezzarsi;
● gestione appropriata delle movide estive nelle zone e nei locali strategici di Marina, elemento culmine d’interesse e di attrazione dei giovani, al fine di evitare, attraverso maggiore presenze e interventi delle forze dell’ordine, eccessi e vandalismi, facendo sì che la somministrazione degli alcolici, l’uso del vetro e le notti da discoteca si svolgano in maniera regolata.
● completamento del collegamento fra via della Foca Monica e via Ciro Menotti, da inserire nella revisione del Piano Traffico, in modo da creare una sorta di piccola circonvallazione;
● risoluzione della grave carenza dei parcheggi dell’intero paese durante la stagione turistica, a prescindere dai due scambiatori con navetta lontani dal paese abitato, ampliando i posti auto e rendendone gratuiti alcuni, possibilmente aprendo ad un uso pubblico disciplinato il parcheggio di Marinara chiuso da una sbarra, riservato a chi lavora o domicilia entro la struttura, ma quasi sempre largamente vuoto e inutilizzato;
● revisione totale del piano sul mercato ambulanti a partire dal suo collocamento e, come richiedono da molti anni i residenti, farlo tornare in piazzale Marinai d’Italia e via Vecchi, almeno per il periodo invernale, realizzando gli interventi eventualmente necessari, in modo da restituirlo al centro connaturale del paese, non più ai margini come ora;
● adeguamento del servizio di traghetto fra Marina di Ravenna e Porto Corsini affinché sia  rapido e conveniente per le necessità locali, dopo oltre vent’anni passati invano dalla pianificazione della variante al Porto di Ravenna;
● realizzazione di nuovi loculi nel cimitero dopo la triste parentesi del Covid, che ha visto il ripristino delle sepolture in terra per la loro mancata disponibilità, a fronte di una crescita degli anziani tra i residenti;
● edificazione di un cimitero anche a Lido Adriano, non potendo quello di Marina di Ravenna essere a servizio di troppi paesi del litorale.
PUNTA MARINA TERME
⮚ Deficienze e malanni strutturali
● Punta Marina Terme ha molti problemi in comune con Marina di Ravenna. Molto negativa è la mancanza di un’area camper pubblica attrezzata, servizio vitale che manca da troppi anni.  Dopo le restrizioni alla sosta dei camper introdotte dal nuovo regolamento di Polizia urbana, il Comune non può sottrarsi ulteriormente dall’attivarne uno a breve distanza dalla spiaggia.
● Da risolvere è anche la grave carenza dei parcheggi durante la stagione estiva, a cui si aggiunge tragicamente l’eliminazione di centinaia di posti auto di servizio alla spiaggia col progetto del Parco Marittimo. Chiediamo una decisa, ma ragionevole, modifica di questo progetto, nell’ambito di un complessivo Piano parcheggi che consenta a Punta Marina Terme di rispondere alla domanda della propria popolazione turistica, senza cadere in crisi. La questione dei parcheggi scambiatori va risolta, perché la soppressione di tutti i posti auto che erano presenti nel retrodunale, ha creato problemi a diverse attività balneari, specie quelle che si trovano a nord del paese. Rimane comunque il problema arrecato ai molti anziani che frequentavano le nostre spiagge, perché, anziché poter entrare a pochi metri dall’ingresso degli stabilimenti, da due anni devono scendere dalle auto sul lungomare e percorrere a piedi gli stradelli.
● C’è voluta una petizione dei cittadini per sollecitare che il Comune installi dei sistemi di videosorveglianza con lettura delle targhe nei punti di ingresso di Punta Marina Terme, dove, negli ultimi anni, l’aumento di furti, rapine, spaccio e altri crimini hanno fortemente aumentato le preoccupazioni dei residenti, dei commercianti, degli artigiani e dei turisti. Queste telecamere sono state richieste fin dal dicembre 2018, ma ad oggi, nonostante l’arrivo della fibra ovunque, anche in spiaggia, non esistono. Ne occorre l’attivazione prima dell’imminente stagione balneare.
● Urgente e indispensabile, per l’accesso diretto al paese della mobilità ciclistica, è l’opera di adeguamento e collegamento della pista ciclabile tra la via Canale Molinetto e viale delle Americhe.
● I parchi pubblici, a cominciare da quello di via della Fontana, dove ha sede la Pro Loco e si svolgono molte manifestazioni e iniziative d’interesse generale, soffrono diffusamente la mancata o scarsa manutenzione, anche ordinaria.
● La notevole distanza logistica tra la scuola primaria Moretti e le scuole comunali dell’infanzia I Delfini, da cui deriva la loro incomunicabilità, imporrebbero di realizzare un polo scolastico unico nella zona retrostante il parco acquatico  Play Park 3000 di viale delle Americhe, o in altra area di ampio spazio. L’attuale sede della scuola Moretti andrebbe riorganizzata come centro anziani e di aggregazione sociale.
● La proliferazione irrefrenabile dei topi va affrontata, da un lato riformando la raccolta dei rifiuti affinché spariscano i cassonetti a loro accessibili, i bidoni stracolmi e le sportine sparse che offrono loro facile abbondanza di cibo, dall’altro con operazioni di cattura e di disinfestazione promosse  anche, nelle zone di maggiore invasione, gestite dall’amministrazione comunale.
● Il dilagamento anche dei piccioni, dovuto all’aumento dei pannelli fotovoltaici sprovvisti di dissuasori, impone, per evitare che vi nidifichino o vi cerchino riparo, che si avvii una campagna volta a produrne l’allontanamento e la riduzione.
● Gravi sono ovunque i problemi di gestione urbana del territorio, che richiedono manutenzioni costanti delle strade, dei marciapiedi, delle piste pedonali e ciclabili e delle aree verdi, sfalci dell’erba meno tardivi, asportazione tempestiva delle sterpaglie, pulizia delle strade più frequenti e raccolta dei rifiuti meno disordinata e inadeguata.
⮚ Viabilità deficitaria
Al di là della buona ristrutturazione di viale delle Americhe, le strade versano spesso in stato pietoso, piene di buche, avvallamenti e sconnessioni, che crescono, in estensione, profondità e numero, di anno in anno, e a fronte di cui i ciclisti devono effettuare vere e proprie gimcane per non caderci rovinosamente. I marciapiedi sono quasi inesistenti. Ovunque, anche la segnaletica verticale è profondamente deteriorata.
Il degrado più vistoso da risanare opprime, tra l’altro, viale dei Navigatori, l’arteria centrale che attraversa Punta Marina Terme dal suo ingresso da Ravenna fino al litorale. Messa molto male, da quasi vent’anni, è piazza San Massimiano,  luogo centrale di aggregazione del paese, su cui si affacciano le strutture della chiesa parrocchiale.
Via della Pineta, parallela a via della Fontana, molto utilizzata per chi dal centro e non solo deve recarsi a Lido Adriano, ai campeggi, ecc, richiede un intervento esteso di profondo risanamento essendo altamente pericolosa per via dell’alto numero e della dimensione dei dossi presenti.
Visto l’importante operato che i campeggi svolgono per il paese, occorrerebbe, tra via della Fontana e tutta l’area interessata, una rilevante riqualificazione dei marciapiedi, piste ciclo pedonali, viabilità e arredo urbano.
Diverse vie del paese andrebbero trasformate a senso unico, per motivi di sicurezza, viste la scarsa larghezza e la grande presenza di auto parcheggiate ai loro lati dai residenti per tutto l’anno.
⮚ Sofferenze ambientali
● La spiaggia della zona nord è afflitta da problemi di erosione marina, che impongono di essere fronteggiati con opere stabili e risolutive.
● Da alcuni anni, nelle occasione di forti mareggiate, vento di levante/scirocco, picchi di alta marea eccezionali e pressione barometrica molto bassa, il canale idrovoro che entra in paese dal mare tra il bagno Brandina e via della Fontana raggiunge livelli preoccupanti. Urge quindi verificare se sia il caso di alzarne gli argini o comunque di adottare altri provvedimenti capaci di evitare notevoli ingressioni marine in zona sud.
● Lungo il viale Cristoforo Colombo, occorre risolvere il problema dell’allagamento di ambo le carreggiate durante e dopo le piogge, specie se abbondanti, perché, non essendo presente la fogna bianca ai lati, l’acqua viene drenata dal terreno solo con un faticoso assorbimento. Da anni, in diversi tratti, specie nella zona Terme, turisti e clienti di stabilimenti balneari e del centro termale sono costretti a parcheggiare su grandi pozze d’acqua. fino al loro assorbimento completo.
● Le compensazioni finanziate al Comune da SNAM, per un totale di 25 milioni, al fine di risarcire Punta Marina Terme del grave impatto ambientale subito dalle opere a terra del rigassificatore, contestate da Lista per Ravenna, richiedono una nostra vigilanza assidua e profonda, affinché offrano solo benefici, evitando, come temiamo, che siano occasione per sfruttamenti indebiti o addirittura producano ulteriori danni.
⮚ I pini “problematici”
Su questo tema, molto sentito e discusso in questa località, si rinvia al cap. 5 “L’AMBIENTE È VITA”, paragrafo: “I pini, patrimonio ambientale”,  pag. 11.
LIDO ADRIANO
Lido Adriano, comunità costiera sorta dal 1964, si presenta come un agglomerato urbano in cui vivono una popolazione residente di oltre 6.000 persone e una popolazione estiva di circa 40.000. Centro abitato di recente costruzione edilizia, è nato, per la propria vocazione estiva, con una progettualità e un’architettura a quei tempi molto innovativa, rispondente allora alle richieste di una casa al mare, ma che oggi non è più attrattiva rispetto all’epoca moderna, essendo anche priva di valori storici o testimoniali. Nonostante ciò, Lido Adriano è diventata la seconda “città” del Comune di Ravenna per numero di residenti, dopo il capoluogo.
⮚ Sofferenze strutturali inguarite
● Nel tempo, si sono fatti tentativi per creare una vocazione paese, che difficilmente però prende piede, in quanto priva di un’aggregazione vera e propria. La società sportiva, il centro sociale e le cooperative che si occupano dell’infanzia e del sociale, luoghi per loro natura di aggregamento, non fanno però “comunità”. Sopperisce in parte il dinamismo della parrocchia come centro di socialità e di tempo libero educativo. Per creare un’anima paese, serve, nel periodo invernale, promuovere incontri e aggregazioni tra gli abitanti e dare vitalità alla cittadinanza, valorizzando come opportunità, non come impedimento, la presenza di oltre il 30% di persone con nazionalità e culture diverse. Appuntamenti a tema sulla salute, sul lavoro, sul tempo libero, sulla pulizia degli ambienti urbani, del verde, della spiaggia, ecc. offrirebbero ai partecipanti l’opportunità di diventare cittadinanza attiva.
● Lido Adriano non ha grandi potenziali per il turismo alberghiero a causa della carenza di strutture ricettive. Con la pandemia, gli appartamenti privati hanno goduto di un’alta richiesta. Attenzione però ad offrire servizi qualificati, altrimenti, finita ormai questa emergenza, si rischia di tornare a come prima.
● Il Cisim,  che poteva essere la casa degli abitanti di Lido Adriano, essendo stato così progettato, dopo che per tanti anni era stato un fiore all’occhiello del paese come Centro internazionale per l’insegnamento del mosaico, ha tradito purtroppo questa vocazione, assumendo un taglio culturale lodevole, ma di natura elitaria, per nulla inclusivo per la collettività.
● La Casa della salute deve diventare un punto di forza della località: non solo ambulatori, ma un polo di servizi socio-sanitari qualificati, capace di dare risposta immediata alla domanda di assistenza dei cittadini di Lido Adriano  e dei dintorni. Se la casa della salute funziona bene, evita  ingressi al pronto soccorso e riduce anche i disagi e le sofferenze delle  persone anziane o con disabilità, che ricevono i servizi in un luogo familiare ed ospitale, non ostico o ostile.
● A maggior ragione, occorre non allontanare o rifiutare i camperisti a causa della mancanza di un’area camper attrezzata, come invece impone il nuovo regolamento di Polizia urbana. Realizzarne una a breve distanza dalla spiaggia, a partire dalla prossima stagione balneare, è un dovere fondamentale per l’amministrazione comunale.
⮚ Ambiente e spiagge
Una proposta molto interessante, già contenuta nel programma 2021-2026 di Lista per Ravenna, è di creare un grande parco alle spalle di Lido Adriano con prevalenza di essenze di pino, per ricollegare la pineta di San Vitale a nord con quella di Classe a sud, ricostituendo un cordone pinetato che da Marina di Ravenna a Punta Marina e a Lido di Dante si riconnetta con la pineta di Classe. La manutenzione dei parchi e delle aree verdi deve però essere effettuata con la dovuta frequenza e a regola d’arte, come non succede.
Grave, in particolare, è lo stato di degrado e di abbandono del Parco dell’Incontro, che da viale Metastasio si estende fino al confine con la località di Punta Marina Terme: rami di alberi con spini penzolanti (olivelle); erbacce e rovi sui sentieri che un tempo costituivano i vari attraversamenti dai condomini ad ovest della località per raggiungere la spiaggia libera di Lido Adriano; passerelle di legno con alcune assi e porzioni di legno rotte, quasi tutte ingombrate da accumuli di sabbia che ne rendono il transito a piedi difficile, ma soprattutto impossibile per i disabili in carrozzella; percorso ginnico impercorribile a causa di intralci e impedimenti di ogni genere;  elementi di legno utilizzati per lo sport ed il corpo libero rotti, marci o danneggiati; altri in cui si potrebbero svolgere gli esercizi impediti da grandi accumuli di proni spinosi, rifiuti abbandonati ovunque.
Ma la stessa condizione ostruttiva penalizza gli attraversamenti delle dune di Lido Adriano per recarsi in spiaggia, dal Parco dell’Incontro fino al bagno Alessandra, imponendo perfino la necessità di un’accurata pulizia  col passaggio di trattori muniti di un trinciatutto. I percorsi di accesso agli stabilimenti balneari hanno essi stessi problemi di percorribilità e sicurezza, come quello che conduce ai bagni Caesar e Oasi (si allaga quando piove, con ristagno a lungo dell’acqua), o quello ciclopedonale tra il Sabbia d’Oro e Tiramisù (su cui sfrecciano pericolosamente e sollevando polveroni le auto, allagato esso stesso con le piogge, a causa dei pozzetti di scolo occlusi).
Urgentissimi sono i lavori di ricalibratura delle scogliere emerse, essendo Lido Adriano tra le località più soggette all’erosione marina.
Occorre anche sensibilizzare la proprietà della centrale di arrivo del metano di Lido Adriano, affinché proceda alla sua mimetizzazione con alberi ad alto fusto, da piantare lungo il suo perimetro.
⮚ L’emergenza rifiuti
Lido Adriano è diventata una discarica a cielo aperto. I cittadini denunciano puzza e degrado in diverse aree del paese, in particolare nelle zone IEB (Isole Ecologiche di Base, coi cassonetti della raccolta differenziata) e nelle strade ed aree limitrofe. I rifiuti ingombranti si accumulano nelle aree ecologiche o vengono abbandonati lungo le vie, restando lì per giorni e concorrendo a creare un clima di scadimento. I cittadini lamentano le carenze e lungaggini del servizio di raccolta degli ingombranti, a cui si aggiunge a volte anche la mancata raccolta dei regolari sacchi di immondizia abbandonati per lungo tempo vicino alle IEB. Le aree più colpite sono i viali Manzoni zona orti, Botticelli e relativo parcheggio, Michelangelo, Giotto, Cellini, Leonardo, Caravaggio, Metastasio, Alfieri,  Petrarca, Rossini, Puccini, Orazio, via Coppi. Si è aggiunta l’invasione di topi e di ratti, favoriti dalla disponibilità di cibo offerta dall’abbandono o dalla mancata raccolta dei rifiuti organici, tale da richiedere interventi diffusi di cattura e di disinfestazione dei roditori a carico degli abitanti stessi o, nei casi di maggiore contaminazione ambientale, dell’amministrazione comunale stessa.
La situazione è ingiustificabile. Il servizio di raccolta, sia degli ingombranti che ordinario, deve essere efficiente, quindi assolutamente rinforzato, e rispondere correttamente alle esigenze del territorio, che va tutelato e preservato da ogni forma di incuria e di insulto.
⮚ Viabilità dissestata e insicura
La viabilità di Lido Adriano richiede opere urgenti: sul piano dei collegamenti, il nuovo ponte sui Fiumi Uniti, programmato dal 2007, mai realizzato, che rispetti i limiti standard di sicurezza stradale e consenta un traffico scorrevole tra Lido Adriano e Lido di Dante; sul piano delle riqualificazioni, interventi su viali importanti che versano in grave dissesto, come viale Parini e viale Caravaggio.
In generale, un po’ tutte le strade interne, carreggiate, marciapiedi, percorsi pedonali e ciclopedonali, soffrono di manutenzioni carenti e inadeguate e/o della necessità di rifacimenti e adattamenti. A volte  è assente la pubblica illuminazione, ci sono erbe alte non sfalciate ai lati, assenza totale di cestini in cui conferire piccoli rifiuti di passaggio, canaline di scolo e tombini ostruiti da accumuli di terra e di erba, con allagamenti dovuti al mancato deflusso delle acque. Alla fermata bus di viale Manzoni n. 25, i tanti bambini che aspettano l’arrivo del loro mezzo non hanno una pensilina in cui ripararsi dalla pioggia.
C’è dunque molto da fare per la prossima nuova amministrazione comunale per far fronte a tanto abbandono e squallore.
LIDO DI DANTE
⮚ Un paese che va a fondo
Lido di Dante e la sua storica pineta Ramazzotti stanno letteralmente sprofondando nella subsidenza, subendo una pesante erosione costiera produttiva di ingressione marina e di avanzamento del cuneo salino, nonché di scompensi nelle reti di acqua e fogne e nella stabilità degli edifici. Le piattaforme estrattive di Angela Angelina (soprattutto) e di Angela Cluster, che estraggono metano, estendendosi da 2 chilometri nella costa di Lido di Dante fino a 5 nell’entroterra, sono largamente responsabili di uno sprofondamento del suolo che solo tra il 1984 e il 2011, secondo gli accertamenti della Regione, abbassò di 45 centimetri Lido di Dante, da allora continuando incessantemente. Il 6 luglio 2017, la stampa ravennate annunciò trionfalmente una “risposta positiva sulla chiusura anticipata di Angela Angelina” in virtù del fatto che “l’amministratore delegato di Eni ha assecondato le richieste del sindaco di Ravenna”, molto compiaciuto perché  si era “acclarato che il resto delle piattaforme presenti in Adriatico per quanto riguarda il nostro territorio non ha interazioni con i fenomeni di subsidenza a terra, mentre Angela-Angelina è eccessivamente vicina alla costa e ad un luogo di altissimo pregio ambientale”. Benché la concessione per lo sfruttamento di questi impianti scada ormai nel 2027, niente ancora si è neppure manifestato al riguardo. Il tradimento di quell’impegno, a favore dello sfruttamento minerario, ha intensificato rovinosamente lo sprofondamento di Lido di Dante per circa ulteriori due centimetri l’anno. Aggiungendosi gli effetti rovinosi del cambiamento climatico, che produce innalzamento dei mari e violente mareggiate invernali, si impone la destinazione di grandi investimenti alla protezione della costa di questo lido posta a sud dei Fiumi Uniti. Occorre peraltro concludere innanzitutto i lavori sulla foce fluviale, finanziati dall’Unione Europea con 452 mila euro, per l’innalzamento dell’argine destro.
⮚ Zona nord del paese
La stessa zona nord del paese deve diventare patrimonio pubblico ed essere valorizzata come grande area per il turismo ambientale.
● Occorre disporne la salvaguardia e la bonifica, dalla foce dei Fiumi Uniti, tra l’argine destro e via Marabina, lungo tutto l’abitato, dotandola di quel rimessaggio e attracco per piccole imbarcazioni della nautica di diporto che Lido di Dante e Lista per Ravenna chiedono da decenni.
● A fianco di tale zona, nel tratto di spiaggia che precede il primo stabilimento balneare, va ripristinata l’area cani autorizzata, la cui mancanza dal 2015 ha prodotto una riduzione significativa dei turisti che portano al seguito i loro animali. È stata richiesta dai cittadini con una petizione popolare. Segnalata da un’apposita cartellonistica che indichi il percorso per raggiungerla, dovrà  essere opportunamente gestita, con l’offerta dei servizi necessari.
⮚ Pineta e spiaggia
Siamo favorevoli a ripristinare gradualmente la fruizione della pineta fino al Bevano, utilizzando il solo stradello centrale. Sono però necessarie regole e controlli precisi che permettano a tutti i cittadini e turisti di godere di un corretto contatto con la natura, sanzionando pesantemente i trasgressori.
La pratica del naturismo è una risorsa dal punto di vista sia turistico, sia economico, che concorre ad arricchire l’offerta turistica di Lido di Dante. Non bisogna combattere la pratica del naturismo, ma i fenomeni di degrado, di malcostume e di indecenza, che offendono e disturbano non solo chi la sceglie come filosofia di vita, ma tutti quelli che amano e frequentano Lido di Dante. Di primaria importanza è la sicurezza dei cittadini e dei turisti che frequentano il lido. Deve essere messa in campo un’azione di lotta a all’illegalità e al degrado, che colpiscono non solo spiaggia e pineta, ma il paese stesso. La spiaggia nudo-naturista manca al momento di una gestione e di ogni elementare servizio, che porterebbero ad un miglioramento della qualità e della sicurezza della sua offerta turistica, risorsa indispensabile per la località. Sosteniamo a tal fine il progetto della Pro-Loco (vedi: https://www.prolocolidodidante.it/progetti/).
Sulla parte non urbanizzata di viale Catone, deve essere realizzata, prima della prossima stagione estiva, grazie alla richiesta unanime del Consiglio comunale su proposta di Lista per Ravenna, una ZTL, che ha lo scopo di preservare il tratto pinetale, altrimenti soggetto ad invasioni indecenti e a traffici illeciti, dall’accesso veicolare non autorizzato di mezzi motorizzati.
⮚ Viabilità e trasporti
Uno dei punti salienti è poter raggiungere Lido di Dante in condizioni agevoli e di sicurezza, attraverso via Marabina, unica strada che lo collega all’entroterra, di cui appare urgente il ripristino o riassetto delle parti malandate ed un’adeguata ricalibratura, che richiede una pista ciclabile parallela alla sua carreggiata e il rafforzamento dell’illuminazione e della segnaletica, largamente insufficienti.
Il paese è afflitto da strade e marciapiedi in pessime condizioni di transito e di sicurezza, causa le radici degli alberi a lato dei viali che sollevano o disgregano la pavimentazione viaria. La situazione, generalizzata, è ormai fuori controllo, a danno grave dell’ospitalità turistica. L’Amministrazione comunale deve farsene carico, cominciando dai seguenti tratti, più gravemente ammalorati, delle arterie principali: via Marabina, dal ristorante Lidò all’incrocio con viale Costanza; viale Costanza, dall’incrocio con via Marabina a viale Beatrice; viale Catone, dall’incrocio con viale Paolo e Francesca a quello con via Marabina.
È stato programmato dal 2007, mai realizzato, il nuovo ponte sui Fiumi Uniti, che rispetti i limiti standard di sicurezza stradale e consenta un traffico scorrevole tra i due lidi. Va realizzato assolutamente, al fine dei seguenti benefici: facile raggiungimento dei servizi mancanti alla località nel periodo invernale, come supermercato, farmacia, medico, banca e posta; trasporto pubblico disponibile tutto l’anno, utilizzando le corse degli autobus che servono Lido Adriano, in tal modo passando agevolmente da Lido di Dante; polo scolastico di Lido Adriano facilmente raggiungibile dagli studenti, che evitano così di dovere recarsi a Ravenna.
Viene sempre più richiesta dai cittadini e turisti la realizzazione di un percorso cicloturistico ad anello che, partendo da Lido di Dante, possa comprendere la pineta Ramazzotti, la foce del Bevano, la torretta di avvistamento, l’Ortazzo e l’Ortazzino, la Torraccia e gli scavi archeologici di Classe. Al riguardo, potrebbe essere molto valida, per turisti e cittadini, un opzione che eviti la pineta Ramazzotti, cioè, arrivare da Ravenna a Lido di Dante sulla pista ciclabile parallela a via Marabina, costeggiare quindi il viale Catone e ripristinare poi le servitù di passaggio nei territori agricoli fino alla torretta, da cui proseguire per qualunque mèta prefissata. Sul percorso cicloturistico europeo “AdriaBike”, che comprende un lungo tratto di riviera di Lido di Dante, devono essere aggiornati i cartelli segnaletici e i percorsi.
⮚ Infrastrutture e dotazioni
● Ormai recuperate dal degrado e messe in sicurezza le due ex caserme della Finanza, dopo il troppo tempo passato dai richiami di Lista per Ravenna, dobbiamo purtroppo registrare che verrebbero utilizzate per alloggi residenziali. Lido di Dante avrebbe preferito che quella principale fosse destinata – come Lista per Ravenna aveva proposto – a centro di aggregazione per giovani e anziani o servizi per la collettività, quali un posto di Polizia locale nel periodo estivo, un ambulatorio medico per l’assistenza turistica, ecc.
● L’ampia area sportiva, presente all’ingresso della località, potrebbe costituire un valore aggiunto per la valorizzazione del turismo sportivo, ma il suo utilizzo è limitato dalla mancanza delle attrezzature necessarie, soprattutto di uno spogliatoio multiuso e dei servizi. È forse l’opera più urgente da realizzare.
● Il Comune deve rispettare, con la massima urgenza, il proprio datato piano urbanistico che prevede la realizzazione di un’area camper regolarmente attrezzata, in luogo di quella provvisoria, ma assolutamente carente dei servizi dovuti. Deve anche ripristinare la segnaletica di divieto di accesso a Lido di Dante ai mezzi superiori a 2,5 tonnellate, con l’eccezione di quelli diretti alle strutture ricettive e alla prossima (si spera) area camper.
● Occorre aggiornare urgentemente gli arredi urbani, ormai desueti e obsoleti, disdicevoli alla vista, soprattutto dei turisti. Non possono mancare colonnine di ricarica elettrica nella piazza centrale, per bici ed auto elettriche.
LIDI SUD
Lido di Classe   –    Lido di Savio
LIDO DI CLASSE
Lido di Classe ha un enorme potenziale inespresso, ma che è possibile far emergere concretamente.
Per farlo serve una chiara visione d’insieme che guardi sia ai suoi punti di forza così come alle sue difficoltà e che proponga soluzioni mirate, per dare priorità a ciò di cui c’è più bisogno.
Questa località ha due grandi cuori, la natura e il turismo, che siamo convinti possano rafforzarsi l’un l’altro. Su queste due grandi tematiche si innestano molte riflessioni e richieste della cittadinanza.
⮚ Natura
• Lido di Classe è vicina (oltre che alla Pineta di Classe) all’Ortazzo e all’Ortazzino, due pregiatissime aree naturali. È noto come proprio queste siano state oggetto di tormentate vicende anche giudiziarie e Lista per Ravenna ha dimostrato di aver seguito attivamente e a fondo queste vicende, facendosi portatrice di un aumento della tutela ambientale che è ora in corso d’opera. La nostra promessa è quella di continuare questo impegno, di assicurarci che la riclassificazione arrivi a termine e che auspicabilmente quegli importanti terreni possano un giorno diventare di proprietà pubblica, di tutti.
• A Lido di Classe registriamo anche importanti iniziative dei privati volte a far conoscere e amare le bellezze naturali del luogo (ne sono un esempio sia il Festival Naturae che il Centro Visite Bevanella). Siamo convinti che queste esperienze di successo debbano essere incoraggiate e aver ancora più risalto, anche rispetto agli itinerari naturali della Regione.
• La spiaggia libera a sud di Lido di Classe (confinante col fiume Savio) è una preziosa spiaggia “pet-friendly” (dedicata agli animali domestici) Nella convinzione che una spiaggia del genere sia non solo necessaria per il benessere dei nostri amici animali, ma anche un valore che i turisti prendono in considerazione nella scelta di una località balneare, ci impegniamo a richiedere che venga installata una doccetta per cani al suo ingresso, che consenta sia di pulire dalla sabbia i propri amici a quattro zampe che di abbeverarli dopo una giornata di sole.
• A Lido di Classe sta procedendo un’importante opera di lottizzazione a nord e a sud della cosiddetta “zona nuova”. Ci impegniamo a vigilare sul rispetto degli impegni ambientali da parte dei costruttori e affinché sia anche costruito a regola d’arte il ponte ciclopedonale sul fiume Savio.
⮚ I pini “problematici”
Su questo tema, molto sentito e discusso in questa località, si rinvia al cap. 5 “L’AMBIENTE È VITA”, paragrafo: “I pini, patrimonio ambientale”,  pag. 11.
⮚ Turismo e viabilità
Per avere più turisti bisogna innanzitutto che questi siano messi nelle condizioni di arrivare senza troppi disagi a Lido di Classe.
• Stazione ferroviaria – La stazione ferroviaria di Savio è un punto di arrivo per tante persone,  per coloro che sono diretti a Lido di Classe e a Lido di Savio, ma anche per coloro che da tali località vogliono recarsi al vicino parco divertimenti di Mirabilandia, dato che dalla stazione parte ed arriva il pulmino ad essa dedicato. È quindi necessario che, almeno nelle stagione estiva, vi sia un pulmino coordinato con gli orari di arrivo e di partenza dei treni, essendo insufficienti gli autobus di linea. In questo senso ci facciamo promotori di sperimentare qui la proposta del Comune sul pulmino a guida autonoma, visto anche che il tratto di strada sarebbe proficuo per tale esperimento, trattandosi di un percorso essenzialmente rettilineo con pochissime intersezioni.
• passaggio a livello – Ad ogni transito dei treni, che impone anche più di 20 minuti di attesa, si producono nei giorni di punta file di 4/5 chilometri che, in caso di emergenze, impediscono anche l’arrivo delle ambulanze e dei mezzi dei vigili del fuoco e della pubblica sicurezza. Se ne invoca la rimozione da trent’anni, ma ora, visto che c’è anche un recente Protocollo d’intesa fra la Regione e il Ministero dei Trasporti, la questione non è più rimandabile.
• viale dei Lombardi – L’illuminazione di viale dei Lombardi deve avvenire su tutta la sua estensione. Questa importante via di collegamento è l’unica che garantisce, con la sua pista ciclabile in sede riservata e distinta da quella stradale, un percorso sicuro a tutti coloro che vogliano recarsi in bici alla stazione ferroviaria, nonché al parco divertimenti Mirabilandia e viceversa. Ma non solo: basti pensare ai giovani ravennati che d’inverno vogliono recarsi magari a Milano Marittima in bici e che passano per il viale, dato che l’alternativa sarebbe la ben più pericolosa via Romea sud. Questo tragitto, in particolare, diventerà ancora più centrale a seguito del completamento della ciclabile del Parco Marittimo di Ravenna, a cui si allaccia, e della costruzione del ponte ciclopedonale sul fiume Savio, venendo a creare una ciclabile continua per tutta la riviera romagnola, percorsa quindi non solo dagli abitanti di Lido di Savio, ma anche di Milano Marittima e Cervia. Per questi motivi, è di primaria importanza che sia illuminato. Di notte, attraversando dei campi, è completamente avvolto nell’oscurità e i pochi ciclisti che vi si avventurano sono sempre abbagliati dalla luce delle auto.
• monopattini e bici elettriche – Lido di Classe ha il grande vantaggio di essere una località tranquilla e poco rumorosa ma altresì vicina a importanti luoghi di svago. Con il completamento della ciclovia adriatica anche a Lido di Classe, Lido di Savio e Milano Marittima, i nostri giovani potranno recarsi ancora più facilmente e in sicurezza, con percorsi ciclabili protetti, illuminati e in buono stato, in quelle località – come Milano Marittima – che la sera attirano ragazzi e ragazze da ogni luogo. Per questo, pensando soprattutto ai più giovani, privi di patente di guida, vogliamo che il servizio di monopattini elettrici, già attivo a Cervia e Milano Marittima, sia esteso anche ai territori di Lido di Savio e di Lido di Classe, dando continuità al servizio e garantendo una migliore connessione fra queste località. I collegamenti via autobus, infatti, terminano ad orari incompatibili con quelli della movida notturna.
⮚ Turismo e strutture ricettive
● ristorante del campeggio ex-Bisanzio – ora che finalmente Lido di Classe ha riavuto il suo campeggio, è importante che venga al più presto riaperto anche il ristorante che vi sorgeva accanto, o comunque sempre un’attività che possa analogamente soddisfare i turisti e i cittadini;
● area camper attrezzata –  ad oggi, Lido di Classe ha anche un’area camper vicino a viale dei Lombardi. La concessione dell’area però impone di attivare una serie di servizi importanti e fondamentali per i turisti. Vigileremo che l’attuale concessionario mantenga fede agli impegni contrattuali presi.
⮚ Manutenzioni
La cura del manto stradale, dei marciapiedi e del verde pubblico devono uscire da un’ottica di manutenzione    “straordinaria” per diventare, invece, oggetto di interventi programmati e pianificati che consentano di prevenire situazioni dove la sicurezza e il decoro urbano siano gravemente compromessi. Lo storico problema delle radici che sollevano la pavimentazione di strade e marciapiedi deve essere affrontato valutando dove i pini la cui pericolosità di caduta sia attestata di classe D debbano essere abbattuti sostituendoli con pini giovani, di cui assistere la crescita con adeguate pratiche di manutenzione; mentre negli altri casi di pericolosità più lieve o potenziale (rientranti in tutte le classi minori della D), si potranno effettuare interventi di consolidamento della zolla radicale attraverso l’ancoraggio delle branche delle radici del piatto radicale, operazione di comprovata e duratura efficacia capace di triplicare il fattore di sicurezza dell’albero e di consentire una riduzione dei costi, valutando da un lato il mantenimento del valore ornamentale e dei servizi ecosistemici elevati  garantiti da un albero adulto rispetto agli alberi giovani e dall’altro i costi di abbattimento, reimpianto, cura e irrigazione di un albero giovane stesso.
LIDO DI SAVIO
Lido di Savio soffre in genere la disattenzione dell’amministrazione comunale alla cura e alla vivibilità delle località di mare. Condivide con Lido di Classe una serie di problemi specifici della zona sud, che la distanza da Ravenna, chilometrica e logistica, acuisce. Lamenta in particolare di non ricevere alcun beneficio dall’essere di gran lunga la maggiore fornitrice di soldi alle casse del Comune con la tassa di soggiorno.
Ecco dunque che le strade e i marciapiedi, anche della viabilità principale (viale Verghereto, ecc.), orfani di interventi manutentivi programmati, sono difficoltosi e pericolosi da percorrere, oltreché bisognosi di più frequente pulizia da parte di Hera. Altrettanto succede per le aree verdi attrezzate, scarsamente oggetto di manutenzione. Alla stazione ferroviaria di Savio, punto di arrivo di tante persone, soprattutto turisti, dirette a Lido di Savio, manca un servizio di collegamento coordinato con gli orari di arrivo e di partenza dei treni, ad esempio tramite un pulmino. Il passaggio a livello di viale dei Lombardi, direttrice di arrivo ai lidi sud dal versante nord, resta chiuso anche più di 20 minuti ad ogni passaggio di treno sulla linea Ravenna-Rimini. Il fiume Savio, che trasporta acque a tutta vista malsane, producendo ad ogni stagione qualche divieto di balneazione, attende inutilmente interventi capaci di rimuoverne le cause a monte. Si pongono tra gli interventi più urgenti l’adeguamento e la messa a norma dello scarico dell’impianto idrovoro nelle acque del fiume stesso, come pure, sul lato spiaggia, la ricalibratura delle scogliere emerse che risultano danneggiate. Invochiamo da sempre che il ponte sul fiume Savio, collegamento tra Lido di Savio e Lido di Classe molto pericoloso per chi si muove a piedi o in bici, sia affiancato da una passerella ciclopedonale. Se ne attende l’annunciata realizzazione, a tutt’oggi ancora di “imminente” realizzazione
⮚ Le prospettive, più ombre che luci
Residenti e turisti storici di Lido di Savio, presso cui abbiamo condotto un sondaggio, ricordano come Lido di Savio sia già stato sottoposto, dagli anni ’70, ad opere di speculazione edilizia senza criterio, di cui ha risentito malamente il lungomare. Esse non giustificano oggi le nuove opere di urbanizzazione volte a cementificare lotti preziosi di terreno e a disboscare superficie prima ricche di vegetazione e alberi pluridecennali. Nel recente mese di febbraio 2025, un gruppo di loro ha denunciato al Nucleo dei Carabinieri Forestali decine di abbattimenti di pini e betulle avvenuti lungo viale Byron, approvati dal Comune per consentire la realizzazione di una nuova rotatoria assolutamente non necessaria, in quanto il traffico su questo viale non è mai congestionato e ingombrante, bensì sempre moderato, se non addirittura scarso, perfino in alta stagione.
Questo notevole e repentino incremento delle aree urbanizzate ha destato sgomento e fatto sorgere molte lamentele, in particolare nei proprietari di seconde case, che contestano l’eccessiva cementificazione del Lido negli ultimi anni, a discapito delle aree naturali che prima lo caratterizzavano.  Abbiamo raccolto lamentele, secondo cui “dal cemento di città come Bologna e Milano si fuggiva in estate per trovare ristoro in un luogo che riusciva a mantenere ancora una parte inalterata della sua naturalità, ora però svanita”. C’è chi ha dichiarato che potrebbe addirittura optare per altre località di villeggiatura.
Si stenta a credere che le nuove aree residenziali, benché di lusso, coi relativi servizi commerciali, producano – come dice l’amministrazione comunale per “giustificare” le cementificazioni invasive – una clientela disposta a viverci tutto l’anno, non solo d’estate, dando vitalità al paese e consentendo l’agognata apertura di uno sportello postale e di uno sportello bancario, nonché di una farmacia, di una panetteria e di un esercizio commerciale non solo estivi. Questi cinque servizi sono peraltro già tutti necessari da subito.
Né possono assolvere il danno ambientale e la distorsione identitaria del Lido le opere pubbliche cosiddette “di compensazione”, che vengono costruite in cambio delle devastazioni ambientali: un centro sportivo con campo da calcio regolamentare, più uno di allenamento, due campi di calcetto e due da tennis, con relativi spogliatoi, e una dorsale fognaria atta a dirigere gli scarichi urbani direttamente nel depuratore senza immettersi preliminarmente nella condotta di Lido di Classe: l’amministrazione comunale avrebbe infatti avuto il dovere di realizzarle in proprio, con le vistose entrate turistiche che riceve da Lido di Savio più che da ogni altro suo lido. Discutibile, quanto meno, è l’utilità pseudo “compensativa” – dicono i residenti e i turisti storici – di una circonvallazione esterna sul lato nord per trasferirvi  – sostiene l’amministrazione comunale – “il traffico che ingombra e intasa viale Byron”, benché inesistente anche d’estate.
Occorrerà vigilare su altri impegni importanti assunti, quali la realizzazione di una nuova area camper pienamente (si spera) attrezzata, in luogo di quella smantellata per far posto a nuove edificazioni, e la cessione gratuita all’amministrazione comunale di cinque ettari di pineta, su cui si spera nella capacità dell’ente pubblico di valorizzarla e curarla adeguatamente a beneficio del paese.
Qui si innesta la grande scommessa del Parco agricolo, vicino alla foce del Savio e all’interno della sue anse, con l’obiettivo di aprire il litorale alla fruizione di luoghi agrari e naturali, pinete e zone umide comprese, sia con attività didattiche e di ricerca, sia creando spazi organizzati per attività sportive, ricreative, di relax ed anche ricettive, compatibili con la naturalità dell’ambiente. Sulla concreta e coerente fattibilità del progetto di massima è doveroso chiedere molta prudenza e controllarne passo per passo la messa in opera.
⮚ Richieste e segnalazioni puntuali
Registriamo infine alcune richieste e segnalazioni puntuali da parte della popolazione:
● occorre una chiesa coperta, che sia attiva tutto l’anno: quella temporanea, allestita all’aperto nel periodo estivo, risulta in certi orari impraticabile, a causa delle temperature elevate; la più vicina in muratura, situata a Lido di Classe, non è fruibile in inverno, se non previa intesa col parroco di Savio di Ravenna;
● è necessario aumentare gli spazi di sosta per le auto riservati agli invalidi, richiesti espressamente da turisti portatori di disabilità che dichiarano di non trovarne nella zona sud del Lido;
● andrebbe ripristinato, almeno per il periodo estivo, un presidio di pubblica sicurezza, esistito fino agli anni ’90;
● alcuni tratti di marciapiede dissestati (ma non certo a causa dei filari di pini presenti), necessitano di manutenzioni latitanti da anni;
● la stessa segnaletica stradale, scarsamente visibile, andrebbe rifatta;
● i contenitori nuovi di rifiuti, installati lo scorso anno sui marciapiedi lungo viale Romagna, insufficienti come numero, essendo molto distanti l’uno dall’altro, e inadatti come capienza e come apertura (i rifiuti,  non passando dal foro d’entrata, sono spesso abbandonati all’esterno nei casi di feste e sagre estive con la presenza di stand gastronomici), andrebbero potenziati e adattati al bisogno;
● l’approvvigionamento idrico destinato alle nuove alberature messe a dimora, effettuato, durante il periodo estivo, nelle ore più calde della giornata, dovrebbe avvenire in una fascia giornaliera più indicata
⮚ I pini domestici
Su questo tema, molto sentito e discusso in questa località, si rinvia al cap. 5 “L’AMBIENTE È VITA”, paragrafo: “I pini, patrimonio ambientale”,  pag. 11.
8.   IL CENTRO STORICO
1. ZTL – Le Zone a Traffico Limitato (ZTL) nei centri urbani sono una conquista di civiltà per la salute dell’ambiente e per la mobilità pedonale e ciclabile. In una città congestionata come Ravenna, richiedono però di essere meglio strutturate o disciplinate. Il rilascio dei permessi per accedervi devono tener conto, tra l’altro, dell’intenso sviluppo di nuove e primarie esigenze sociali, particolarmente attuali nella comunità ravennate, dovute alla forte espansione, particolarmente nel centro storico, delle famiglie unipersonali, persone sole le quali, per età avanzata e/o per particolari patologie o impedimenti, richiedono un sostegno da parte di familiari non più conviventi o di determinate figure assistenziali, dipendenti da servizi pubblici o da cooperative sociali, oppure volontari, quali caregiver, infermieri, assistenti sanitari, operatori socio-sanitari, fisioterapisti, callisti, ecc. Ma non tengono conto neanche del bisogno che le persone sole mantengano soddisfacenti relazioni psico-affettive e materiali coi nuclei familiari di base, sempre più frazionati in residenze diverse e spesso distanti, in particolare coi parenti in linea retta di primo grado (genitori e figli) ed in linea retta di secondo grado (nonni, genitori e nipoti).
2. Navette ecologiche – Occorre organizzare, con mezzi ecologici snelli e sufficientemente frequenti, navette di andata e ritorno tra i parcheggi scambiatori esistenti presso Cinema City e Pala de André e il centro storico. Sabato pomeriggio, domenica e festivi corse gratuite.
3. Carico e scarico merci – Di fronte al caos selvaggio del carico e scarico delle merci in tutto il centro storico, va realizzata un’area di movimentazione e stoccaggio in cui ne siano concentrati i flussi e organizzata la catena del trasporto intermodale. Lì dovranno concentrarsi i grossi furgoni o camion, mettendo in opera, per lo smistamento delle merci, mezzi più piccoli e leggeri, meno invasivi, che, ottimizzando i percorsi per minimizzare gli spostamenti, effettuano le consegne finali.
4. Stop a nuovi centri commerciali – Gli strumenti urbanistici del Comune di Ravenna vigenti del 2021 hanno previsto, in larga parte già realizzato, la costruzione di nuove 12 strutture della grande distribuzione commerciale, di cui una fino a 5.000 metri quadrati e le altre fino a 2.500, oltre ad una serie di altre fino a 1.500. S’impone una moratoria ferrea di questo scenario pazzesco di morte programmata delle piccole e medie imprese commerciali, micidiale soprattutto per il centro urbano di Ravenna, anche se colpisce in genere tutte le zone urbanizzate e il forese.
5. Canoni di affitto agevolati – Nel 2021 uno studio di Confcommercio stimava in 30.000 euro/annui il costo medio degli affitti ad uso commerciale, certamente aggravatosi in questi anni. Il Comune convochi urgentemente un tavolo tecnico con l’obiettivo di ottenere da parte dei proprietari degli immobili una sostanziale riduzione dei canoni di affitto dei locali, per un periodo minimo di tre anni, nelle strade e nelle zone e frazioni più colpite dalla chiusura e mancata apertura dei negozi. Il Comune restituirebbe lo sconto praticato, sotto forma di riduzione o taglio di imposte comunali.
6. Parcheggi scontati per i lavoratori – Per quei lavoratori del centro storico che ne dimostrino l’effettiva necessità, servono tariffe convenzionate di lungo periodo concesse attraverso un apposito bando pubblico, oppure, in alternativa, l’introduzione di opportune fasce tariffarie calmierate. In ogni caso, va evitato che debbano impegnare almeno una mensilità del proprio reddito annuale da lavoro solo perché, in mancanza di alternative praticabili, devono parcheggiare l’auto in centro.
7. Parcheggi liberi in piazza della Resistenza e in piazzale Spik – Occorre riportare a strisce bianche il parcheggio in piazza della Resistenza, quale possibile punto di ingresso pedonale al centro storico tramite il percorso sulle mura storiche opportunamente riqualificato, e quello di piazzale Spik in viale Randi, di fronte all’ex pronto soccorso ospedaliero, strategico per le visite alle persone ricoverate nell’ospedale civico.
8. Arredo, aree verdi, viabilità e spazi pubblici – Spesso trascurati e malmessi, causa i mancati controlli sul rispetto degli impegni in carico ai servizi e alle imprese che ne hanno gli obblighi di manutenzione e di cura, bisogna organizzare un piano organico di vigilanza sulle loro condizioni e di interventi sanzionatori delle inadempienze (vedi il cap. 2).
9. Segnalazione delle situazioni di degrado – Per fronteggiare le situazioni di incuria e degrado prima che si incancreniscano, occorre avvalersi anche, in modo strutturato, delle segnalazioni prodotte dagli assistenti civici, cittadini volontari alcune delle cui formazioni già supportano la Polizia locale.
10. Installare nelle principali vie cartelli multilingua educativi – Possono servire a disincentivare gli atteggiamenti incivili più comuni che depauperano la qualità dei luoghi, inserendovi messaggi dedicati alle varie tipologie di utenza, dai ciclisti ai possessori di cani, rimarcando particolarmente il divieto di abbandono dei rifiuti a terra.
11. Strategie per la promozione dell’identità urbana e di grandi eventi – Andrebbe istituita un’equipe intersettoriale capace di interagire coi numerosi servizi che, avendo svariate competenze utili, sono cronicamente incapaci di dialogare tra loro, ricercando anche sul mercato, con trasparenza, tecnici di alta professionalità ed esperienza atti a comporla.
9.   LA NUOVA DARSENA DI CITTÀ
L’obiettivo è restituire la vera Darsena del nostro centro urbano all’identità che caratterizza Ravenna come città interculturale di acqua e di porto. Per contribuire alla vera rinascita della Darsena di città occorre muoversi lungo tre principali direttrici, rivolte a raggiungere risultati concreti nell’arco del mandato 2025-2020, senza inseguire idee al momento fantasmagoriche prive persino di un progetto di fattibilità, come le passerelle da 50 milioni volanti sopra la stazione ferroviaria per congiungerla al centro storico.
In assenza di un adeguato intervento al sistema fognario (il cui adeguamento è stato finora parziale e insufficienza9 e di alcuna bonifica del suo fondo malsano, il canale intorno a cui la Darsena è disposta rischia di accentuare la già evidente insalubrità dell’area, condannandola all’insostenibilità ambientale. Occorre pertanto dare corso immediato ai progetti volti a realizzare queste opere.
Una Darsena di città che abbia come elemento centrale l’acqua non può cestinarne, anche per colpa degli impasse prodotti dal ponte mobile, la propria finalità turistica, fissata nel Piano Strutturale Comunale 2007, ancora vigente. C’è un protocollo tra tutti gli enti pubblici interessati sulla realizzazione del “decollo del trasporto persone, con riferimento al nuovo importante segmento della crocieristica, attestato su Porto Corsini per le grandi unità e sulla stessa darsena di città per le mini crociere”, che non merita di essere affossato. Resta indispensabile la fattibilità di un collegamento diretto via acqua tra Porto Corsini e  la Darsena stessa.
È necessario portare a sintesi ed organicità, allo scopo di superarne la frammentarietà e l’inconsistenza, i progetti, culturali anche in senso lato, impostati, ipotizzati o in corso di realizzazione nella Darsena di città, sollecitando e favorendo ogni ulteriore iniziativa di qualità proposta dalle associazioni o dalle imprese che intendono investirvi risorse economiche, umane e professionali. Più delle nuove cementificazioni ed escludendo grandi supermercati, servono attività vitali e attrattive, condizione perché si possa colmare realisticamente la frattura esistente con il centro storico,  una volta che si riesca a qualificare nei fatti la stazione ferroviaria non più come barriera ma come cerniera tra due eccellenze urbane confinanti della nostra città.
Ci sono monumenti di archeologia da restituire alla Darsena “viva” e produttiva, estraendoli dal degrado e dallo sfacelo, sul fronte destro del canale, quali l’ex Sir, paraboloide detto Sigarone simbolo della Darsena stessa, l’ex CMC (tuttora sulla  carta) e l’antico tiro a segno del 1895, come su quello sinistro, quali l’ex Mosa e l’ex Fiorentina 1, all’interno dei quali potrebbe trovare sede il Politecnico dell’Arte, federativo dell’Accademia di Belle Arti e dell’Istituto musicale Giuseppe Verdi (vedi il cap. 4).
10.   I PAESI DEL FORESE
Le località del forese sono sempre state trattate dall’attuale Amministrazione come territori di quarta categoria. Molte sono affette da un eccessivo e squilibrato incremento edilizio spesso di natura speculativa, non accompagnato da una pari dotazione di servizi pubblici; le altre subiscono lo spopolamento in conseguenza di una politica urbanistica, dei trasporti e dei collegamenti e degli stessi servizi pubblici che ha impoverito il tessuto sociale delle campagne
Sono innumerevoli, in questo programma, gli interventi specifici previsti per il forese, specificati in ogni singolo capitolo, che per sintesi, riconduciamo a questi assi prioritari:
1. massima attenzione e rafforzamento ad un piano di sicurezza e presidio dei territori tramite presenza costante della polizia locale e della sicurezza ausiliaria;
2. sostenere il mantenimento di tutte le sezioni delle scuole per l’infanzia (3-6 anni) e delle scuole primarie (6-11 anni) esistenti, dislocandovi opportunamente il tempo pieno o i doposcuola;
3. sviluppare ed estendere i nidi per l’infanzia (0-3 anni) associandoli alle scuola per l’infanzia in un unico polo edilizio;
4. no ai piani urbanistici vigenti che espongono il forese ad ulteriori lottizzazioni speculative, bensì possibilità di realizzare su aree già urbanizzate nuove case a misura familiare e interventi di ammodernamento e ricucitura degli insediamenti esistenti;
5. promuovere al riguardo forme associative di ristrutturazione e riqualificazione di aree in cui realizzare insediamenti con piccoli lotti edificabili sottratti alla speculazione edilizia nel forese, grazie a cui, attraverso lotti minimi per la costruzione di alloggi ad uso diretto delle famiglie, si incentivano i cittadini a non abbandonare quelle aree;
6. promuovere e sostenere l’insediamento di servizi ed esercizi pubblici;
7. incentivare il mantenimento nelle frazioni delle attività economiche legate ai bisogni primari e alla produzione di reddito e di posti di lavoro;
8. predisporre un piano di esenzione per cinque anni dalle imposte comunali sulle nuove imprese commerciali e per quelle esistenti che ampliano la propria sede o le loro attività oppure assumono personale in forma stabile;
9. promuovere e sostenere il ricambio generazionale nelle imprese agricole che costituiscono l’attività prevalente del tessuto foraneo;
10. incrementare la rete dei trasporti e dei collegamenti con i vari centri urbani e la città, in particolare prevedendo corse giornaliere gratuite per i minori che frequentano attività scolastiche o formative;
11. attivare uno Sportello Unico Itinerante (SUI) nelle frazioni durante i giorni di mercato col quale i cittadini potranno interfacciare la pubblica Amministrazione per ottenere certificati, presentare qualsiasi tipo di pratica, protocollare istanze, rinnovare documenti e ricevere informazioni.
11.   IL DIRITTO ALLA SALUTE
Con la creazione dell’AUSL unica di Romagna, il controllo e la programmazione sanitaria sono state centralizzate, esautorando i Comuni e i consigli  comunali, ridotti a meri ratificatori  di decisioni prese altrove, togliendo voce in capitolo ai sindaci. Ogni primo cittadino ha invece la responsabilità  a livello sanitario dei suoi cittadini. Per questo deve intervenire e poter incidere sulle scelte fondamentali di politica sanitaria che riguardano la sua città.
In questo quadro deficitario, l’ospedale di Ravenna necessita di un rilancio, essendo l’unico all’interno dei grandi nosocomi dell’ AUSL a non avere sviluppato una propria specificità ed una eccellenza, ed anzi ad averne perdute.
Va rilevato, inoltre, che l’azienda AUSL della Romagna, percentualmente riceve dalla Regione meno risorse rispetto ad altre aziende sanitarie emiliane.
⮚ Minoritario in Romagna l’ospedale di Ravenna
L’unica certezza è che Ravenna è la sede legale dell’AUSL Romagna, ma tutti i servizi e i relativi dirigenti che gestiscono le risorse e la programmazione sono collocati fondamentalmente a Cesena. La sede legale è dunque un’etichetta svuotata di ogni elemento di intervento programmatico, a tutela di  un’azienda che avrebbe invece dovuto valorizzare tutti i territori che la compongono. L’obiettivo che il nuovo ospedale di Cesena realizzato a Villa Chiaviche offra “una più adeguata risposta non solo  ai cittadini di quella località ma dell’intero bacino della Romagna“ (posto dall’assessore regionale alla sanità) si coniuga esattamente col depotenziamento dell’ospedale di Ravenna.
Per risollevare le sorti dell’Ospedale Santa Maria delle Croci e la nostra sanità territoriale, occorre tra l’altro:
– riportare gli standard di efficacia ed appropriatezza  clinica ed organizzativa agli alti  livelli della Regione Emilia Romagna per almeno le patologie numericamente più significative;
– riformulare un progetto di  formazione di clinici e personale infermieristico sulle procedure mini-invasive per ridurre il tasso di complicanze, il numero di re-interventi, i tempi di degenza, aumentare il turn over dei posti letto, ridurre le liste di attesa, diminuire i costi di degenza e quelli legali dovuti a contenziosi, frenare la mobilità passiva interregionale aumentando gli standard clinici, riorganizzare il Pronto soccorso e la chirurgia d’urgenza;
– individuare standard e criteri di distribuzione del personale nel contesto dell’AUSL Romagna, che garantiscano, con un costante monitoraggio, una corretta relazione tra dotazioni organiche e popolazione di riferimento: non sfugge infatti come negli ultimi anni si siano privilegiate assunzioni a Rimini, Forlì e Cesena, a scapito della nostra città;
– presidiare i rapporti e gli strumenti di collaborazione tra il nostro ospedale, la nostra sanità territoriale e l’Università, garantendo opportunità di crescita e valorizzazione dei nostri professionisti ed orientando le scelte organizzative sui bisogni dei nostri cittadini e non alla sola volontà dell’Università di appropriarsi di ruoli apicali e gestionali.
⮚ Riorganizzare e risollevare la salute pubblica
Appare del tutto evidente la carenza a livello di programmazione e monitoraggio  del servizio da parte della Conferenza socio-sanitaria  territoriale  dell’AUSL, composta  dai sindaci del territorio e presieduta dal sindaco di Ravenna, che dovrebbero intervenire sulle questioni  nodali della sanità, ma che manifestano puntualmente tutta la loro debolezza e insipienza. I  timori si incentrano principalmente sul graduale indebolimento, tra il 2014 e il 2024, dell’ospedale  di  Ravenna e della rete distrettuale, addirittura creando il nuovo maxi ospedale nell’area cesenate.
La voluta mancanza di specialità distintive a Ravenna porta così a migrare verso altri ospedali,   anche al di fuori  del perimetro romagnolo, con  aggravi  di  spesa per gli utenti e per i  bilanci aziendali, in ragione dell’aumento della mobilità passiva. In particolare:
– alcune branche specialistiche del distretto ravennate dovrebbero essere rafforzate: è il caso di reumatologia ed endocrinologia;
– la costituzione di due unità operative di medicina generale collegate al corso di laurea in Medicina, una per pazienti acuti e subintensiva, ed una seconda specifica per invecchiamento e fragilità può aiutare, se debitamente orientate e differenziate, a colmare l’assenza di un’unità specifica ospedaliera dedicata alla geriatria, per preservarne l’autosufficienza ed evitare la degenerazione delle persone anziane mediante un quadro di assistenza più appropriato, tuttavia la strada maestra dovrebbe essere quella di qualificare e ottimizzare la branca, privilegiando, tuttavia, la scelta di un’unità operativa specifica di geriatria, tenuto conto che la provincia di Ravenna è seconda solo  a  quella di Ferrara per la maggiore incidenza di popolazione anziana;
– la mancanza di un reparto di geriatria resta comunque, a prescindere da quanto sopra, un vuoto ingiustificabile, da colmare al più presto;
– legata alla questione del Pronto soccorso, si evidenzia una generalizzata mancanza di posti letto nelle varie unità operative del nosocomio di Ravenna, che comporta frequenti dimissioni,  spesso affrettate,  improprie o classificabili come dimissioni non assistite.
Sul tema anziani, la pandemia ha messo in luce le debolezze del sistema socio-sanitario con particolare riferimento alle Case residenziali per anziani non autosufficienti (CRA), di cui si impone una chiara rivisitazione del sistema di accreditamento, garantendo una maggiore sinergia tra sociale e sanità, con il pieno coinvolgimento dei medici di medicina generale. Occorre salvaguardare il rapporto medico-paziente programmando le aggregazioni con grande flessibilità.
Sullo stato di avanzamento dell’avviato  processo di razionalizzazione e di trasformazione che prevedeva, in un nuovo disegno aziendale, la realizzazione di Case della salute, con la presa in carico di pazienti cronici da parte dei medici di medicina generale, i passi compiuti sono stati modesti. Tali strutture multifunzionali, che avrebbero dovuto assicurare continuità nel rapporto ospedale/territorio con  adeguate dotazioni strumentali e professionali, restano ancora in fase larvale. Siamo ancora lontani dai progetti iniziali che, assieme alle varie articolazioni delle cure intermedie, avrebbero dovuto fornire risposte concrete alternative al ricovero ospedaliero. Considerata la espressa volontà del Governo regionale di investire con maggiore decisione sulla medicina territoriale e di prossimità, nonché le risorse economiche derivanti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), vanno mantenute e potenziate le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA), predisposti strumenti di implementazione del coordinamento e dell’integrazione sanitaria e sociosanitaria, garantite le sostituzioni dei medici di medicina generale, anche attraverso rapporti diversi da quelli in convenzione.
Abbattere le liste d’attesa e i tempi di “campeggio” nel Pronto Soccorso in attesa del ricovero
Per risolvere tali problemi occorre innanzitutto puntare su un diverso assetto organizzativo del nostro ospedale e su un rafforzamento dell’integrazione con gli ospedali privati accreditati, ma servono anche soluzioni migliorative fatte di investimenti, al fine di arrivare al pieno utilizzo del personale e delle tecnologie interne all’azienda sanitaria.
Non bastano provvedimenti straordinari utili solo per superare in alcuni casi le emergenze, così come avvenuto a fine 2020, verificatasi la gravissima situazione del Pronto soccorso, con cittadini che aspettavano anche più giorni per essere ricoverati: situazione peraltro ciclica ogni anno, con decine di appoggi giornalieri in reparti diversi dalla medicina, che la pandemia ha chiaramente accentuato. Occorre attivare processi che si propongano la soluzione definitiva del problema mediante l’acquisizione di personale e di nuove tecnologie, avviando processi di efficientamento del sistema organizzativo e lavorando anche sull’ integrazione tra i vari dipartimenti aziendali, da ancorare maggiormente al territorio, avendo essi dimostrato limiti che vanno recuperati con un diverso assetto organizzativo. Infine è necessaria una maggiore integrazione con le strutture private accreditate, che risponda ai reali e quotidiani bisogni dei cittadini.
A margine dell’argomento Pronto soccorso, che vede in primo luogo l’evidente problema del sovraffollamento, si rendono indispensabili  azioni decise atte a tutelare da violenze e aggressioni il personale.
Una migliore organizzazione della medicina del territorio dotata di piccole tecnologie diagnostiche, una comunicazione più diretta ed efficace tra ospedale e territorio e un’offerta più adeguata di servizi  nelle aree più critiche concorrerebbero a diminuire le liste d’attesa e gli accessi impropri al Pronto soccorso.  In questo senso appare evidente come i medici di medicina generale associati rappresentino un soggetto di primaria importanza in un’ottica di integrazione,  per quanto attiene la prevenzione, la presa in carico delle cronicità, l’uso delle tecnologie e la domiciliarità delle cure.
Il centro di assistenza e urgenza CAU recentemente istituito per prestazioni urgenti a bassa complessità ha lo scopo di sgravare gli accessi al Pronto soccorso. Si tratta di un servizio complementare che si propone di fornire risposte dirette in tempi ragionevolmente limitati, anche se i dati riferiti  al minore afflusso al PS non sono certamente entusiasmanti rispetto, ad esempio, ad altre realtà regionali che invece hanno registrato apprezzabili diminuzioni agli accessi al Pronto soccorso stesso.  In tempi non sospetti abbiamo sostenuto che i CAU andavano rivisti e  corretti e riteniamo che, ferma restando la validità dell’offerta proposta, ne vada rafforzata la qualità in termini di attrezzature diagnostico-strumentali e di personale sanitario. Occorre, poi, migliorare l’atto di dimissione e organizzare in modo più adeguato la presa in carico per la continuità assistenziale, in cui i medici di medicina generale hanno una funzione fondamentale. Allo stesso modo, le dimissioni dal CAU per accedere  a prestazioni più appropriate all’ospedale, vanno semplificate, prevedendo un percorso agevolato al fine di  evitare una nuova  fila di attesa alle prestazioni.
Sarebbe inoltre opportuno risolvere il problema dei parcheggi spesso saturi, in prossimità degli ospedali. Occorre peraltro garantire la gratuità del parcheggio Spik, situato di fronte all’ospedale civile, in viale Randi, per i pazienti che devono effettuare visite di controllo o specialistiche, evitando loro costi aggiuntivi, soprattutto in caso di ritardi nelle visite non dipendenti dal paziente.
Per semplificare l’accesso gratuito, si potrebbe attivare un sistema di lettura del codice QR, fornito direttamente sul foglio dell’impegnativa o su uno scontrino rilasciato al momento della prenotazione, consentendo così un ingresso agevole e automatizzato al parcheggio.
12.   I SERVIZI SOCIALI
⮚ La spesa sociale
La spesa sociale di Ravenna è rimasta pressoché immutata negli ultimi 15 anni, nonostante siano esplosi i bisogni dei cittadini a seguito oltretutto della crisi economica e della pandemia. Occorre portarla ai primi posti del bilancio comunale, innalzandola almeno al 7,5% della spesa corrente e raddoppiando, in particolare, i fondi destinati alle famiglie bisognose, colpite dall’indigenza o dalla disoccupazione. Serve poi tolleranza zero verso i furbetti dell’Isee che usufruiscono di agevolazioni senza averne diritto e, non ultimo, in termini di importanza, un concreto sostegno al volontariato vero, da non confondere con le organizzazioni stipendiate o foraggiate dal Comune.
⮚ La rete dei servizi
Il futuro dei servizi sociali della nostra comunità passa attraverso un maggiore impulso all’assistenza domiciliare, cosicché le famiglie con problematiche assistenziali di propri familiari, siano essi anziani, minori o con disabilità, siano nella condizione di rispondere ai loro bisogni nella propria casa, senza dover ricorrere a strutture esterne, se non in casi estremi. L’assistenza a domicilio diventa decisiva e si declina col sostegno domestico alle famiglie, con l’aiuto sanitario agli ammalati, col servizio di baby sitter per i genitori singoli o per le coppie in difficoltà, col sostegno scolastico, ecc.
Per gli anziani totalmente o gravemente non autosufficienti non assistibili in famiglia deve essere sempre disponibile un posto letto nelle case protette o comunità alloggio, pubbliche o affidate al privato sociale, che devono offrire un’alta qualità del servizio. Per quelli autosufficienti o lievemente non autosufficienti, bisognosi di una casa famiglia, serve una vigilanza costante e rigorosa sul rispetto degli standard di qualità dell’alloggio, dell’ospitalità domiciliare, del personale addetto e dell’assistenza alla persona dettati dal regolamento comunale, con interventi immediati, fino alla chiusura della struttura e alla denuncia penale, in caso di trattamenti inadeguati o addirittura maltrattamenti.
I portatori di handicap e gli invalidi sono cittadini con tutti i diritti di Ravenna, ai quali va garantito il massimo rispetto, partendo dall’eliminazione delle infinite barriere architettoniche esistenti nella viabilità e negli edifici pubblici ed offrendo incentivi perché altrettanto avvenga nelle proprietà private. Allo scopo, il Comune deve operare in stretta sinergia con le loro associazioni onde stabilire l’ordine e la progressività degli interventi. Al contempo, le famiglie con figli o parenti in difficoltà vanno supportate perché i loro cari siano partecipi a pieno titolo della vita comunitaria, sostenendole sul piano economico e con attività di supporto e accompagnandole nel percorso di crescita con momenti di formazione e condivisione. Allo scopo, serve costituire all’interno dei servizi sociali del Comune una task force destinata a tali funzioni.
Le patologie che destano maggiore allarme sociale, quali tossicodipendenza, alcolismo, gioco d’azzardo, abuso o immersione patologica negli strumenti web e social, richiedono un preciso piano di intervento, finalizzato soprattutto alla prevenzione. Significa lavorare innanzitutto sui giovani, all’interno delle scuole, delle parrocchie e delle associazioni, coinvolgendo le famiglie. Il Comune non può sostituirsi a tutte queste agenzie educative, ma deve assicurare il coordinamento dei loro interventi e fare in modo che siano messe nelle migliori condizioni possibili di esercizio. Campagne di comunicazione, creazione di gruppi di lavoro e manifestazioni apposite sono tutte iniziative da attivare per sensibilizzare i cittadini su questo tema. Quando però non basta la prevenzione, i servizi sociali in capo all’Amministrazione comunale sono chiamati a monitorare e mappare tutti i cittadini che soffrono di queste patologie, per avere un controllo della situazione in stretto contatto con le istituzioni sanitarie.
Particolare attenzione va posta per chi soffre di diabete, una tra le patologie più impattanti e insidiose. Sgravi e agevolazioni specifici devono essere introdotti per agevolare le cure e la prevenzione di questa patologia che ha profondi riflessi sociali.
⮚ Privato sociale e volontario
Senza il privato sociale e la rete del volontariato, l’amministrazione comunale non sarebbe più in grado di mantenere un adeguato livello di erogazione dei servizi sociali, sia in termini quantitativi che qualitativi. Per questo motivo è fondamentale la massima sinergia e stretta collaborazione tra le due parti. Il Comune è l’ente programmatore e in alcuni casi anche gestore. Dove questo non è possibile, la gestione va affidata alle realtà del privato sociale e del volontariato che nascono per rispondere a bisogni della cittadinanza e alle quali il Comune garantisce il suo appoggio chiedendo il rispetto di determinati requisiti.
13.   L’AUTISMO
L’autismo non è una malattia e non se ne guarisce. I farmaci sono l’ultima e difficile scelta, mai risolutiva, a volte con effetti peggiorativi. I miglioramenti consistono nel mitigare l’impatto di tale disturbo sui comportamenti quotidiani, educando e abilitando quanti ne soffrono a condotte che non rientrano nelle loro competenze congenite. Tutti hanno bisogno di cure, che in Italia vengono prestate nell’età minorile, sotto forma di trattamenti, visite, colloqui da parte della neuropsichiatria infantile, eventualmente con la messa a disposizione di un educatore di sostegno tra casa e scuola. Tutti avrebbero invece bisogno, oltreché di un intervento immediato dopo una diagnosi precoce, di essere accompagnati per tutta la vita, sostenuti nei passaggi dall’età evolutiva a quella adulta e poi a quella senile, con riguardo via via ai percorsi educativi, all’inserimento lavorativo, all’abitare inclusivo, alla vita indipendente ed infine al “Dopo di noi”, angoscia dei familiari che possono dedicare interamente a loro, senza pause o distrazioni, solamente la propria vita.
Richiamiamo perciò l’impegno, finora disatteso dalla Giunta Comunale in carica, formulato all’unanimità dal Consiglio comunale il 31 gennaio 2024 su un atto deliberativo proposto da Lista per Ravenna,  “a valutare, ricercando le opportune intese, la fattibilità del progetto d’istituire, a beneficio dell’Area Vasta della Romagna, un Centro residenziale socio-sanitario per soggetti autistici di varia età, maggiorenni compresi, bisognosi di particolari cure e accoglienza, eventualmente offrendone la sede nella città di Ravenna”.
Bisogna però non limitarsi a questa pur fondamentale tipologia di risposta, bensì offrirne una adeguata alle varie utenze con autismo, il quale  riunisce sotto lo stesso gruppo diagnostico persone con bisogni differenti. Non può essere ignorata la più alta percentuale di persone di livello 2 e 3 che soffrono condizioni di vita difficili e rappresentano per le loro famiglie un carico pesante, oltre il sostenibile, senza peraltro trascurare le risposte adatte a persone con media compromissione, soluzioni più vicine alla normotipicità, che già esistono, ma sulle quali occorre lavorare per diffondere su tutto il territorio le buone prassi di alcune situazioni già sperimentate: per esempio, i Gruppi appartamento per ragazzi con buone autonomie, ma bisognosi di un certo supporto educativo, con progetti aperti ad attività sul territorio che comprendono gli inserimenti lavorativi protetti e non, e comunque personalizzati e non segreganti .
La sanità ravennate deve recuperare una maggiore credibilità, un’autorevolezza che freni l’abbandono di molti operatori della neuropsichiatria infantile e della psichiatria, ormai diffuso. Occorre al riguardo un concerto di volontà politiche locali che raccolgano i bisogni, offrendo le risposte diversificate. Importante è il ruolo che le famiglie potrebbero assumere, nella coprogettazione degli interventi e nel monitoraggio delle attività, assumendo un parte attiva che scongiuri la graduale deresponsabilizzazione a cui a volte si assiste, quando si  sottrae loro la possibilità di compartecipare alle decisioni.
14.   LA FAMIGLIA AL CENTRO
La famiglia è il nucleo fondante della società, il primo soggetto cui devono rivolgersi le politiche sociali del Comune. Al riguardo i princìpi cardine sono sussidiarietà, solidarietà e partecipazione.
L’assessorato alle Politiche sociali deve racchiudere in sé anche la delega alla famiglia, che rappresenta, oltre che il primo ammortizzatore sociale, anche il primo luogo di intervento a livello sociale nei confronti delle persone in difficoltà.
Nell’erogazione dei servizi e nella modulazione delle tariffe, la famiglia va sostenuta come nucleo unitario che garantisce stabilità sociale. Vanno coinvolte le associazioni familiari in forma consultiva e va sostenuta la maternità a livello assistenziale, nei luoghi di lavoro e con iniziative pensate appositamente per la coppia mamma-bambino.
Attraverso i consultori, le donne in stato di gravidanza vanno sostenute in ogni momento, affinché non si sentano mai sole e possano sempre trovare l’assistenza adeguata, anche in collaborazione con le associazioni di volontariato.
Occorre inoltre introdurre appieno il quoziente familiare, ossia un sistema di rimodulazione delle tariffe e delle tasse comunali capace di tener conto dell’intero carico familiare non solo in senso verticale (cioè per classi di reddito), ma anche in senso orizzontale (cioè in base al numero dei figli, alla presenza di anziani, di portatori di handicap o di debolezze mentali, di figli con un solo genitore). A tal proposito, va rivisto il sistema ISEE, che continua a non considerare adeguatamente i carichi sociali che gravano sulla famiglia.
Sostenere la famiglia significa anche sostenere le giovani coppie per l’acquisto o l’affitto della casa.
Serve pure attivare specifiche modalità di intervento in casi di difficoltà economica, sempre legati a progetti di opportunità o reinserimento occupazionale, garantire i servizi educativi per l’infanzia, incentivare forme di autogestione familiare o di baby-sitting alternative all’asilo nido.
Sostenere la famiglia significa infine offrire la possibilità, per una giovane coppia, di trovare un posto all’asilo nido per il loro figlio, senza dover spendere l’intero stipendio mensile nella retta e potendo contare su strutture per quanto possibile disseminate in tutti i principali quartieri e centri urbani.
15.    IL DIRITTO ALLA CASA
Per l’edilizia residenziale pubblica (ERP) è necessario riportare la gestione in capo al Comune, chiudendo quel carrozzone fallimentare di nome ACER.
Occorre, in ogni caso, promuovere un piano di vendita di quegli alloggi occupati da affittuari che abbiano le possibilità economiche per acquistarli e utilizzare il ricavato per finanziare in parte la costruzione di nuove case popolari, così da sfoltire le liste d’attesa troppo lunghe.
I bandi per assegnare gli alloggi popolari vanno riformulati così da consentire ai cittadini ravennati bisognosi che pagano le tasse da lunga data di fare valere il loro diritto.
Le politiche per la casa del Comune non devono però limitarsi al solo intervento nell’edilizia popolare.
Serve riattivare un piano forte per l’ edilizia residenziale sociale (ERS), colpevolmente abbandonato da 15 anni, capace di offrire alle famiglie non indigenti, che tuttavia non sono in grado di avere una casa a prezzi di mercato, appartamenti in affitto con canoni agevolati
Va avviata una politica di forti agevolazioni per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie che non ne hanno la possibilità, prevedendo incentivi e sostegno e privilegiando le ristrutturazioni edilizie.
Va inoltre potenziato il servizio di contributo agli affitti per le famiglie indigenti, con severi controlli incrociati per evitare abusi.
Vanno infine promosse forme associative di ristrutturazione e riqualificazione di aree in cui realizzare insediamenti con piccoli lotti edificabili sottratti alla speculazione edilizia. Interventi di questo tipo vanno effettuati in particolare modo nel forese e nelle campagne, dove, attraverso lotti minimi per la costruzione di alloggi ad uso diretto delle famiglie, si incentivino i cittadini a non abbandonare quelle aree.
16.   RAVENNA PER I PENSIONATI
⮚ Il quadro attuale
I cittadini pensionati, largamente rappresentati dagli anziani ultrasessantenni, costituiscono sempre più un’ampia parte della popolazione ravennate, spesso gravata da fragilità e prostrazioni, priva di sufficiente sostegno familiare da parte dei più giovani, spesso ignorata o dimenticata dall’amministrazione pubblica. L’invecchiamento della popolazione, con netta preponderanza delle donne, è caratterizzato dall’allungamento della vita, dal progressivo aumento dei grandi vecchi e dalla conseguente riduzione o perdita dell’autosufficienza, col rischio anche della demenza senile. Ciò impone alle comunità amministrate una profonda rivisitazione del sistema di governo delle politiche sociali e sanitarie a favore di una maggiore tutela e sostegno della cosiddetta terza età. Con l’aumento dell’aspettativa di vita ed un rapporto sempre più sfavorevole tra popolazione attiva e non attiva, tende infatti ad aumentare progressivamente anche l’onere socio-economico correlato alla cura, all’assistenza e alle spese previdenziali destinate agli anziani. Ed è inoltre evidente che la doppia transizione, epidemiologica e demografica, incrementa inevitabilmente l’incidenza di numerose patologie neurodegenerative sul fronte del deficit cognitivo, prima tra tutte la malattia di Alzheimer. L’attuale evoluzione richiede, quindi, una ridefinizione delle misure e delle risorse destinate alle fasce di popolazione anziana, in cui più alto è il rischio di malattie croniche e di perdita dell’autosufficienza.
⮚ Il governo nazionale
Alcune misure di riequilibrio vanno sollecitate innanzitutto al governo nazionale. I lavori non sono tutti uguali, per cui bisogna allargare la platea dei lavori gravosi e usuranti e favorire maggiormente le donne, che spesso si dedicano alla cura dei familiari anziani, senza che questo incida sui contributi previdenziali versati. Fondamentali sono la difesa del potere di acquisto delle pensioni e la divisione tra assistenza e previdenza, la cui commistione è un’anomalia tutta italiana, ma soprattutto una vera riforma fiscale che faccia pagare le tasse non più spremendo oltre misura i pensionati e i lavoratori.
⮚ La Regione e i Comuni
Sul piano regionale e locale si pone l’esigenza di una programmazione integrata dei servizi, che coinvolga edilizia e trasporti, sicurezza e prevenzione, reti distributive e collocazione dei servizi, allo scopo di prevenire e allontanare i rischi della non autosufficienza e della demenza. Sul nostro territorio è evidente la difficoltà delle famiglie a gestire da sole gli alti carichi assistenziali richiesti dagli anziani, causa anche lo stile di vita cambiato (impegni di lavoro, riduzione della rete familiare, minor senso di comunità). L’aumento degli anziani affetti da disturbi sempre più gravi impongono alle famiglie difficoltà di gestione che non possono essere ignorate dai servizi. Il ricorso ormai obbligato al badantato è gravato da interrogativi numerosi, che non possono trovare risposta all’interno delle singole famiglie. Bisogna dunque potenziare il sistema dell’assistenza domiciliare integrata, con azioni diversificate e servizi più flessibili, affinché l’anziano parzialmente non autosufficiente resti all’interno del proprio nucleo. D’altra parte, occorre rafforzare e valorizzare in ogni territorio la figura dell’assistente familiare, col compito di intercettare gli anziani soli e a rischio di non autosufficienza.
Evitare l’ospedalizzazione e prediligere interventi sul territorio mirati alla prevenzione, alla riabilitazione, alle facilitazioni ambientali, al sostegno economico, sociale e motivazionale dell’anziano e della sua famiglia nel contesto di vita, è la sfida a cui non possono sottrarsi le istituzioni pubbliche locali. Le finalità sono di inquadrare l’anziano nella sua unitarietà individuando precocemente l’anziano “fragile”, di delineare un programma di intervento personalizzato e di verificarne periodicamente l’efficacia, adattandolo all’evolversi della situazione. Ma questo richiede quella rete integrata dei servizi sociosanitari che veda l’interazione di diverse figure professionali (medico, assistente sociale, infermiere professionale, fisioterapista, ecc.): ciò che le Case della Salute istituite dalla Regione Emilia-Romagna avrebbero dovuto assicurare, mancando però clamorosamente l’obiettivo. Gli intasamenti dei Pronto Soccorso ospedalieri ne sono la più drammatica conseguenza. L’assenza di un reparto di geriatria nell’Ospedale civile di Ravenna è una lacuna inspiegabile.
È dimostrato, da statistiche nazionali, che a fronte dei servizi domiciliari per l’anziano manchevoli o scoordinati e delle strutture per acuti o di lungodegenza genericamente insufficienti, eterogenee e frammentate, le persone ricoverate registrano un’età media decisamente superiore agli 80 anni, un’alta prevalenza di multi morbilità ed un elevato consumo di farmaci, caratterizzate inoltre da alti livelli di disabilità e di deterioramenti cognitivi, di cui il 40% di grado severo. Ma anche nella realtà ravennate gli anziani inseriti in strutture residenziali o semi-residenziali presentano carichi assistenziali e sanitari sempre più elevati, affetti spesso da disturbi del comportamento. Bisogna potenziare la rete pubblica di questi servizi,  differenziata secondo il grado di non autosufficienza dei pazienti e dei loro disturbi della personalità e dei comportamenti, scongiurando con ciò il fenomeno delle famiglie lasciate a se stesse, obbligate, per risparmiare, a parcheggiare i loro anziani in strutture private inadeguate e inospitali, se non peggio, oltretutto scarsamente vigilate e controllate. Punto di partenza deve essere l’aumento della percentuale di posti residenziali per anziani non autosufficienti, che a Ravenna è lontana dal parametro fissato dalla Regione pari al 3% dei cittadini ultrasettantacinquenni .
Nostre proposte particolari meritevoli di considerazione sono: avviare un percorso per il riconoscimento di Ravenna città amica della demenza, perché se ne riconoscano i primi segni e tutta la comunità sia ben disposta a farsene carico; sperimentare, in analogia con le famiglie che accolgono minori sostenute con un contributo pubblico, forme di accoglienza di adulti soli e fragili nelle famiglie di neopensionati, anche in questo caso per evitarne il ricovero in strutture residenziali; promuovere  progetti di cittadinanza attiva per la cura della città e della comunità da parte dei cittadini pensionati, sia singoli che associati.
⮚ Diritto ad un alloggio dignitoso
L’edilizia residenziale popolare (ERP) – Non bisogna dimenticare i molti pensionati a basso reddito e con notevoli carichi familiari che hanno trovato alloggio nelle case popolari gestite da ACER, costretti a subire angherie e disfunzioni tali da produrre in loro condizioni generali di malessere e sofferenza. È un sistema malato, per cui intendiamo che il Comune debba riprendersi la gestione diretta delle proprie case popolari perché rispondano ai doveri di un servizio pubblico efficiente e rispettoso della dignità dei suoi utenti, specie se anziani e indifesi.
L’edilizia residenziale sociale (ERS) – A fronte di cento famiglie di cui ogni anno viene accolta la domanda di un alloggio ERP, mille altre, inserite nella graduatoria ACER avendo il requisito del basso reddito, ne sono distanti. Tra queste, frequenti sono le famiglie dei pensionati che preferirebbero anche affittarsi un appartamento in proprio, avendo però risorse non sufficienti per sostenere i canoni di mercato, bensì altri di livello medio, in sostanza inferiori del 20/30%. Produrre l’offerta di questo tipo di alloggi è il compito dell’edilizia sociale che, sostenuta dalla Regione per i costi di costruzione e dal Comune per la disponibilità del terreno, consente appunto alle cooperative di edilizia sociale di realizzare tale servizio. Da 15 anni però, Regione e Comune non hanno investito nulla in questo settore, cosicché le cooperative esistenti sono fallite ed una sola resiste stoicamente di fronte a mille ostacoli. Offerta dunque vicina allo zero. È ora che ci si rimetta mano seriamente e responsabilmente.
17.   I NOSTRI AMICI ANIMALI
Gli animali, in quanto esseri “senzienti”, vanno tutelati e protetti da ogni tipo di violenza. Una città aperta e civile deve anche prendersi cura degli animali che vivono in simbiosi col suo territorio.
⮚ I princìpi fondamentali
Un’amministrazione comunale consapevole di ciò deve avere come linea guida i princìpi fondamentali della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Animale” applicabili alla propria realtà, per cui, in particolare: nessun animale deve essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli; se appartiene ad una specie selvaggia, ha il diritto di vivere libero nel suo ambiente naturale; se appartiene ad una specie che vive abitualmente nell’ambiente umano ha diritto di vivere e di crescere secondo il ritmo e nelle condizioni di vita e di libertà proprie della sua specie, dovendo essere esclusa ogni modifica di questo ritmo e di queste condizioni imposta a fini mercantili; se viene scelto da uomini o donne come compagno ha diritto ad una durata della vita conforme alla sua naturale longevità; l’abbandono di un animale è un atto crudele e degradante; nessun animale deve essere usato dalla specie umana in modi incompatibili con la sua dignità.
⮚ Responsabilità del sindaco
Secondo la legge quadro nazionale n. 281 del 1991, il sindaco è l’autorità competente e responsabile del rispetto di tutti gli animali presenti sul proprio territorio. Egli è infatti tenuto a controllare e a prevenire maltrattamenti, ad arginare il fenomeno del randagismo tramite sterilizzazioni periodiche effettuate dal servizio veterinario dell’AUSL e ad assicurare agli animali un buono stato di salute tramite i servizi preposti. Strumento importante che il sindaco di Ravenna è tenuto ad applicare è il regolamento comunale per la Tutela ed il Benessere degli animali, che Lista per Ravenna propose, richiese e volle con insistenza ed il consiglio comunale infine approvò nell’aprile 2016.
⮚ Spunti programmatici educativi
Proponiamo come spunti programmatici educativi:
1. le adozioni “responsabili” di animali da affezione, privilegiando le strutture comunali (canile e gattile) e garantendo continuità e rispetto nei confronti del singolo animale;
2. giornate/eventi in cui la cittadinanza possa entrare in contatto con gli ospiti delle strutture municipali;
3. un piano di educazione civile ad un corretto rapporto con gli animali attraverso progetti didattici per le scuole, affinché la cultura del rispetto degli animali e della natura in genere possa crescere e svilupparsi fin dalla tenera età;
4. una campagna informativa su mamme in stato interessante per “Come vivere con l’animale domestico la nascita di un bambino nella reciproca convivenza e salute”;
5. progetti e corsi nelle scuole, in collaborazione con gli istituti scolastici e le associazioni animalistiche, ove operatori zoo-antropologici possano intraprendere un percorso educativo con i giovani studenti.
⮚ Attività e servizi
Chi ha un animale non deve esserne penalizzato, per quanto possibile e nel rispetto delle normative igieniche e di comportamento che egli è tenuto ad osservare, salvo subire le dovute sanzioni. Occorre dunque:
1. favorire, nei limiti di legge e di regolamento, l’ingresso degli animali domestici, sotto la responsabilità del conduttore e secondo i rispettivi codici di comportamento, all’interno dei negozi e negli esercizi pubblici che li accettano, così come nelle strutture sanitarie, case di riposo ed istituti penitenziari;
2. garantire agli animali del gattile e del canile, strutture assolutamente da potenziare e riqualificare, cure e ricoveri adeguati alle loro esigenze, anche avvalendosi della Ca’ Rossa, col suo rientro in pieno possesso del Comune;
3. individuare un’area adeguata per realizzare un cimitero per gli animali in cui i resti o le ceneri possano trovare un’adeguata e dignitosa dimora;
4. introdurre, nel cimitero pubblico di Ravenna, il servizio di cremazione per gli animali di affezione;
5. disporre che, per volontà di una persona defunta o su richiesta dei suoi eredi, le ceneri dell’animale di affezione del defunto medesimo possano essere tumulate, in teca separata, nello stesso loculo o nella sua stessa tomba di famiglia.
6. ripristinare la guardia medica veterinaria e sostenere/valorizzare servizi come il centro recupero avifauna, verificandone il pieno e corretto esercizio, ed il centro recupero animali feriti e incidentati;
7. individuare un’area più adeguata affinché gli animali selvatici recuperati, feriti o malati, possano essere momentaneamente accolti per poi essere reinseriti nel loro habitat naturale;
8. agevolare le sterilizzazioni degli animali di proprietà per prevenire randagismo e abbandoni;
9. a fronte della necessità di sterilizzare il maggior numero di felini, nel territorio ci sono tante colonie e abbandoni di gatti, le associazioni e i volontari sono lasciati soli dal Comune, le persone specializzate e preparate sulla cattura sono pochissime: occorre che il Comune promuova la ricerca e  formazione dei volontari, come fa per il Canile.
10. sostenere ed accompagnare le associazioni di volontariato legate al mondo degli animali, attivando con loro forme molteplici e solidali di collaborazione; istituire incontri periodici con tali associazioni da parte dell’amministrazione comunale e degli uffici preposti;
11. la raccolta dei rifiuti non deve penalizzare i proprietari di animali, evitando in tal modo di scoraggiare le adozioni responsabili;
12. prevedere forme di aiuto e sostegno alle persone non abbienti per la cura dei loro animali domestici, anche tramite convenzioni con veterinari, se possibile del servizio pubblico o altrimenti privati, e perché abbiano una degna sepoltura o cremazione nel momento del distacco, fornendo anche un supporto psicologico a chi ne subisce la perdita con grave sofferenza morale;
13. ricerca di soluzioni adeguate per le famiglie con animali che a causa di sfratto devono lasciare la propria abitazione e sono impossibilitati a portarli nella nuova sistemazione, anche se temporanea;
14. estendere e potenziare le aree di sgambamento cani sul territorio comunale, in particolare nelle località turistiche, che necessitano anche di aree riservate per l’accesso alle spiagge; su quelle attive, effettuare ogni dovuta e costante manutenzione ed un rapido ripristino degli eventuali danneggiamenti e deterioramenti, organizzando attività di vigilanza e di controllo sul rispetto delle norme di buon comportamento dei detentori degli animali, anche tramite convenzioni con associazioni di volontariato abilitate allo scopo;
15. occorre garantire un’adeguata illuminazione nei parchi pubblici, per consentire l’accesso ai proprietari di animali anche nelle ore serali (nel periodo invernale quando si esce dal lavoro è quasi sempre già buio), migliorando la sicurezza sia per loro che per gli altri frequentatori del parco;
16. istituire anche a Ravenna il progetto innovativo del Gattoparco, dove i proprietari possono portare i loro felini a godere del verde e dell’aria aperta in sicurezza.
18.   LA SCUOLA, PILASTRO SOCIALE
L’Italia è, a livello europeo, uno di quei Paesi che investe di meno nel settore scolastico, mentre l’istruzione e la cultura sono i pilastri su cui si dovrebbe fondare una società. Primo obiettivo per tutti gli ordini scolastici è quello di maggiori investimenti, sfruttando al massimo anche le possibilità offerte dai finanziamenti europei o regionali, ricorrendo, se necessario, anche a forme di finanziamento privato, e nel caso del Comune di Ravenna anche disinvestendo parzialmente il capitale azionario posseduto in società di capitali per moltiplicarne il valore in opere scolastiche.
⮚ Plessi e istituti
Nei piccoli paesi fuori città, la presenza di una scuola per l’infanzia e di una scuola primaria è fondamentale per mantenere in vita il senso sociale delle proprie comunità, evitando di trasformarsi in dormitori. Compito fondamentale di un’amministrazione comunale è di fronteggiare ogni rischio di doverle chiudere, causa l’emigrazione dei bambini verso le scuole di altre località per mancanza in loco di strutture ormai indispensabili per conciliare il tempo scuola coi tempi di lavoro dei genitori: cioè il tempo pieno scolastico nei cinque giorni di frequenza settimanale o il doposcuola. Nel caso di scuole per l’infanzia private costrette a chiudere per mancanza di mezzi, il Comune deve intervenire assumendosene il carico della gestione, anche mediante accordi con cooperative sociali attive in questo campo formativo.
Occorre realizzare a Ravenna una succursale dell’Istituto professionale alberghiero di Cervia, sia perché siamo uno dei pochi capoluoghi dell’Emilia Romagna a non averlo, sia perché a Cervia la maggior parte degli studenti arriva da Ravenna.
Negli  istituti presenti, bisogna valutare l’opportunità di inserire indirizzi innovativi, come ad esempio l’Odontotecnico (attualmente a Faenza) e la Moda.
⮚ Nostre proposte
1. Edilizia scolastica: interventi di manutenzione sulla base di una programmazione articolata nel tempo, calibrata sulle reali necessità e non solo per fronteggiare emergenze;  messa in sicurezza di tutti gli ambiti scolastici e attenzione anche all’aspetto estetico/funzionale/architettonico; adeguare e completare la dotazione strutturale degli istituti comprensivi laddove carente o non all’altezza o manchevole.
2. Maggior interazione tra Comune e istituzioni scolastiche sulle strategie di trasporto e mobilità degli alunni, in stretto rapporto con la nuova figura del mobility manager scolastico. Misure ipotizzabili: percorsi ciclopedonali nei tragitti casa/scuola; programmi di mobilità sostenibile casa-scuola (piedibus, car sharing, car-pooling, bike-sharing, bike-pooling); orari del trasporto pubblico rispettosi delle esigenze degli studenti, in particolare per il forese; presenza di un maggior numero di educatori, anche in forma volontaria, a bordo degli scuolabus.
3. Protocolli per l’uso gratuito o a basso costo dei mezzi pubblici in caso di uscite didattiche delle scolaresche sul territorio comunale e per l’accesso a musei/mostre/laboratori locali. Sostegno alla progettualità delle scuole, al processo di informatizzazione delle scuole e connessione internet, ad iniziative di sperimentazione, anche private, volte a costruire un nuovo modello di scuola, in cui le lingue, la musica e lo sport siano esperienza quotidiana, tipo campus scolastico sul modello anglosassone. Introdurre precocemente l’apprendimento delle lingue straniere.
4. Favorire l’apertura pomeridiana delle scuole per attività con valenza culturale/formativa e per la promozione dello sport attraverso la valorizzazione delle palestre e delle strutture scolastiche e facilitando l’incontro tra scuola e associazioni sportive del territorio. Promuovere l’educazione fisica per gli alunni di ogni ordine scolastico, con il coinvolgimento di tutte le società sportive del territorio e delle associazioni sportive dilettantistiche con un proprio vivaio giovanile. Promuovere ed indire concorsi musicali o artistici per gli alunni di ogni ordine scolastico, con il coinvolgimento degli istituti ad indirizzo musicale e artistico.
5. Realizzare laboratori nelle classi che promuovano l’educazione ambientale, l’educazione al patrimonio storico locale, alla lingua e alle tradizioni della Romagna. Conferenze/workshop per le famiglie sui temi dell’educazione alla legalità e alla convivenza, del no al bullismo, della tolleranza, dell’integrazione, del rispetto delle regole condivise (vera emergenza educativa attuale).
6. Rendere effettivo il diritto allo studio, che è competenza diretta del Comune, per sostenere e valorizzare la frequenza scolastica, in particolare per l’integrazione dei disabili. In caso di carenza di personale docente o di situazioni di disagio/svantaggio evidenziatesi in corso d’anno, occorre rafforzare la presenza di educatori.
7. Supportare i percorsi di orientamento per la scelta consapevole della scuola superiore e verso l’università.
8. Favorire l’incontro tra le scuole e le varie realtà produttive/economiche del territorio per la realizzazione dei percorsi di alternanza scuola/lavoro divenuti obbligatori per un elevato numero di ore nei licei e negli istituti tecnici e professionali. Promuovere la diffusione di laboratori ad opera di ricercatori universitari delle facoltà locali, anche presso imprese del territorio comunale.
19.   LE IMPRESE E IL LAVORO
⮚ L’impresa è lavoro
C’è lavoro dove ci sono le imprese. Partendo da questa convinzione, è necessario fare di Ravenna una città attrattiva per le imprese che vogliono investire. Per questo il Comune dovrà dotarsi di un apposito staff dedicato al reperimento dei fondi europei per il sostegno alle imprese e per ridurre i sovraccarichi imposti dall’Amministrazione comunale a chi vuole creare posti di lavoro. Basta quindi con lunghi anni di attesa per ottenere il permesso di costruire un capannone. Chi vuole avviare nuove attività deve trovare tutte le porte aperte. È inoltre necessario incentivare progetti di collaborazione tra le associazioni di categoria e le istituzioni scolastiche per favorire la conoscenza da parte dei giovani della realtà economica del loro territorio.
⮚ Punto primo i posti di lavoro
Con i poteri e le competenze che gli sono propri, l’Amministrazione comunale deve innanzitutto lavorare per creare nuovi posti di lavoro e mantenere quelli che già ci sono, ponendo tra le sue priorità la lotta alla disoccupazione.
Va quindi favorito il sorgere di nuove imprese nei settori strategici per questo territorio: commercio, artigianato, industria, agricoltura, turismo, servizi, ecologia, ricerca e innovazione. In quest’ottica, servono iniziative finalizzate alla valorizzazione della formazione professionale per dare una risposta alla richiesta di manodopera qualificata che spesso latita.
Per favorire nuovi insediamenti produttivi o la conversione di quelli ormai abbandonati servono politiche di incentivo che prevedano concessioni a prezzi ridotti, nuovi servizi, sgravi nelle tasse e nelle tariffe, agevolazioni finanziarie e una velocizzazione delle procedure.
Accanto alla pressione fiscale, il Comune deve infatti anche ridurre la pressione burocratica che spesso impedisce alle imprese di svilupparsi, crescere, se non addirittura, in alcuni casi, di lavorare.
È necessario introdurre un meccanismo tale per cui ogni pratica edilizia relativa all’insediamento o all’ampliamento di attività produttive abbia tempi assolutamente certi concordati con le principali associazioni di categoria del territorio.
Vanno sostenute le piccole e medie aziende industriali, commerciali e artigianali, che non possono essere penalizzate rispetto ai poteri forti economici, come nel caso dei commercianti davanti ai colossi della grande distribuzione.
Le grandi industrie chimiche e dell’off shore, fiore all’occhiello della nostra città, continuano ad assicurare migliaia di posti di lavoro, ma si trovano in una fase di difficoltà per la crisi economica, aggravata dalla pandemia e dalle necessità imposte dalla transizione ecologica. Garantendo il rispetto dell’ambiente e le condizioni di massima sicurezza per i lavoratori, il Comune deve aiutare queste imprese a rilanciare il settore, convertendo la vocazione alle fonti energetiche tradizionali verso l’energia da fonti rinnovabili (solare, eolica, idraulica e geotermica) in modo graduale e ragionevole in funzione degli obiettivi da perseguire.
Lo stesso ruolo di propulsore e di volano di sviluppo deve essere svolto dall’Amministrazione comunale nei confronti dell’industria manifatturiera.
⮚ Alleggerire, promuovere, riordinare
Tutto l’apparato amministrativo dovrà alleggerire le operazioni burocratiche che hanno reso la casa comunale lontana dai cittadini e dalle imprese. Ciò potrà avvenire col pieno utilizzo degli strumenti telematici e con la personalizzazione del servizio.
Occorre calmierare l’elevato costo delle imposte comunali e destinarne una parte ad iniziative promozionali dello sviluppo produttivo, da definire in stretta collaborazione con le associazioni di categoria.
Nel rispetto delle normative vigenti riteniamo opportuno agevolare l’insediamento di nuove attività scarsamente presenti, così come, all’opposto, non verranno agevolate attività in aree o zone a grave rischio di criminalità per evitarvi lo stazionare di persone atte a delinquere e a disturbare la quiete pubblica.
Stante l’attuale situazione economico-sociale ed urbanistica, occorre bloccare ogni procedura urbanistica dedicata all’insediamento di nuovi supermercati e centri commerciali, riordinando il settore a favore del sostegno e dello sviluppo degli esercizi di vicinato.
⮚ La filiera agroalimentare
Tra i settori economici di maggiore sviluppo negli ultimi anni, c’è proprio l’agroalimentare, in particolare verso le produzioni ecologiche. Il comparto primario sta conoscendo da alcuni anni una vera e propria trasformazione resa possibile dall’adozione di nuove e sofisticate tecnologie che rivoluzionano il modo di coltivare i campi e allevare il bestiame.
Alla crisi dell’agricoltura e della zootecnia si risponde quindi puntando sull’innovazione, la ricerca e lo sviluppo dell’agricoltura di precisione, favorendo le sinergie e la creazione di reti tra le imprese soprattutto in chiave di internazionalizzazione dei loro mercati.
Il Comune deve confrontarsi ed agire in sinergia con gli operatori del settore per realizzare un vero salto di qualità, che richiede un cambio di mentalità e un cambio generazionale “accompagnato”.
Il sostegno alla logistica, all’assistenza tecnica e agronomica, alla ricerca, alle iniziative di commercializzazione e di marketing, alla difesa dei prodotti tipici del territorio, sono tutti interventi all’interno dei quali l’Amministrazione comunale può svolgere un ruolo di fondamentale importanza.
Dal punto di vista dei servizi alla cittadinanza, vanno sostenuti i mercati agricoli locali che vendono i prodotti del territorio, promuovendo quelle forme integrative di redditività delle imprese capaci di godere di notevoli benefici fiscali.
Il Comune dovrà poi istituire un osservatorio finalizzato alla corretta informazione al consumatore sulla merce in vendita, favorendo una piena consapevolezza del valore che si crea lungo il processo della filiera agroalimentare.
20.   IL FUTURO È NEL PORTO
⮚ Il vero porto dell’Emilia-Romagna
Il porto di Ravenna merita più attenzione e rispetto da parte di tutte le istituzioni. Il Comune deve mettere allo stesso tavolo tutti gli attori coinvolti per promuovere un progetto di rilancio e di gestione condivisa di questa fondamentale infrastruttura, oggi in crisi evidente, sollecitando la Regione a valorizzarlo, anziché deprimerlo, come vero scalo portuale dell’Emilia-Romagna. Il porto di Ravenna non funziona affatto come porto regionale, essendo utilizzato, oltreché da nessuna azienda della Lombardia e del Veneto per spedire o ricevere merci, solo da un quinto delle aziende dell’Emilia-Romagna per spedire le proprie. Punto di partenza è una legge regionale che individui l’ambito ravennate come zona di promozione e sviluppo delle imprese legate alle attività portuali e di logistica, in un quadro di semplificazione burocratica e amministrativa capace di liberare le molte energie ancora troppo vincolate o frenate.
Va attivata con urgenza una nuova strategia per intercettare i bacini produttivi della Germania del Sud e dell’Austria e Svizzera, mentre, per lo sviluppo commerciale, bisogna far leva sulle aree disponibili e sui terminal in vendita da anni senza che nessuno li voglia comprare. Occorre invertire l’occupazione, largamente improduttiva, di grandi spazi della logistica portuale, soprattutto nel terminal nord della Sapir, come deposito a tempo indeterminato di argille, caolini e feldspati, che producono scarsissimo valore aggiunto, restituendoli, con introiti dalle 15 alle 20 volte superiori e una occupazione di manodopera di gran lunga superiore, alle merci varie, che fecero la fortuna del nostro porto con tubi, casse, serbatoi e project cargo diretti in Medio Oriente. Imperativo assoluto è puntare sulla ricerca di nuovi mercati e di nuovi traffici merci capaci di riportare attività vitali, non più statiche e improduttive, nello scalo ravennate.
Non di poco conto sarebbe realizzare un mercato ortofrutticolo nell’ambito portuale, in modo da evitare di trasportare frutta e verdura da Ravenna a Rimini, Cesena e Bologna, per poi doverla riportare a Ravenna, con aggravio di costi, per la distribuzione nel territorio locale.
⮚ Vince il mercato, non il dirigismo politico
Noi crediamo nel mercato e non nel dirigismo politico imposto dalla parte pubblica. Per attirare dunque investitori, riteniamo che si debbano creare le condizioni infrastrutturali per rendere il porto più appetibile e il processo autorizzativo più efficace e selettivo, nel senso di prestare maggiore attenzione a chi mette risorse proprie nei suoi progetti, non a chi chiede al pubblico favoritismi o marchette politiche. A sviluppare i traffici deve poi pensare la comunità degli operatori che fa vivere il porto ogni giorno e anche l’Autorità di Sistema Portuale, purché si riprenda il suo autentico ruolo super partes.
Bisogna al riguardo riflettere sul ruolo della Sapir, che, in un’epoca diversa e superata, ha avuto un ruolo fondamentale nella creazione delle moderne infrastrutture del porto, ma nella quale trovano oggi equilibrio le istanze di mondi politici e categorie private che non sono affatto proficui. Già dagli anni ’90, dopo la costituzione delle Autorità Portuali con la legge 84 del 1994, il ruolo della Sapir è andato cambiando, introducendo sempre più una cultura di imprenditorialità, che però deve rispettare le regole del mercato, non
agire al di sopra o al contrario.
Non vi è più alcun motivo per un coinvolgimento del Comune in una società partecipata da imprenditori privati che si aspettano una gestione non politica. Per questo riteniamo che le partecipazioni del Comune e della Provincia nella Sapir andrebbero cedute, valorizzandole al meglio. Avvertenza fondamentale è però che, sotto spoglie private, non se ne appropri la politica, attraverso soggetti economici strettamente connessi al partito finora egemone a Ravenna e in Regione.
Le strutture di coordinamento come Napa e Assoporti devono essere sobrie ed efficaci, ma utili in un panorama di frammentazione e de-specializzazione dei traffici come quello italiano. Vi sono merci che, ad esempio, arrivano più economicamente via treno da Rotterdam a Milano che non attraverso i porti italiani, e ciò sarebbe persino se sbarcassero gratis sulle nostre banchine. Perché questo? Perché i volumi che Rotterdam ha attirato consentono noli più bassi, riposizionamenti meno costosi e vi è la certezza di treni e chiatte in partenza giornaliera per tutte le destinazioni industriali di Europa, tanto che le rotte dall’Oriente vanno direttamente in Nord Europa ignorando, tra l’altro, l’Adriatico. Un singolo terminal o spedizioniere non può quindi contrastare questo trend. Ma se i nostri porti del Nord Adriatico si coordinassero per creare treni regolari verso destinazioni come Monaco, Budapest o simili, si amplierebbe l’entroterra di tutti.
⮚ Approfondimento dei fondali e traffico dei container
Non è più possibile rinviare l’adeguamento delle strutture portuali così da renderlo più competitivo, nel mentre vanno potenziate le linee ferroviarie con il centro ed il nord Europa, oggi largamente insufficienti.
Ma il porto di Ravenna ha bisogno, per un vero sviluppo, di fondali più profondi dopo un’inerzia totale durata oltre 15 anni, con colpe da distribuire a cascata. Cornice base resta al riguardo il progetto definitivo delle opere connesse al Piano Regolatore Portuale 2007, totalmente finanziato, che, avendo consentito  di approfondire i fondali fino a 12,5 metri, deve adeguare le banchine esistenti a tale dimensione. Principio da osservare è il collocamento dei fanghi di dragaggio in zone produttive dismesse o libere, escludendo i terreni agricoli e le aree entro le dighe di Marina di Ravenna e Porto Corsini. Imperativo di funzionalità ed efficienza è avviare e possibilmente estendere la sperimentazione degli eco-dragaggi, atti a non consumare territorio vergine. Occorre inoltre considerare, nella programmazione degli interventi, che il problema non si esaurisce con l’adeguamento dei fondali, perché esiste anche un’attività di manutenzione ordinaria, fino ad oggi malamente trattata, che deve essere eseguita con una programmazione adeguata e con frequente periodicità.
⮚ Giù le mani dal porto di Ravenna
Siamo fortemente contrari all’ulteriore progetto, per lo meno assolutamente prematuro e comunque sconsiderato, volto ad un consumo enorme di denaro pubblico in nome di interessi privati, che vorrebbe raggiungere una profondità dei fondali di 14,5 metri (anche 15,5 in talune parti), allo scopo di realizzare in Largo Trattaroli un nuovo terminal container, su terreno della Sapir. Il traffico dei container rappresenta sì il valore più forte e determinante di ogni porto commerciale, ma nonostante Ravenna vi abbia destinato svariate centinaia di milioni di euro, continua nei fatti ad affogare nella stagnazione. L’Autorità portuale dichiarò il 9 dicembre 2012: “Le navi container da 400 metri qui, per la conformazione del nostro porto, non arriveranno. Abbiamo fatto delle simulazioni e al massimo possono arrivare quelle di 300-330 metri”. E il comandante del Porto, il 19 ottobre 2012: “Il dragaggio potrà aumentare il pescaggio, ma le imbarcazioni non potranno mai superare i limiti oggettivi di questo porto”: cioè di uno stretto canale, da cui le “grandi navi” non possono certo uscire in retromarcia. Circa poi il mezzo milione di container preannunciato, basta ricordare che, quando la Sapir partorì la mitica società pubblica privata TCR (Terminal Container Ravenna), l’obiettivo era di raggiungere i 300 mila, mentre a 22 anni di distanza si veleggia tuttora più o meno sui 200 mila. Secondo quanto scrivono oggi gli esperti internazionali “le previsioni quinquennali per la movimentazione globale di container sono state drasticamente ridotte e i rischi rimangono fortemente ponderati al ribasso”. Basta dunque e avanza, fino a sviluppi per ora imprevedibili e assurdi, l’attuale semioccupato terminal container di San Vitale.
21.   MENO SOCIETÀ PARTECIPATE,  PIÙ TRASPARENTI
L’Amministrazione comunale deve funzionare come un’azienda. Per farlo, serve mettere al primo posto competenze e professionalità, e non favoritismi o tessere di partito e sindacato.
La folta serie di società di capitali controllate o partecipate  da Ravenna Holding vanno drasticamente ridotte al minimo indispensabile, salvaguardando il personale, ma non i dirigenti e amministratori scelti solo per meriti politici.
I consigli di amministrazione vanno sostituiti con amministratori unici indipendenti scelti con procedura ad evidenza pubblica, ascoltando il parere del Consiglio comunale (fino ad oggi neppure considerato).
Il Comune, rinunciando ai ruoli di imprenditore, malamente affidati a manager di partito, si occuperà della programmazione dei servizi in capo alle società partecipate, conservando solo quelli propri di comproprietario. Manterrà solo la quota di tali società necessaria a garantire l’indirizzo e il controllo della gestione e delle tariffe; il resto sarà venduto per ricavare almeno 40 milioni da investire in opere pubbliche, per risanare strade scassate, scuole malandate o a rischio di sicurezza, ponti malmessi, ecc., incrementando anche il budget ordinario per le nuove opere pubbliche da troppi anni promesse invano (vedi anche il capitolo: “Infrastrutture, strade e ciclopedonali” pag.49).
⮚ Ravenna Holding
Ravenna Holding non gestisce nessun servizio, ma un enorme capitale sociale prodotto dai cittadini. Il suoi bilanci si chiudono sempre con un utile molto scarso, nonostante i cittadini paghino alte tariffe per acqua, rifiuti, gas, servizi cimiteriali, parcheggi, ecc. e il Comune alte quote per la gestione dei bus, verde pubblico, disinfestazioni, toilette, ecc.
Proporremo all’assemblea dei soci l’accantonamento di Ravenna Holding. Di tutto, oggi incontrollabile, si occuperà il servizio finanziario del Comune, con risparmio di costi politici e recupero di trasparenza.
22.   INFRASTRUTTURE, VIABILITÀ E TRASPORTI
Da troppo tempo su Ravenna non vengono dirottati investimenti significativi da parte del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Anas e delle Ferrovie dello Stato. Anche la Regione si è molto dimenticata della nostra città. È finalmente arrivato il momento che Ravenna si faccia sentire e torni davvero a contare qualcosa nel panorama della politica regionale e nazionale. È questa una convinzione largamente condivisa dal tessuto produttivo e imprenditoriale cittadino, il quale da tempo chiede interventi strutturali che possano rendere maggiormente accessibile e fruibile la nostra città, ancora troppo isolata e lontana dai collegamenti che contano. Non possiamo continuare a fare pagare alle nostre imprese un dazio indiretto per il fatto di avere la sede a Ravenna, la cui colpa è attribuibile alla classe politica ravennate che ha governato la città in questi anni.
⮚ Le infrastrutture viarie
Si parla all’infinito della E55 tra Ravenna e Mestre di cui non esiste nemmeno uno studio di fattibilità. Nel frattempo sosterremo le alternative più immediate e ragionevoli.
Serve con la massima urgenza il completamento della superstrada Ravenna/Ferrara,  da cui, attraverso l’A13, ci si collega in autostrada con tutto il nord-est, italiano ed europeo. Già realizzata per la gran parte, è in fase di completamento, ad eccezione del solo tratto Camerlona-Mezzano-Glorie; attraversato, molto pericolosamente e con pesante inquinamento atmosferico ed acustico, dalla via Reale.
La Romea 309 e l’Adriatica tra Ravenna e Ferrara potrebbero così essere vietate al traffico pesante. Quello leggero di mero attraversamento si sposterebbe inevitabilmente sul percorso super stradale. Manca tuttora anche la variante di Fosso Ghiaia/Mirabilandia, che ad essa dovrebbe congiungersi, altra nostra priorità.
Sulla superstrada Ravenna/Ferrara, e non più sulla Romea, dovrà essere convogliato il traffico stradale di attraversamento dell’Italia sulla dorsale orientale, oggi imbottigliato disastrosamente tra la Classicana e le vecchie Adriatica e Romea 309. Occorrerà sistemare l’E45, assolutamente da riassestare fin dalle fondamenta nel tratto Cesena-Ravenna, e terminare la ricostruzione della tangenziale Classicana, perché la connessione sia scorrevole e funzionale.
Il collegamento con Forlì lungo la statale Ravegnana è indegno. Nel prossimo mandato 2025-2030 dovrà esserne realizzato l’annunciato progetto di ristrutturazione, ampliamento e messa in sicurezza, oggi limitato al solo progetto di fattibilità tecnico-economico.
Assolutamente indispensabile è un by-pass stradale del Canale Candiano, la cui grave mancanza va addebitata all’amministrazione comunale di Ravenna per non aver dato alcun seguito alla pianificazione urbanistica e alla progettazione dell’opera messe in atto ancora negli anni iniziali di questo secolo.
⮚ La viabilità stradale
Nei suoi piani d’investimento, il Comune di Ravenna deve riservare 20 milioni l’anno, nell’arco del mandato 2025-2030, per opere di manutenzione straordinaria volte a risanare le proprie strade ridotte in condizioni disastrose di percorribilità e di sicurezza. Occorre rivedere radicalmente il fallimentare Global service triennale per la manutenzione delle strade e limitarlo a quelle ordinarie, affinché l’impresa appaltatrice non sia pagata esageratamente ogni anno a forfait per lavori anche non fatti, bensì solo per quelli effettivamente compiuti a regola d’arte, fermo restando ogni accertamento sul rispetto degli impegni contrattuali.
Priorità assoluta è la conseguente eliminazione, per cessata loro ragione, dei cartelli di degrado (soprattutto “da radici”) che le infestano.
⮚ La viabilità ciclo-pedonale
Dovranno essere realizzate vere e proprie reti di percorsi ciclo-pedonali senza interruzioni che colleghino radialmente le tangenziali di Ravenna col centro città dai vari punti cardinali, la città col litorale e il litorale da Casalborsetti a Lido di Savio, nonché le frazioni situate sulle strade provinciali e statali tra loro e col capoluogo, sfruttando ove possibile, con finalità anche naturalistiche e turistiche, gli argini dei fiumi. Priorità assumono il collegamento diretto di Madonna dell’Albero con Ravenna, di Ravenna con Porto Fuori, di Classe con Fosso Ghiaia e Mirabilandia, di San Michele con Fornace Zarattini.
Tutti i percorsi devono tuttavia rispettare, come raramente finora a Ravenna, gli standard minimi richiesti dalla legge, come le dimensioni in larghezza e le protezioni adeguate, i dovuti raggi di curvatura, le superficie regolari.
⮚ Le infrastrutture aeroportuali. L’aeroporto “La Spreta” di Ravenna
Aeroporti civili naturali per Ravenna sono quelli di Bologna e di Forlì, che richiedono di essere collegati alla nostra città con servizi bus diretti e frequenti, sul presupposto della suddetta ristrutturazione della statale Ravegnana, che ne garantisca la scorrevolezza e la sicurezza. Non vanno esclusi accordi su progetti specifici con Rimini.
La città di Ravenna deve impegnarsi a far riconoscere finalmente il ruolo che merita, finora disconosciuto, al proprio ultracentenario aeroporto Gastone Novelli La Spreta, di proprietà dei ministeri dei Trasporti e della Difesa. Per la sua ampia dimensione e le considerevoli strutture, potrebbe, se potenziato e riqualificato, sviluppare funzioni rilevanti, non già competitive con Forlì e Rimini, ma integrative e complementari, rilanciandolo come scalo di aviazione generale a supporto della rete regionale degli scali di aviazione civile. Potrebbe, per esempio, diventare base per elicotteri (turistici, della protezione civile o di visione in volo della città), nonché per crociere in dirigibile, e stabilire, a beneficio di nuove forme di turismo, collegamenti con strutture aeroportuali similari della Croazia o dell’Est Europa, tramite aerei di non elevate dimensioni. Sarebbe in grado, mediante voli programmati appositamente, di ridurre i tempi di viaggio a chi deve raggiungere la città per partire con le navi da crociera; di incentivare il turismo privato o in aerotaxi; di dare maggiore importanza alla scuola volo appoggiandosi al campus locale dell’Università; di organizzare manifestazioni a tema (l’ultima è stata il “Fly Fest” del 2007); di creare officine per il rimessaggio e la manutenzione dei velivoli in appoggio agli aeroporti maggiori, come è avvenuto a Reggio Emilia.
⮚ Il trasporto ferroviario
Un collegamento ferroviario dignitoso non è mai possibile ove non siano presenti almeno due binari e la linea aerea elettrica, oltre all’esistenza di stazioni lungo le tratte, ove si prevedano varie possibilità di ricovero dei convogli lenti (regionali e merci) per farli superare da quelli più veloci (Intercity, Frecce ed altro). Ravenna, sin dal dopoguerra, è stata sempre emarginata politicamente dalla mancanza dei due binari doppi, ad esempio nei percorsi Ravenna-Castel Bolognese, Ravenna-Faenza, Ravenna-Rimini e Ravenna-Ferrara. Ciò penalizza sia i lavoratori, sia gli studenti, che devono arrivare e ripartire dai luoghi di lavoro e di studio (vedi i poli universitari), in orari funzionali alle esigenze stabilite da chi li accoglie.
Priorità assoluta è almeno il raddoppio della linea ferroviaria Ravenna-Bologna nei tratti mancanti della nostra provincia. Vanno potenziate anche le linee ferroviarie con Ferrara, Rimini e Verona, migliorandone la qualità del servizio. Quanto sopra sia per il trasporto passeggeri che per il trasporto merci.
La linea che collega Faenza a Firenze è ancora quella militare, pur essendo passati più di 70 anni. La Regione ha ignorato l’importanza di tale linea ferroviaria se ammodernata e funzionale. L’Amministrazione comunale di Ravenna deve sostenere con forza questo obiettivo. Il risvolto sul tessuto economico e lavorativo ravennate sarebbe notevole a beneficio sia dell’area portuale che dell’indotto turistico.
Dovrebbero essere riattivati i percorsi a lunga percorrenza, che un tempo passavano da Ravenna, Lecce-Trieste e Rimini-Vienna. Sarebbero da ripristinare, soprattutto per la stagione estiva, i collegamenti andata e ritorno Venezia-Ravenna-Rimini e Milano-Ravenna-Rimini, ma anche navette notturne andata e ritorno Ravenna-Rimini.
Andrebbero istituite le fermate promesse da tempo a Fornace Zarattini, Camerlona e Mirabilandia per favorire l’utenza residenziale e turistica. A Fornace Zarattini sarebbe tuttavia strategica, con opportune piazze di parcheggio, una nuova stazione-fermata, anche per il flusso dei treni merci in arrivo e in partenza, essendo l’attuale tratta Godo-Ravenna una lunga disagevole strozzatura.
La stazione di Classe dovrebbe essere riportata al numero di fermate che vi si effettuavano fino al 2018,  dato che comunque i treni  vi passano, ma senza fermarsi, e riportare lo scalo a due binari per permettere le coincidenze.
⮚ Il trasporto pubblico su autobus
Crediamo fermamente che il miglior modo per ridurre l’inquinamento sia ottimizzare e rendere efficiente il servizio del trasporto pubblico su autobus, perché così si otterranno due benefici: dare fiducia ad un servizio troppo trascurato e avere molte meno auto in circolazione soprattutto nelle ore di punta.
Occorre ridare importanza logistica e funzionale a Ravenna all’interno di Start Romagna, che da anni ha assorbito ATM Ravenna lasciando in via delle Industrie solo l’officina e il deposito. Devono essere rivisti i contratti con le aziende che forniscono i mezzi per i collegamenti su gomma con le città. Soprattutto devono essere abbastanza veloci e negli orari più opportuni i collegamenti con e da Cesena e Forlì. Quelli con e per i lidi devono essere regolari, non superando la frequenza di mezz’ora, ma soprattutto in sintonia con gli orari ferroviari. Serve inoltre un piano dettagliato per riscattare molte località del forese dall’insufficienza o inesistenza dei collegamenti tra loro e con la città. Proponiamo anche di istituire una linea che permetta il carico delle biciclette per le escursioni nella pineta San Vitale.
Vanno ripristinate le corse ad alta frequenza di 15 minuti che, ai tempi dell’ATM, usando autobus piccoli, collegavano il centro commerciale ESP  (Metrebus giallo) e il Cinemacity (Metrebus Rosso) col Pala De Andrè, passando per il centro da piazza dei Caduti. In questo modo gli utenti, potevano servirsi di ampi parcheggi dove lasciare l’auto e prendere l’autobus per andare in centro, usufruendo tra l’altro di tariffe agevolate.
Partendo dalle nostre campagne troppo spesso dimenticate, le fermate degli autobus saranno dotate tutte di panchine e di pensiline di copertura così da essere in sicurezza dalle auto in corsa, dalla pioggia e/o dal sole.
⮚ Autobus accessibili a tutti, nessuna persona fragile esclusa
La legge sull’abbattimento delle barriere architettoniche è ormai datata, tuttavia dobbiamo constatare come le amministrazioni ravennati degli ultimi trent’anni abbiano fatto poco o nulla in questo settore mostrando ben poca attenzione e sensibilità nei confronti delle persone con più fragilità. Ad oggi ci risultano troppo poche le fermate degli autobus certificate per il trasporto disabili a 360°. Questa situazione non è all’altezza di una città come Ravenna, ragion per cui ne aumenteremo significativamente il numero, allo scopo che le fermate siano certificate, anche a bordo degli autobus, per tutte le disabilità, dai soggetti in carrozzina ai non vedenti, ai sordi e agli ipovedenti. Ogni mezzo che copra corse diurne o serali deve essere dunque dotato delle attrezzature necessarie perche possano accedervi le carrozzine per disabili. Ciò è ancora più importante se consideriamo che a Ravenna non c’è un servizio taxi o noleggio con conducente (NCC) adeguato allo scopo. Di qui la necessità di emettere almeno tre licenze di taxi attrezzati.
Non si possono inoltre tacere pesanti anomalie come la fermata dell’ESP che è inaccessibile da almeno sei anni, mentre non è considerato il rientro dal centro commerciale Globo. È infatti impensabile che chi è affetto da difficoltà deambulatorie debba sobbarcarsi lunghi tragitti prima di arrivare alla fermata che, in ogni caso, obbliga a rifare il giro della città.
Obiettivo importante è stringere una vera sinergia con Start Romagna per razionalizzare e adeguare le fermate e i mezzi di trasporto alle disabilità sensoriale, visiva e uditiva e rendere l’App “START PER TUTTI” ancora più smart, specificando le caratteristiche di ogni fermata, ad esempio “Accessibile per tutti”, oppure evidenziando il tipo di adattamento, quali “Percorso tattile”, “Cartellone luminoso”, “Colonnina con sintesi vocale”.
⮚ I trasporti marittimi e i traghetti
Ravenna è sempre più al centro di flussi turistici e di movimentazioni di merci. In prospettiva, quindi, dobbiamo già lavorare per un potenziamento del sistema trasportistico con mezzi moderni, capienti e adeguati anche all’evolversi del settore crocieristico e del trasporto su gomma.
Indispensabile, a questo proposito, è il confronto con l’Autorità portuale, la Capitaneria di Porto e le società che si sono aggiudicate gli appalti per la fornitura dei mezzi, circa la previsione di inserire piccole imbarcazioni da trasporto passeggeri nel canale Ravenna città-Porto Corsini e di navi veloci per tragitti più lunghi di collegamento tra Rimini e Ravenna, Ravenna e Venezia e persino tra Ravenna, Venezia e Rovigno (Croazia), in risposta al previsto aumento di auto e pullman in località Porto Corsini.
Questi i maggiori benefici che nell’immediato ricadranno sul territorio ravennate:
● riduzione del traffico auto mediante un sistema navetta su acqua Ravenna/Porto Corsini e viceversa;
● riduzione del tempi di percorrenza tra Ravenna e Venezia e tra Ravenna e Rimini, nonché del traffico auto nei collegamenti stradali sulle statali Romea e Adriatica, come per il flusso passeggeri su treni;
● riduzione dell’inquinamento da congestionamento del traffico su gomma, in particolare nel periodo primavera-estate, causato dall’aumento delle presenze turistiche.
Potrebbe essere l’occasione per creare nuove proposte turistiche, accogliendo flussi in arrivo dal Veneto o da altre provenienze, anche estere, vedi per esempio dall’Istria, con il coinvolgimento dei gestori di campeggi e degli albergatori.
23.   LO SPORT È PER TUTTI
Ravenna è chiamata a essere la città dello sport. Non solo perché occorre lavorare per un ritorno ai maggiori livelli italiani delle eccellenze sportive cittadine, ma soprattutto perché la vocazione ravennate è quella di essere una città dello sport diffuso, dove l’attività fisica e il benessere delle persone diventano un valore aggiunto per l’intera cittadinanza.
Per questo motivo, è lo sport accessibile a tutti che va promosso e valorizzato in ogni suo aspetto, a partire dalle dotazioni infrastrutturali fino ai progetti di collaborazione con le scuole.
Il primo punto all’ordine del giorno in tale ambito deve essere una mappatura degli impianti sportivi cittadini, quindi un programma di intervento, distribuito durante il mandato 2025-2030, per il recupero e la riqualificazione delle strutture obsolete: piano proposto dall’Amministrazione comunale e condiviso con le associazioni e società sportive, che devono essere parte integrante dei progetti di recupero delle strutture dismesse od obsolete.
Non è possibile impostare una efficace politica sportiva se però non c’è un gruppo di lavoro stabile che lavora su questi progetti. Per tale motivo, il servizio Sport va riqualificato e potenziato, dotato di un maggiore supporto e rilanciato nel suo ruolo di promozione tra le numerose realtà presenti in città.
Ad affiancare il servizio Sport, ci sarà un Coordinamento dello Sport che, in rappresentanza di tutte le associazioni e società sportive di Ravenna, coadiuverà l’Amministrazione comunale nel proporre progetti, eventi, iniziative, nella predisposizione dei bandi e nell’assegnazione di eventuali fondi, portando in dote il carico di conoscenze, richieste ed esigenze che quel mondo esprime.
Il Coordinamento dello Sport diventerà fondamentale soprattutto quando si porrà l’esigenza di condividere i criteri di assegnazione dei finanziamenti, da collegare – secondo un regolamento comunale – a progetti che sappiano tenere conto di tutti i fattori in gioco.
Ugualmente, la collaborazione del Coordinamento servirà a produrre una riforma del regolamento d’uso delle palestre, volto a fissare criteri equilibrati di assegnazione degli spazi che sappiano conciliare le esigenze delle società più forti, per storia, fama e sponsorizzazioni, con quelle delle piccole, ma vitali, società amatoriali che si autofinanziano con sacrificio, aprendo opportunità di inserimento anche per nuove formazioni che aspirino a potersi organizzare e sviluppare.
La concessione degli impianti sportivi richiede una fase di revisione e rivalutazione, così come – su proposta del mondo associativo – è opportuno pensare all’individuazione e valorizzazione di spazi pubblici da destinare al cosiddetto “sport non organizzato” dei cittadini, per dare a tutti la possibilità di praticare attività sportiva all’aria aperta singolarmente o per gruppi, ma senza dover necessariamente fare parte di organizzazioni.
Vanno promossi e realizzati eventi sportivi anche di portata medio-piccola, dietro ai quali però ci sia un preciso progetto di marketing territoriale. Nel caso si tratti di iniziative finalizzate ai giovani e che richiamino partecipanti anche da fuori territorio, occorre collegarle al tessuto turistico per fare dello sport anche un’opportunità di sviluppo per la città.
Bisogna rivolgere più attenzione all’atletismo paraolimpico, alle attività sportive per disabili e al loro accesso agli impianti sportivi o addirittura la creazione o destinazione di almeno un centro sportivo polifunzionale per questa categoria, non  per creare una sorta di ghetto, ma per attribuir loro un luogo di riferimento dove spaziare nella scelta di opportunità sportive.
Sarebbe utile incentivare la pratica sportiva femminile e l’indizione di veri e propri corsi sportivi di training autogeno e autodifesa per il disincentivo della violenza sulle donne, ma mirati anche allo stimolo in fasi delicate della vita femminile (come il dopo maternità e la menopausa).
Bisognerebbe infine istituire programmi di formazione per management sportivo e per la formazione di percorsi stabili anche oltre la carriera sportiva, utili all’inserimento nel mondo del lavoro, con individuazione di atleti ed ex atleti importanti che rispecchino i valori positivi dello sport e possano rappresentare un esempio positivo, così da essere utilizzati come testimonial del Comune per promuovere la pratica sportiva e l’aspetto occupazionale dello sport e al tempo stesso portare la città ad essere un punto di riferimento della cultura e della formazione sportiva a livello nazionale.
⮚ La futura nuova piscina comunale
Siamo contrari a che la nuova piscina comunale Gianni Gambi di via Falconieri venga data in concessione alla Cooper Nuoto di Reggio Emilia, perché ciò contrasta con chi s’impegna e si batte meritoriamente, a livello associativo, a favore dello sport natatorio nella nostra città. Ben venga la possibilità di ospitare importanti manifestazioni, ma un impianto comunale deve comunque assicurare la possibilità di allenare e insegnare nuoto alle storiche realtà sociali ravennati radicate da sempre nel territorio. Contestiamo perciò la mancata realizzazione della piscina provvisoria da 50 metri e ne chiediamo invece la realizzazione, condizione fondamentale per garantire la continuità delle loro attività, posta a repentaglio almeno per i due terzi. I ritardi nei lavori stanno inoltre rallentando ulteriormente la situazione, col rischio che, una volta sospese le attività nella piscina attuale, non ci sia una soluzione pronta a sostituirla. Insistiamo con la nostra proposta di realizzare una vasca tuffi, eventualmente anche solo esterna, per avere alla fine dei lavori un complesso i dedicato a tutte le discipline natatorie, nessuna esclusa.
24.   SIAMO ROMAGNOLI
La Romagna ha pagato un prezzo altissimo di sudditanza, marginalità e minorità, in termini di infrastrutture e di servizi, alla forzata unificazione con l’Emilia. Ancora di più la provincia di Ravenna, essendo anche ai margini della via Emilia.
Dev’essere dunque affermato e riconosciuto ai cittadini romagnoli il diritto politico e democratico dell’autodeterminazione, affinché decidano da se stessi se istituire una propria Regione, in riconoscimento dei caratteri storici, geografici, culturali ed economico-sociali della Romagna, distinti da quelli dell’Emilia. Noi ci atterremo democraticamente al giudizio popolare.
In ogni caso e da subito, il consiglio comunale di Ravenna, se a nostra guida, delibererà la richiesta alla Regione di identificare correttamente e stabilire topograficamente i confini della Romagna.
Stante l’abolizione, per l’assurdo risparmio di poche decine di migliaia di euro, della figura del Difensore civico, ora disponibile solo a Bologna, ci impegniamo a ripristinarne il servizio gratuito, quale “avvocato difensore” dei cittadini dai torti e soprusi subiti dalla pubblica amministrazione locale, proponendone la condivisione agli altri capoluoghi della Romagna.